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Per valutare la richiesta è previsto che l’Istituto contatti l’azienda per cui lavoro?

L’istituto finanziatore contatterà il datore di lavoro del richiedente perché per l’istruttoria della cessione del quinto si ha bisogno, attraverso il certificato di stipendio, di conoscere con esattezza quale sia la quota cedibile dello stipendio del lavoratore.

coppia che fa una richiesta
Valutazione di una richiesta di prestito

In caso di richiesta di prestito con cessione del quinto, l’istituto finanziatore contatterà il tuo datore di lavoro dal momento che, per avviare l’istruttoria avrà bisogno attraverso il certificato di stipendio di conoscere con esattezza quale sia la tua quota cedibile e quindi quale rata tu possa sostenere.

Nel momento in cui un proprio dipendente sottoscrive la cessione del quinto, scattano tre obblighi essenziali per il datore di lavoro:

  1. Dovrà trattenere la rata prevista dalla busta paga del lavoratore.
  2. Dovrà quindi di conseguenza versare la rata alla banca o Istituto Finanziario che ha erogato il prestito.
  3. Nell’ipotesi in cui il lavoratore si dimetta o sia licenziato prima che sia stato coperto tutto il prestito, il datore di lavoro dovrà rispettare il vincolo apposto dalla società finanziaria sul TFR accantonato dal dipendente.

Solitamente durante l’istruttoria avvengono tre contatti con il datore di lavoro: il primo quando viene inoltrata la richiesta di certificato di stipendio, il secondo quando viene notificato il contratto e l’ultimo che riguarda inveceil rilascio dell’atto di benestare.

 

Quali documenti nella cessione del quinto

Entrando nello specifico, nella pratica relativa alla cessione del quinto, rivestono importanza fondamentale questi documenti:
  

  • Il certificato di stipendio

    Si tratta di un modulo rilasciato alla banca o alla finanziaria all’inizio dell’iter per la concessione della cessione del quinto, che deve compilare il datore di lavoro e che riporta i dati più importanti relativi al rapporto di lavoro del dipendente. Il documento certifica in particolare: lo stipendio netto mensile (utile al calcolo della quota cedibile, importo massimo che può rappresentare la rata del finanziamento, al di sopra di essa non potrà essere accettata dal datore di lavoro.), il TFR (Trattamento di fine rapporto o della quota destinata al Fondo Pensione ) maturato e a tutte le informazioni sulle trattenute assistenziali, previdenziali e sull’ Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche) accantonato dal dipendente, il rapporto di lavoro a tempo indeterminato e l'assenza di pregiudizievoli conosciute relative al rapporto di lavoro (quali provvedimenti disciplinari, lettere di dimissioni già presentate ecc.). 
  • La notifica del contratto

    Un passaggio essenziale perché con la notifica si informa ufficialmente il datore di lavoro sulla richiesta di cessione del quinto del proprio dipendente, così da poter avere gli estremi completi dell’operazione di finanziamento e poter così eseguire gli adempimenti che gli spettano affinché le rate vengano addebitate puntualmente sulla busta paga. Infatti il datore di lavoro dovrà: controllare che la rata proposta non ecceda il limite del 20% dello stipendio al netto di eventuali componenti variabili quali straordinari, assegni familiari e altro; trattenere l’ammontare della rata prevista dalla busta paga del lavoratore; versare l’ammontare alla banca o alla finanziaria che ha erogato il prestito. 
  • L'atto di benestare

    È il documento che viene inserito nel plico di notifica, insieme al contratto, indirizzato al datore di lavoro. Mentre il contratto resta in archivio presso l’azienda del richiedente, l’atto di benestare deve essere restituito timbrato e firmato all’istituto finanziatore o all’agente finanziario che segue la pratica. Questo documento, molto importante, certifica che da parte del datore di lavoro nulla osta alla trattenuta della rata in busta paga. Ricevuto l'atto di benestare, il saldo del prestito potrà essere prontamente erogato al dipendente.

    E’ importante che l’istruttoria, a seguito della notifica, venga monitorata dalla società finanziaria e che solleciti, una volta avuta conferma della consegna dei documenti al datore di lavoro, il rilascio dell’atto di benestare perché il mancato rilascio dell'atto costringerà la società finanziaria ad attendere il primo addebito della rata sulla busta paga per poter erogare il saldo del prestito, prova che la cessione ha avuto buon fine, obbligando così il dipendente ad una lunga ed inutile attesa.

 

Compiti del datore di lavoro

Il contatto con il datore di lavoro però, non si interrompe con l’erogazione del saldo ma continua per tutta la durata del prestito. Il datore di lavoro deve seguire delle semplici regole per il buon fine del finanziamento, nello specifico:      

  1. Non può erogare, nemmeno in parte, il TFR maturato o maturando, in quanto vincolato a garanzia del prestito, al dipendente se non dopo autorizzazione scritta da parte della società finanziaria.
  2. In caso di licenziamento o dimissioni del dipendente dovrà avvisare tempestivamente la Società Finanziaria che provvederà a calcolare il debito residuo chiederà il versamento del TFR accantonato fino alla concorrenza dello stesso. Per la parte di debito residuo eventualmente non coperta dal TFR rimarrà obbligato esclusivamente l'ex dipendente, in questo caso interverrà la compagnia di assicurazione attraverso  la polizza  per il rischio impiego sottoscritta insieme al contratto.
  3. In caso di decesso del dipendente il prestito essendo assicurato anche contro il rischio premorienza il debito residuo verrà completamente saldato dalla compagnia di assicurazione.
  4. In caso di richiesta da parte del dipendente, con la cessione in corso, del part-time che comporta la riduzione dello stipendio, la legge permette la riduzione della rata solo se la diminuzione dello stipendio eccede il 30%. In questo caso il datore di lavoro potrà richiedere alla Società Finanziaria il ricalcolo di un nuovo piano di ammortamento del prestito che tenga conto dello stipendio ridotto.
  5. In caso di sospensione dello stipendio derivato, ad esempio, ad un periodo di aspettativa non retribuita, non essendoci più una busta paga il datore di lavoro chiederà di sospendere il pagamento della rata e la società finanziaria "accoderà" le rate mancanti al termine del piano di ammortamento. Anche in questo caso nessuna responsabilità o costo è attribuita al datore di lavoro.

Riassumendo possiamo affermare che la cessione del quinto ha come vantaggi quello di avere un'istruttoria lineare e rapida, visto che la maggior parte degli adempimenti deve essere eseguita dal datore di lavoro. Anche tutti gli adempimenti successivi, relativi alla restituzione della somma finanziata, sono a carico del datore di lavoro: il debitore non dovrà preoccuparsi che la rata venga pagata in ritardo perché addebitata direttamente sulla sua busta paga.

In tema di finanziamenti, ricordiamo che per trovare il prestito con cessione del quinto più conveniente e migliore in termini di combinazione durata e rate, basta cercarla su PrestitiOnline.it, il portale che con pochi dati anonimi, consente di vedere le migliori offerte delle banche e istituti convenzionati e di inoltrare direttamente la richiesta all'Istituto, dopo avere scelto quello più in linea con le proprie esigenze.

Ultimo aggiornamento marzo 2022

A cura di: Giada Carta

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