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Sostegni a imprese e Partite Iva: come si calcola il rimborso a fondo perduto

Liberi professionisti e imprese che hanno subito nel 2020 una perdita di almeno il 30 per cento hanno diritto a un contributo a fondo perduto. L’ammontare dell’indennizzo viene calcolato in percentuale rispetto alla perdita e andrà dal 60 al 20 per cento, in base ai ricavi o ai compensi.

Pubblicato il 07/04/2021
due persone che controllano le fatture della loro attività
Decreto Sostegni: contributi a fondo perduto per Partite Iva e imprese in perdita

Il Decreto Sostegni è stato da poco approvato e le categorie che beneficiano degli aiuti messi in campo dal Governo sono in attesa di disposizioni precise sulle modalità di riscossione.

È così per le imprese e le Partite Iva, tra le categorie interessate dall’ultimo Decreto per le quali si prevede un contributo a fondo perduto, questa volta a prescindere dal codice Ateco del professionista e senza alcun limite settoriale. Occorre però che l’attività di impresa o Partita Iva presentino i seguenti requisiti:

  • aver subito una perdita nel 2020 di almeno il 30% sull'ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi del 2019;
  • contare 10 milioni di euro come limite massimo di fatturato o compensi percepiti nel 2019.

Ma come sarà calcolato il contributo e quali le regole per accedere?

Il modello di calcolo

Per quanto la condizione necessaria di partenza sia sempre la perdita conseguita sul fatturato, cambia rispetto al Decreto Rilancio il meccanismo per determinare l’accesso al sostegno e la sua entità.

Il calcolo avverrà infatti sulla base della media mensile del fatturato e dei corrispettivi sia del 2020 che del 2019, facendo riferimento alla data di effettuazione dell'operazione di cessione di beni o di prestazione di servizi.

Da questo raffronto, si dovrà dimostrare una perdita di almeno il 30%, soglia minima per l’ammissione al beneficio.

Le percentuali di contributo riconosciute

Una volta verificata la perdita, il calcolo della percentuale di rimborso a cui si ha diritto verrà calcolata in proporzione alla perdita subita e al fatturato dell’attività.

L’ammontare dell’indennizzo in percentuale rispetto alla perdita andrà dal 60% al 20%, in base ai ricavi o ai compensi e comunque per un importo non inferiore a 1.000 euro per le persone fisiche e ai 2.000 euro per gli altri soggetti, comunque non superiore a 150.000 euro.

In particolare, rispetto alle perdite subite la percentuale sarà la seguente:

  • 60% se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 non superano la soglia di 100mila euro;
  • 50% se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 superano la soglia di 100mila euro fino a 400mila euro;
  • 40% se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 superano la soglia di 400mila euro fino a 1 milione di euro;
  • 30% se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 superano la soglia di 1 milione di euro fino a 5 milioni di euro;
  • 20% se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 superano la soglia di 5 milioni di euro fino a 10 milioni di euro.

Come si richiede il sostegno

Le richieste dovranno pervenire esclusivamente in via telematica, sul portale allestito dall’Agenzia delle Entrate insieme con la piattaforma informatica di Sogei, la stessa infrastruttura che la scorsa estate ha erogato oltre 10 miliardi di contributo a fondo perduto. Per chi in quell’occasione avesse inoltrato richiesta, si tratta tuttavia di una pratica nuova, per cui si dovranno rilasciare nuovi dati e compilare nuovamente la domanda.

Il sovraccarico del sistema all’apertura delle domande dovrebbe essere scongiurato dalla creazione di tre “camere virtuali” che scandiscono i passaggi ai rispettivi step.

Una volta inviata la domanda, una verifica da parte del sistema genererà lo stato di “presa in carico” o “ricevuta di scarto”, quindi seguirà il controllo incrociato dell’Agenzia delle Entrate che durerà solo pochi giorni. Subito dopo sarà disponibile in una sezione a parte l’esito finale, con la possibilità di controllare lo stato di avanzamento della pratica alla voce “consultazione esito”.

Dalla verifica e accettazione della domanda si presume che non trascorra un tempo superiore alle due settimane prima di ottenere i rimborsi.

Le somme saranno erogate direttamente sui conti correnti dei beneficiari, oppure si può scegliere di ricevere un credito d’imposta da scalare in dichiarazione dei redditi.

Che rischio corre chi dichiara il falso

Il regolamento per chi non rispetta le norme definite per accedere al sostegno replica quanto visto per i ristori concessi con il Decreto Rilancio. In questo caso ci sarà infatti il recupero da parte dell'Agenzia delle Entrate delle somme corrisposte ingiustamente, a volte anche raddoppiandole, e sommando poi una sanzione. Per chi dichiara il falso ci potranno anche essere implicazioni penali, con la reclusione da 6 mesi a 3 anni.

L’esempio per una Partita Iva

Supponiamo che una partita Iva abbia avuto nel 2020 un fatturato di 50.000 euro contro uno di 100.000 euro del 2019. La perdita stimata sarà di 50.000 euro, con una media mensile di circa 4.200 euro, alla quale andrà applicata la percentuale del 50% (categoria “ricavi e i compensi dell’anno 2019 superano la soglia di 100mila euro fino a 400mila euro”).

Il rimborso a fondo perduto spettante al titolare della Partita Iva sarà in definitiva di 2.100 euro.

A cura di: Paola Campanelli

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