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Risparmio: il rapporto contraddittorio degli italiani
Italiani preoccupati per l’economia interna e globale, ma il 65 per cento di loro è soddisfatto delle proprie condizioni economiche. È quanto emerge da un'indagine, secondo cui il risparmio ha una forte accezione positiva per il 78 per cento e per il 38 per cento è sinonimo di tranquillità.

Gli italiani hanno attualmente un rapporto contradditorio con l’economia e il risparmio. Da una parte manifestano una ritrovata serenità e fiducia per la propria situazione economica, dovuta al senso di tranquillità indotto dal largo incremento del numero di risparmiatori e, forse, da un ridimensionamento delle aspettative. D’altra parte, in Italia risulta piuttosto diffuso un timore generalizzato circa i destini del Paese e del mondo, che induce molta cautela sia nel consumo sia nell’investimento. In particolare, preoccupano l’inflazione e un possibile allargamento della guerra. È quanto emerge dalla ventesima indagine sugli italiani e il risparmio organizzata dall’ACRI (Associazione delle Fondazioni bancarie e Casse di Risparmio), assieme a Ipsos.
La crisi economica è percepita grave dall’84%
Lo scenario è quanto di più fluido: una quota significativa di cittadini, seppur minoritaria, sta velocemente riducendo la propria capacità di resistere alle difficoltà, mentre altri la stanno migliorando. I timori sul futuro appaiono contrastati solo da una crescita della fiducia nell’Ue, nella direzione intrapresa e nelle potenzialità dell’euro. Il sentiment circa la situazione economica personale inquadra comportamenti e scelte di vita in una cornice, comunque, meno negativa rispetto al resto del mondo. La crisi è indubbiamente grave per la quasi totalità degli italiani (84%), anche se la fine sembrerebbe più vicina rispetto al passato, probabilmente perché legata alla fine della pandemia e anche al forte e concreto sostegno europeo del Recovery Fund.
Il 65% è soddisfatto della propria situazione economica
In sostanza, per la prima volta in quasi vent’anni, due terzi degli italiani (65%) sono molto o abbastanza soddisfatti della propria situazione economica e, più della metà, finora non ha registrato difficoltà nel mantenere il proprio tenore di vita o addirittura nel migliorarlo. Sono i dati più alti dall’inizio del nuovo millennio e forse - secondo la chiave di lettura fornita dal report - evidenziano anche un ridimensionamento delle attese, in un contesto dove l’emergenza sanitaria mette in secondo piano tutti gli altri temi, compresi quelli economici personali. Guardando al futuro prossimo personale (3 anni), aumenta il saldo positivo tra chi pensa a un miglioramento e chi ha un peggioramento delle proprie finanze (+13 punti percentuali).
Meno fiducia per l’economia nazionale
Questo tipo di rassicurazione, secondo la ricerca, sembra avere basi poco solide perché non trova conferma al di fuori delle mura domestiche: per gli italiani, il Paese, prima di tutto, ma anche la propria zona di residenza e il resto del mondo, è probabile che continuino a dover affrontare situazioni economiche sfidanti. Solo l’Europa, per loro, sembra essere relativamente più resistente alle avversità. Questa frattura, tra le previsioni per l’economia personale e quella nazionale, induce a privilegiare, in misura maggiore rispetto al passato, la vita attuale (42% contro 38% nel 2019) rispetto a quella futura, sebbene quest’ultima continui a catalizzare l’attenzione degli italiani (53% contro 59% nel 2019).
Per il 38% risparmio è sinonimo di tranquillità
Per quanto riguarda il risparmio, la tensione degli italiani verso il risparmio e la capacità di risparmiare sono evidenti, sebbene siano in crescita le famiglie con un saldo negativo: infatti una su cinque ha fatto ricorso a prestiti o ai risparmi accumulati. Il concetto di risparmio porta con sé una forte accezione positiva (78%): parlare di risparmio significa per molti italiani parlare di tranquillità (38%), tutela (19%), saggezza (16%) e crescita (11%). Risparmiare implica anche una proiezione al futuro per un italiano su tre e, più di un anno fa, implica dei sacrifici (25% contro 23% nel 2021). In questo contesto, aumentano chi non vive tranquillo se non mettendo da parte dei risparmi (37% vs 33% nel 2021), a fronte di un ridimensionamento di chi affronta il risparmio senza troppe rinunce (49% vs 53% nel 2021).
Le incognite: l’inflazione e il calo del potere d’acquisto
Tuttavia, secondo la ricerca, questo desiderio di cercare nel risparmio una fonte di rassicurazione si scontrerà con l’effettiva capacità di assolvere a questo compito nei prossimi 12 mesi: considerato l’aumento del costo della vita e l’adozione di strategie di contenimento dei costi, più di un terzo degli italiani (35%) risparmierà meno (solo 11% in misura maggiore), cambiando gli equilibri registrati fino al 2021 durante il quale i due estremi (risparmierò di più vs di meno) erano pressoché allineati (26% di meno, 22% di più). Paradossalmente, la difficoltà nel risparmiare, l’aumento dei prezzi e la perdita del potere di acquisto inducono a una crescente propensione verso la liquidità (63% vs 61% nel 2021) come forma di protezione verso l’imprevisto, denotando una visione poco lungimirante e, in parte, legata alla difficoltà di identificare l’investimento ideale.
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