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Startup: raccolta capitali ancora in crescita
La crescita della raccolta di capitali da parte delle nuove imprese italiane è continuata anche nel 2019, anche se con un ritmo più lento rispetto alla vivacità che l’aveva caratterizzata nel 2018. Quest’anno, secondo una ricerca del Politecnico di Milano, le start up hi-tech del nostro Paese hanno raccolto 694 milioni di euro, circa +17% tendenziale. Anche se la performance è più contenuta di quella dell’anno scorso, quando il capitale a disposizione era quasi raddoppiato nell’arco di dodici mesi, rappresenta tuttavia, secondo una nota, “una notizia senza dubbio positiva in ottica di un prossimo raggiungimento, anche in Italia, della soglia obiettivo del miliardo di investimenti annui”.
Investitori informali principale fonte
Gli investimenti da attori informali sono stati la prima fonte di finanziamento (il 36% del capitale a disposizione), grazie sia a una maggiore cultura e sensibilizzazione, sia agli incentivi fiscali promossi dal Mise. Gli investitori internazionali si sono fermati al 33% che, pur senza una forte crescita (operazioni ‘eccezionali’ escluse), è la prova di una crescente capacità dell’ecosistema italiano ad attrarre capitali esteri in maniera continua. Al contrario, in attesa degli effetti del Fni, Fondo Nazionale per l’Innovazione, il contributo degli attori formali è rallentato al 31% di fondi a disposizione delle startup hi-tech.
Le potenzialità delle iniziative di Cdp
Gli investimenti di attori formali sono cresciuti solo del 12% a 215 milioni, ma l’iniezione di questi fondi potrebbe essere stata rinviata: da una parte l’Fni da 1 miliardo annunciato nel 2018, ma solo da poco concretizzato con la nomina del Cda, ha generato un atteggiamento attendista e, dall’altra, si stima che l’European Investment Fund abbia allocato circa 1,6 miliardi negli ultimi 5 anni all’ecosistema italiano, non ancora necessariamente messi a terra in investimenti diretti. Ci sono inoltre alcuni potenziali sviluppi positivi di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), con la recente nascita del fondo Progress Tech Transfer (dotazione da 40 milioni di euro e dedicato in particolare alla sostenibilità ambientale) e del “fondo di fondi” ITATech.
Balocco, recuperiamo ma gli altri corrono più di noi
I passi avanti del sistema sono rilevati, con alcuni distinguo, da Raffaello Balocco, responsabile scientifico dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico, secondo cui “rispetto al benchmark internazionale, anche i numeri di quest’anno confermano la distanza dell’Italia rispetto ad altri ecosistemi più maturi ed economie comparabili (come Francia, Germania e Spagna)”. Nonostante ciò, precisa, “rispetto allo scorso anno, recuperiamo alcune posizioni nei confronti di Paesi dotati di un’infrastruttura e un approccio sistemico all’imprenditorialità, che continuano a correre più rapidamente di noi”. Un elemento sintomatico di questo trend è, appunto, l’aumento del taglio medio di investimenti. “Le startup hi-tech italiane – spiega al riguardo - hanno sempre trovato estrema difficoltà nell’intercettare investimenti superiori ai 10 milioni di euro ma il trend appare in miglioramento: nel 2018 erano già stati rilevati circa 12 round superiori a questa soglia e nel 2019 il numero si attesta a 14”. Inoltre, le startup italiane mostrano di arrivare sempre più preparate ai ‘tavoli’ dei fondi di venture capital domestici e internazionali: e questa capacità e maturità le rendono maggiormente in grado di attrarre finanziamenti più corposi.
L’effetto delle detrazioni fiscali
I finanziamenti da attori informali sono cresciuti meno del 2018, ma comunque hanno registrato un interessante +32% (in linea con la media del +34% segnata dal 2012 ad oggi) a 248 milioni. In un Paese come l’Italia, dove il 66% della ricchezza è detenuto dal 20% della popolazione, è un risultato significativo. In questo ambito, secondo il Politecnico, “uno stimolo importante è venuto dal Regolatore, grazie ai forti incentivi promossi dal Mise e legati al 40% di detrazione fiscale sugli investimenti in startup innovative”. Inoltre, la crescente tendenza degli investitori informali a raggrupparsi costituendo cordate ha determinato una maggiore fiducia e propensione a investire, perché accompagnata da una riduzione e condivisione del rischio. Spesso la creazione di questo tipo di gruppi è gestita da organizzazioni terze, come quelle di Equity Crowdfunding: gli investimenti tramite queste piattaforme, dopo aver triplicato nel 2018 la cifra investita nel 2017, nel 2019 hanno toccato quota 45 milioni (+23% annuo).
Tre fattori positivi che lasciano ben sperare
Federico Barilli, direttore di Italia Startup, rileva “tre fattori positivi e incoraggianti: in primo luogo gli investimenti dei privati (family, friends & business angel) crescono, segno che la normativa (leggi sgravi fiscali ed equity crowdfunding) quando è ben fatta, aiuta; così come crescono gli investimenti delle corporate, soggetto chiave nello sviluppo dell’ecosistema startup e innovazione nazionale. In secondo luogo, gli investitori internazionali guardano con crescente interesse al nostro sistema che quindi esprime imprese innovative di valore e scalabili anche fuori dai confini nazionali. Infine, la nascita del Fondo Nazionale Innovazione può ridare fiato agli investimenti calanti dei fondi di Venture, portando nuova spinta a tutto l’ecosistema”.
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