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Abi: a marzo crescono i prestiti a famiglie e imprese

Crescono a marzo del 4,5 per cento rispetto all'anno prima i prestiti concessi a imprese e famiglie. Se le famiglie non appena hanno potuto, hanno investito nell’acquisto della casa con un mutuo, grazie anche ai bassi tassi degli ultimi periodi, le imprese faticano a investire.

Pubblicato il 27/04/2021
documenti aziendali su tavolo di ufficio
Crescono i prestiti concessi a imprese e famiglie

Arriva puntuale il bollettino mensile di Abi, l’Associazione Bancaria Italiana, a dare una fotografia dell’andamento finanziario del nostro Paese in relazione a prestiti a imprese e famiglie, depositi e obbligazioni.

A marzo i prestiti concessi a imprese e famiglie sono aumentati del 4,5% rispetto all’anno precedente, per un ammontare pari a 1.315 miliardi di euro. Il calcolo si basa sulle stime riferite ai dati pubblicati dalla Banca d’Italia, che includono i prestiti cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni.

La crescita rallenta rispetto al febbraio precedente, quando si era registrato un +5,2% sull'anno, derivante da una media dei prestiti alle famiglie che avevano fatto rilevare +2,4% e dei finanziamenti alle imprese, che avevano realizzato +7,6% su base annua.

A soffrire è il comparto dell’edilizia e delle costruzioni, che aveva mostrato segnali di ripresa prima della pandemia, ma che adesso si ritrova in grande difficoltà.

Secondo quanto conferma il vice Direttore Generale di Abi Gianfranco Torriero, “non è l’offerta di credito a costituire un vincolo per la ripresa dei finanziamenti alle imprese, ma piuttosto gli investimenti, specie in settori come quello edilizio che non si è mai ripreso dalla crisi”.

Diversa è invece la situazione per le famiglie, che non appena hanno potuto, hanno investito nell’acquisto della casa o nella sua ristrutturazione con un mutuo.

A favorire questo tipo di investimento ci sono stati diversi fattori. Di importanza fondamentale il livello dei tassi di interesse, sensibilmente più bassi e anzi ai minimi storici durante il picco della pandemia.

Non meno importante il nuovo ruolo della casa, tornata ad essere un bene primario e di centrale importanza per le famiglie, che hanno migliorato la condizione abitativa investendo in immobili più spaziosi, lontani dal centro e in aree verdi, oppure hanno reso più funzionale le case con lavori di ristrutturazione ed efficientamento energetico.

Non ultimi tra i fattori che hanno favorito gli investimenti, gli incentivi derivanti dalle agevolazioni fiscali concesse a chi è intervenuto in casa con lavori migliorativi: si pensi al successo del Superbonus, un Ecobonus potenziato che, a fronte di un iter burocratico un po' macchinoso, consente di effettuare alcuni interventi importanti per la casa a costo zero.

I bassi tassi di interesse favoriscono i mutui

A marzo il bollettino dell'Associazione Bancaria Italiana rileva tassi sulle operazioni di finanziamento ai minimi storici.

Il Tasso di interesse bancario sui prestiti in euro a famiglie e società non finanziarie è pari al 2,24%, contro il 2,25% di febbraio, il 2,46% del marzo precedente e il 6,18% del periodo precedente alla crisi, fine 2007.

Nello specifico, il Tasso di interesse medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è leggermente cresciuto ed è ora dell'1,20% rispetto all'1,15% del mese precedente, quello alle famiglie sulle nuove operazioni per l’acquisto di abitazioni ha una media dell'1,37%, anche questo in aumento rispetto al mese precedente che aveva segnato l'1,30%.

Sul totale delle nuove erogazioni di mutui, nove su dieci sono a tasso fisso, precisamente l’88,0% (88,8% il mese precedente).

Interessante raffrontare anche questi valori con il 2007, dunque prima della crisi, quando il tasso sui prestiti in euro a società non finanziarie era del 5,48%, mentre quello dei prestiti concessi alle famiglie per l’acquisto di abitazioni segnava 5,72%.

Le sofferenze nette

Sono in calo nel mese di febbraio le sofferenze al netto delle svalutazioni e degli accantonamenti già effettuati dalle banche, arrivate a 20,1 miliardi di euro rispetto ai 26,4 miliardi di febbraio 2020 e ai 33,6 miliardi di febbraio 2019.

Il picco del valore risale al lontano novembre 2015, quando avevano segnato 88,8 miliardi, circa 69 miliardi rispetto al valore attuale e 77,3% in più rispetto all’ultima rilevazione del 2021.

I depositi

Cresciuti di oltre 146 miliardi di euro i depositi in conto corrente, i certificati di deposito e pronti contro termine, segnando +9,2% su base annua. In calo invece la raccolta a medio e lungo termine attraverso le obbligazioni di circa 17 miliardi di euro (-7,2%) rispetto a un anno fa.

Interessante rilevare il valore che indica il Tasso medio praticato sulle varie forme di deposito, pari allo 0,32, in leggero calo rispetto allo 0,33% del mese precedente. Di fatto, sul mercato ci sono prodotti come i conti deposito online, che garantiscono un rendimento superiore, specialmente quando sono online e consentono di tagliare i costi di apertura e gestione.

A cura di: Paola Campanelli

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