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Che cos'è l'accordo di ristrutturazione del debito?

Quando la situazione debitoria mette alle strette i privati e le imprese, che si ritrovano impossibilitati a far fronte agli impegni presi con i creditori, esiste come soluzione la ristrutturazione del debito. La norme che regolano questo tipo di opportunità rientrano nella Legge fallimentare.

persona che porta debito sulle spalle
L'accordo di ristrutturazione del debito

Quando la situazione debitoria mette alle strette i privati e le imprese, che si ritrovano impossibilitati a far fronte agli impegni presi con i creditori, esiste una soluzione che può essere praticata. Questa soluzione è denominata ristrutturazione del debito, e secondo i casi specifici può rappresentare la via da percorrere per onorare quanto dovuto o, addirittura, per veder sanare i propri debiti senza doversene prendere carico.

Le norme che regolano questo tipo di opportunità rientrano nella Legge fallimentare, all’articolo 182 bis.

Le intese strette in tal senso tra debitore e creditore/i hanno effetti giudiziali, di conseguenza una volta stipulato l’accordo, esso ha effetto di legge.

I vantaggi che derivano dalla ristrutturazione del debito sono sia per il debitore sia per il creditore, che in mancanza di una diversa possibilità di sanare la situazione debitoria, perderebbe qualsiasi possibilità di rientrare di quanto dovuto, in special modo nei casi in cui il debitore non sia titolare di beni immobili o di altro genere, che possano essere oggetto di pignoramento.

Tra gli altri vantaggi da prendere in considerazione, vi è la velocità attraverso la quale si può giungere a un accordo finale.

Cos’è l’accordo di ristrutturazione del debito?

È un tipo di accordo che rientra tra quelli di natura privatistica, ed è regolato dall’articolo 182 bis della Legge fallimentare 267/42 e successivi adeguamenti e aggiornamenti. La legge in vigore non impone limiti alla tempistica attraverso la quale si deve rientrare dei debiti e nemmeno in ordine al contenuto che si andrà a contrattare tra debitore e creditori: è lasciata ampia libertà al fine di poter giungere a un accordo finale.

Dopo aver stabilito in maniera netta i termini dell’accordo di ristrutturazione del debito in forma privata e quindi stragiudiziale, si passa all’omologazione da parte del tribunale, che sancisce in via definitiva l’accordo.

Chi può proporre un accordo di questo tipo?

Chiunque si trovi nella condizione di non poter onorare i debiti contratti può ricorrere all’accordo di ristrutturazione del debito: persone fisiche, società o enti. È necessaria la presenza di un legale rappresentante che faccia da consulente ed elemento di transazione dell’accordo.

Quali sono i vantaggi?

Cos’è che rende vantaggioso questo tipo di accordo tra le parti? In primo luogo è da prendere in considerazione perché il debitore, trattando con i creditori il rientro delle somme o di una parte di esse, non rischia di perdere il patrimonio attraverso azioni di pignoramento.

Inoltre non si rende necessaria, e in questo caso si parla di imprese, la presenza di un commissario che supervisioni la trattativa. Non è tutto, perché tra i vantaggi c’è da annoverare la possibilità di poter accedere anche all’istituto della transazione fiscale, dal momento che nell’accordo di ristrutturazione del debito, sono ammessi anche i debiti contributivi e fiscali pendenti, a patto che l’amministrazione pubblica vi aderisca.

Come si attiva la procedura di ristrutturazione del debito?

Secondo quanto è stabilito all’articolo 182 della legge fallimentare, l’iter procede secondo passi ben definiti ed è di rapido svolgimento: in primo luogo spetta al debitore stilare l’accordo e presentarlo ai creditori, depositandolo presso il Tribunale territoriale di competenza.

Devono essere presenti sia il piano di rientro, dettagliando la tempistica e le modalità, sia le prove del fatto che si potrà garantire il risanamento del debito. Per ovvie ragioni le informazioni inerenti la garanzia della restituzione del debito devono essere certificate da uno specialista in questioni di questo genere, che analizzerà a fondo la capacità economica del debitore. Tale professionista dovrà essere scelto tra quelli che possono dimostrare totale trasparenza e indipendenza professionale.

Come funziona l’esecuzione dell’accordo?

Dopo aver depositato l’accordo in tribunale, e aver ottenuto l’omologa dal giudice, si passa alla fase esecutiva, che è regolata da normative di tipo privatistico.

Se viene approvato l’accordo sul 60% dei crediti, si può intendere concluso. A questo punto sarà necessario presentare la certificazione della capacità economica del debitore, redatta da un professionista del settore, che elencherà anche il piano di rientro, l’eventuale cessione di una parte dei beni del debitore qualora l’accordo lo preveda, la relazione sulla situazione patrimoniale ed economica del debitore, l’elenco di tutti i creditori o eventuali titolari di diritti personali.

Nei casi in cui il debitore dovesse risultare inadempiente scatta una procedura che consiste nell’opportunità, per i creditori che non abbiano aderito all’accordo di ristrutturazione del debito, di presentare una richiesta di fallimento del debitore. Per quanto riguarda invece i creditori aderenti, essi possono chiedere la restituzione coatta del debito oppure optare per la risoluzione dell’accordo.

Che cosa prevede il nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza?

Dal 15 agosto 2020 è entrato in vigore il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Questo nuovo codice ha introdotto maggiori possibilità per i debitori insolventi, come per esempio quella che permette la rinegoziazione dell’accordo, o la modifica del piano di risanamento anche dopo l’omologa da parte del giudice.

Ultimo aggiornamento marzo 2022

A cura di: Emilia Urso Anfuso

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