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Ristrutturazione obbligatoria per le case datate? L’Ue ci prova

Il conto alla rovescia è partito. L'Europa si appresta ad approvare una direttiva che obbligherebbe le famiglie a ristrutturare le case nelle classi energetiche F e G, che in Italia costituiscono la maggioranza assoluta. E poi toccherà anche alle altre.

Pubblicato il 13/01/2023
bandiera dell'europa con le stelle
Direttiva per il salto di classe energetica agli edifici datati

Non è la prima volta che se ne parla, ma questa volta siamo davvero alla vigilia di una rivoluzione. Il 24 gennaio prossimo dovrebbe essere approvata la direttiva europea sulle emissioni legate ai consumi domestici che imporrà di ristrutturare gli edifici più vetusti, che in Italia sono la stragrande maggioranza. Un orientamento in linea con l’obiettiva di fare dell’Ue la prima area a emissioni zero nette entro il 2050. Del resto, gli edifici sono responsabili del 40% di tutte le emissioni delle città e, senza un intervento radicale, su questa voce la transizione energetica rischia di restare solo sulla carta.

La direttiva in arrivo

Così la Commissione europea ha messo a punto un piano in virtù del quale entro il 2030 tutti gli immobili residenziali debbano essere in classe energetica E (ne fanno parte gli edifici costruiti tra gli anni ‘90 e i 2000 in Italia, che consumano 91-120 chilowattora al metro quadro), categoria nella quale rientra circa il 20% di quelli italiani, per lo più costruiti tra gli anni Ottanta e i Novanta dello scorso secolo. Quelli più vecchi sono in classe G, in qualche caso F (sei su dieci in totale), mentre dalla D alla A rientra il 20% di edifici realizzati nel Ventunesimo secolo.

Il calendario non ammette tregue, tanto che entro il 2033 dovrà avvenire il passaggio alla classe D (71-90 kWh per mq). Ricordando che salire di una sola classe comporta l’abbattimento almeno di un quinto dei consumi e quindi richiede interventi costosi come il cappotto termico, la sostituzione degli infissi e la realizzazione di un impianto fotovoltaico sul tetto. Misure che in alcuni casi possono essere alternative per centrare i primi step, ma con ogni probabilità dovranno essere adottate tutte assieme per centrare l’approdo finale di metà secolo.

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La protesta degli addetti ai lavori

Sta di fatto che l’approssimarsi del via libera alla direttiva crea non poca preoccupazione per il nostro Paese, quello maggiormente in ritardo sul fronte della transizione energetica in campo immobiliare.

Dalla Fiaip, federazione che rappresenta tutta la filiera dei professionisti del settore, sottolineano che le richieste europee si scontrano con la situazione del patrimonio immobiliare italiano che non può essere ribaltata in pochi anni. Considerato che dall’obbligo saranno esentate solo le dimore di interesse storico, gli edifici di culto, le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore ai 50 metri quasi e le case abitate per meno di quattro mesi l’anno.

“Rispetto alla precedente versione del dicembre 2021, è stata eliminata la sanzione dell’impossibilità di vendere o affittare gli immobili in classi energetiche non adeguate. Spetterà, secondo la bozza attuale, ai singoli Stati decidere se e quali sanzioni applicare a chi non raggiungerà gli standard energetici fissati dall’Ue”, ricordano dalla Fiaip, rivendicando il lavoro svolto per ottenere questo risultato. Che però risulta insufficiente.

Rischio impoverimento

La direttiva va cambiata, perché così come impostata determinerebbe gravi conseguenze per il mercato in virtù dell’inevitabile svalutazione dell’80% del patrimonio immobiliare, considerato energivoro”, dichiara il presidente nazionale, Gian Battista Baccarini. Si prospetta, così, un impoverimento delle famiglie italiane, i cui risparmi per il 60% sono canalizzati in immobili, e si potrebbe “mettere a rischio la stabilità economica e sociale del Paese nell’indebolire la più importante e strategica garanzia del debito pubblico nazionale, ovvero il valore della proprietà immobiliare diffusa”.

Una prospettiva che chiama in causa il governo nazionale e i rappresentanti italiani negli organismi europei affinché facciano sentire la loro voce. Intanto la proposta è di rendere permanenti gli incentivi fiscali immobiliari orientati all’efficientamento energetico, su tutti il Superbonus, e prevedere tassi di interessi agevolati con l’estensione della garanzia Consap per i finanziamenti a supporto di questi interventi.

A pochi giorni dall’atteso via libera resta poi aperta la questione delle sanzioni. In che modo potrà essere imposta la ristrutturazione degli immobili interessati dalla direttiva? Fino a che punto potranno spingersi le sanzioni per chi non si adeguerà?

A cura di: Luigi dell'Olio

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