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PwC: il Covid cambia le intenzioni di spesa degli italiani

Pubblicato il 16/07/2020
PwC: il Covid cambia le intenzioni di spesa degli italiani

Nelle voci di spesa degli italiani ci sono più generi alimentari e meno abbigliamento: è l’impatto economico indotto dall’emergenza Covid-19, sia come conseguenza delle misure restrittive sia dei cambiamenti nei comportamenti d’acquisto. È la fotografia che emerge da una ricerca che PwC ha svolto in maggio e giugno. La pandemia ha influenzato radicalmente le opinioni dei consumatori sul modo di fare la spesa. Prima dell'epidemia, la loro fiducia era alle stelle, con quasi la metà (46%) degli intervistati globali che si aspettava di spendere di più nei prossimi 12 mesi.

Come la riduzione delle entrate incide nei portafogli 

Quando PwC ha nuovamente effettuato la ricerca - dopo l’esplosione dell’influenza pandemica -, il 40% ha riportato una riduzione del reddito e la percentuale di coloro che hanno dichiarato che avrebbero speso meno nei prossimi mesi è quasi raddoppiata, mentre il numero di coloro che hanno dichiarato di voler spendere di più è diminuito di oltre il 10%. Le aspettative sulla spesa tuttavia differiscono notevolmente tra i Paesi: con i consumatori europei molto più cauti, mentre le prospettive di spesa diventano più positive nei Paesi in cui vengono revocate le misure di isolamento, come la Cina e il Medio Oriente.

La principale preoccupazione è per il posto di lavoro

In Europa sembra emergere un continente a due velocità: da una parte ci sono i Paesi del Nord, in cui i redditi delle famiglie sono stati meno colpiti (solo il 34% in Germania dichiara di aver subito una diminuzione del reddito, seguito da 38% in Olanda e 48% in Francia) e in cui i consumatori che ritengono di ridurre le spese nei prossimi mesi sono limitati (25% Germania, 30% Olanda e 30% Francia). Dall’altra parte si trovano Paesi come Spagna e Italia, duramente colpiti dall’emergenza anche nell’economia, in cui il 60% ha subito una contrazione delle entrate (57% in Italia e 61% in Spagna). In particolare, il 42% degli italiani e il 56% degli spagnoli prevede di ridurre di molto le spese in futuro e per i quali la prima preoccupazione sono le prospettive del lavoro (57% in Italia, 60% in Spagna contro il 33% in Germania).

Acquisto compulsivo di alimentari durante l’emergenza

Durante il picco della pandemia c’è stato l’acquisto compulsivo di prodotti necessari (alimentari e prodotti per la cura della casa e della persona). Secondo la ricerca, la spesa per grocery è aumentata per il 64% in Italia (seguita, a distanza, dal 35% per l’Entertainment & Media e dal 27% del food a domicilio). Trend negativo invece per gli acquisti di beni non necessari come l’abbigliamento, categoria tra le più penalizzate con il 58% del campione italiano che ha ridotto le relative spese. Inaspettata l’accelerazione registrata dalla ristorazione, con i consumatori che hanno aumentato la spesa in ‘pickup e delivery’, soprattutto in Italia, Francia e Germania (con incrementi rispettivamente del 27%, del 32% e del 24%).

Previsto un aumento del consumo Made in Italy

“Siamo di fronte ad un forte momento di discontinuità, che avrà ripercussioni sull’economia, sulle abitudini di consumo e sul paniere della spesa” ha affermato Erika Andreetta, partner PwC e consumer markets consulting leader. In generale, ha aggiunto, “ci attendiamo dai consumatori una tendenza ad acquistare sempre più Made in Italy, anche in un’ottica di solidarietà collettiva. Parallelamente, tra le aziende si verificherà un aumento della collaborazione volta a far ripartire l’economia del nostro Paese, aiutando in primis le filiere produttive e le piccole e medie imprese”.

L'Italia scopre il digitale ma resta affezionata al negozio

Gli italiani durante l’emergenza sanitaria hanno scoperto, per necessità e/o convenienza, il canale di acquisto digitale per i generi alimentari. Tuttavia, secondo la ricerca di PwC, una grande maggioranza dei nostri connazionali continuerà a recarsi ai supermercati anche nella ‘nuova normalità’ (siamo distanti dai numeri della Cina, dove la percentuale di acquirenti online supera quella di chi va negli store: 69% contro 25%). Nel nostro Paese, con le misure di limitazione degli spostamenti, c’è stata la riscoperta del negozio di vicinato (rivalutato dal 29% degli intervistati), trend destinato a restare anche dopo il Covid.

A cura di: Fernando Mancini

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