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Osservatorio, altro che effetto bonus. Le famiglie chiedono liquidità

Sarà stato anche il clima vacanziero, ma il mercato dei prestiti ad agosto è rimasto pressoché fermo. Con gli incentivi governativi che non hanno stimolato i finanziamenti e con le domande per liquidità che occupano ancora il primo posto sul podio.

Pubblicato il 24/09/2020

Aggiornato il 25/09/2020

Osservatorio, altro che effetto bonus. Le famiglie chiedono liquidità

Mercato dei prestiti ancora in pieno clima vacanziero, con la “classifica” sia delle richieste sia dell’erogato dei finanziamenti poco mossa nel mese di agosto. Secondo i dati raccolti nell’ultimo Osservatorio Prestiti di PrestitiOnline.it, la “liquiditàrimane sempre l’esigenza primaria nelle richieste di prestiti, con una quota di mercato del 22,6% (era il 22,4% a luglio), mentre in termini di erogato la finalità sul gradino più alto del podio è la “Ristrutturazione casa”, con una market share del 21,6%, in leggero calo rispetto al mese precedente (22,1%). Torna poi a contrarsi l’importo medio erogato, scivolato a 10.164 euro rispetto ai 10.720 euro del primo semestre, a fronte di un importo medio delle richieste (anch’esso in calo, ormai da due anni) che si è attestato a 9.941 euro.

Niente effetto “bonus”

Insomma, i bonus governativi, pensati anche per stimolare un sistema economico ingessato da anni, stentano a produrre i loro effetti. A partire dal Superbonus del 110% per le riqualificazioni energetiche degli edifici. Che l’impatto della crisi da coronavirus sia stato sottovalutato? Tra lockdown e perdita dei posti di lavoro è molto probabile che il bilancio familiare abbia subìto un duro contraccolpo. E nel caso specifico delle ristrutturazioni degli edifici c’è anche il complicato meccanismo della cessione del credito (esteso anche al bonus facciate e alle altre detrazioni ordinarie), che forse non ha trovato il favore né delle imprese, che possono concedere lo sconto in fattura a fronte proprio della cessione dei crediti fiscali, né delle banche, che in poche, anzi pochissime, si sono attivate per fornire questo servizio alle famiglie.

Famiglie sempre più deboli

E che l’impatto della crisi da coronavirus sul bilancio familiare sia stato sottovalutato è visibile anche in altri dati dell’Osservatorio Prestiti, come nel caso delle classi di reddito. Sono infatti le famiglie più deboli a richiedere un finanziamento, in particolare quelle che rientrano nella fascia di reddito compresa tra 10.000 e 20.000 euro, che oggi rappresentano il 49,2% del mercato rispetto al 46,6% del primo semestre 2020. Per trovare un dato più alto bisogna fare un salto nel passato di 4 anni, quando la market share era al 49,9 per cento. E la loro esigenza primaria, come si evince dalla classifica per finalità, è la “Liquidità”. Un’esigenza, però, che non trova riscontro negli istituti di credito, probabilmente per le scarse garanzie che le classi più deboli sono in grado di offrire. Se andiamo a guardare l’erogato, infatti, più della metà dei prestiti complessivi è stata concessa ad agosto alla fascia di reddito 30.000-50.000 euro, con una quota di mercato cresciuta al 52,5% dal precedente 50,1 per cento. Scende invece la market share della fascia 10.000-20.000 (la più bisognosa), passata dal 31,4% al 30,2 per cento. Guardando, poi, alla durata dei finanziamenti, continuano a crescere le richieste a lungo periodo, con la scadenza a 120 mesi che ad agosto è arrivata a rappresentare il 12,4% (9,7% in termini di erogato).

Nord sempre più “esigente”

Sarà un altro effetto della pandemia. Fatto è che le richieste di finanziamenti nel Nord Italia continuano a crescere. Alla fine del primo semestre 2020 erano arrivate a rappresentare il  48,1% del mercato (nei sei mesi precedenti era al 46,2%, mentre a fine agosto si sono attestate al 50,8 per cento. Di pari passo sono scese le quote di mercato sia del centro (dal 21,7% al 20,5%) sia nel “Sud e isole” (dal 30,2% al 28,7%). Un trend che trova riscontro anche nello spaccato geografico in termini di erogato: il Nord sale al 47,8%, mentre Centro e Sud scendono rispettivamente al 21,9% e al 30,3 per cento.

A cura di: Gabriele Petrucciani

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