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Prestiti: stabili le erogazioni, nonostante la crescita dei tassi
In attesa di capire se la Bce proseguirà con il rialzo dei tassi o si prenderà una pausa nella prossima riunione di giugno, il mercato dei prestiti in Italia evidenzia segnali di tenuta. Il che fa ben sperare in vista dell'accelerazione della crescita economica nel secondo semestre.
I numerosi rialzi dei tassi da parte della Banca centrale europea cominciano a farsi sentire sull’accesso ai finanziamenti. Così, in attesa di capire se la stretta monetaria proseguirà anche in estate, o piuttosto l’Eurotower si prenderà una pausa, si registrano ricadute sul fronte di erogazioni e tassi.
Ad aprile i finanziamenti concessi restano stabili
Secondo l’ultima rilevazione dell’Associazione bancaria italiana, ad aprile i prestiti a imprese e famiglie sono risultati invariati rispetto allo stesso mese del 2022, mentre a marzo avevano registrato un incremento dello 0,4%, quando i prestiti alle imprese erano diminuiti dell’1,0% e alle famiglie erano cresciuti dell’1,9%. Questo spaccato non è ancora disponibile per aprile, ma gli andamenti passati lasciano immaginare un dato ancora in leggera crescita per le famiglie.
Il tasso medio dei nuovi mutui ha superato il 4%
Elaborando i dati della Banca d’Italia, l’Abi segnala che il tasso medio sul totale dei prestiti è stato del 3,99%, in sensibile crescita rispetto al 3,80% di marzo, ma ben al di sotto del 6,18% rilevato prima della grande crisi finanziaria, in particolare alla fine del 2007.
Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è stato del 4,43% (4,30% il mese precedente, 5,48% a fine 2007), mentre quello relativo alle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è stato il 4,03% (4,00% il mese precedente, 5,72% a fine 2007).
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Le sofferenze bancarie sotto controllo fanno ben sperare per le erogazioni
Fin qui le tendenze dovute allo scenario macro. Un dato molto interessante che emerge dallo studio è relativo all’andamento delle sofferenze bancarie, indicatore che costituisce una spia importante in merito alle erogazioni future degli istituti. Le sofferenze nette (cioè alla luce di svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) a marzo si sono attestate a 15,2 miliardi di euro, in aumento di circa un miliardo rispetto a dicembre 2022, ma in lieve calo rispetto a febbraio 2023 (-0,3 miliardi). Dunque la situazione resta assolutamente sotto controllo, a evidenziare un buono stato di salute per le banche della Penisola.
In confronto con il livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi) il calo è di 73,6 miliardi. Rispetto ad allora, gli istituti della Penisola hanno effettuato una pulizia radicale dei bilanci e hanno anche acquisito una maggiore capacità di recuperare i crediti di difficile esigibilità.
A marzo il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è stato dello 0,88% rispetto allo 0,81% di dicembre 2022, all’1,02% di marzo 2022 e al 4,89% di novembre 2015.
L’inflazione continua a correre, frenano i depositi
L’inflazione elevata continua a erodere il potere d’acquisto delle famiglie italiane, le quali danno fondo ai risparmi accumulati dallo scoppio della pandemia in avanti, quando in tanti si sono rifugiati nei conti correnti per i timori relativi alla situazione economica.
L’Abi segnala che ad aprile la raccolta diretta complessiva (depositi da clientela residente e obbligazioni) è calata del 2,3% su base annua. Analizzando lo spaccato, i depositi sono scesi del 3,7% nel confronto a dodici mesi, mentre la raccolta a medio e lungo termine è cresciuta del 10,1% rispetto a un anno prima.
La raccolta indiretta, cioè gli investimenti in titoli custoditi presso le banche (sia in gestione sia detenuti direttamente della clientela) ha invece registrato un incremento di quasi 188 miliardi tra marzo 2022 e marzo 2023, di cui 108,2 miliardi riconducibili alle famiglie, 27,1 alle imprese e il restante agli altri settori (imprese finanziarie, assicurazioni e pubblica amministrazione).
Con riferimento agli investimenti in titoli, a marzo le banche operanti in Italia detenevano titoli di Stato italiani per 388,9 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 372,8 miliardi detenuti a fine 2022. A questo proposito va ricordato che da tempo il Tesoro è impegnato ad accrescere l’appeal dei titoli di Stato verso le famiglie italiane con l’obiettivo di evitare le oscillazioni del passato, quando il debito pubblico era per la gran parte in mano a banche e investitori esteri. In questa direzione vanno le emissioni di BTP Italia e l’annunciato BTP Valore, che andrà per la prima volta in collocamento a giugno, con i dettagli che verranno indicati nelle prossime settimane.
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