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Politica monetaria: effetti sulle fasce di reddito e sulle necessità delle famiglie

Non sempre le decisioni della Banca Centrale Europea si riflettono sui tassi finali di prestiti e mutui in maniera omogenea. Le differenze sono evidenti soprattutto in base al reddito di chi chiede un finanziamento. Uno studio dell'Eurotower fa luce sulle ragioni.

Pubblicato il 19/11/2025
pile di monete crescenti con simbolo percentuale sulla cima
Bollettino economico BCE N.7/2025

La politica monetaria della BCE non arriva alle famiglie come un segnale unico e omogeneo. È quanto emerge dal capitolo “La trasmissione eterogenea della politica monetaria al credito alle famiglie” del Bollettino economico N.7/2025.

L’analisi condotta dagli economisti Dorian Henricot, Johannes Pöschl e Athanasios Tsiortas mostra come l’aumento e il successivo calo dei tassi tra il 2022 e il 2025 abbiano prodotto effetti molto diversi tra le fasce di reddito, sia sul lato della domanda sia su quello della concessione del credito. Un tema centrale nell’area euro, soprattutto dopo un triennio in cui mutui casa e prestiti sono stati al centro delle scelte di milioni di famiglie.

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Accesso al credito: chi ha percepito più difficoltà?

Secondo l’indagine Consumer Expectations Survey, quando i tassi hanno iniziato a salire (2022-2024) le famiglie hanno percepito un accesso al credito più difficile, ma non nella stessa misura.

Le famiglie con redditi più bassi hanno segnalato un irrigidimento molto più marcato rispetto a quelle con redditi alti, che invece hanno riferito un allentamento nettamente maggiore nella fase successiva di riduzione dei tassi (dal 2024 in poi).

Il divario non è banale: mentre i redditi alti sono tornati rapidamente a un livello “neutro” di percezione, quelli bassi hanno continuato a dichiarare condizioni difficili anche nel pieno dell’allentamento monetario.

L’impatto dei tassi d’interesse sulla domanda di credito delle famiglie

Le differenze emergono ancora più chiaramente quando si passa alle richieste di prestiti. Nel periodo di rialzo dei tassi, le famiglie a reddito basso non hanno ridotto le domande di mutui e anzi hanno aumentato quelle di prestiti al consumo, spesso per far fronte a spese quotidiane in un contesto di inflazione elevata.

I redditi alti si sono comportati in modo opposto: richieste di mutui in netto calo e riduzione della domanda complessiva di credito. Per la BCE, una delle spiegazioni risiede nei diversi vincoli economici: chi ha redditi bassi tende a non poter rinviare acquisti o pagamenti, anche quando i tassi sono sfavorevoli, mentre le famiglie più solide possono permettersi di aspettare tempi migliori.

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Accettazione dei prestiti: chi ottiene davvero il credito?

Un altro snodo importante è l’esito delle domande. Nel caso dei prestiti al consumo, i tassi di accettazione delle famiglie più fragili sono scesi sensibilmente, segnale che molte richieste provenivano da soggetti considerati più rischiosi. Per i redditi elevati, invece, la riduzione è stata minima.

Il quadro cambia se si guarda ai mutui: per le famiglie con reddito basso i tassi di accettazione sono rimasti stabili, mentre per quelle con reddito alto sono diminuiti nella fase di inasprimento e risaliti quando il costo del denaro ha iniziato a scendere. Il risultato è che anche davanti a un’offerta meno favorevole, le famiglie economicamente più deboli non hanno diminuito la sottoscrizione di prestiti.

Il ritorno del variabile: una scelta più frequente tra i redditi bassi

Un altro fenomeno seguito con attenzione dalla BCE è stata la ripresa dei mutui a tasso variabile. Nella prima fase di rialzo dei tassi (2022), la quota di mutui variabili è tornata a crescere, soprattutto tra i redditi più bassi.

Una scelta legata al differenziale tra tassi a breve e a lungo termine, ma anche a livelli più bassi di alfabetizzazione finanziaria: molte famiglie hanno optato per la rata inizialmente più bassa, ignorando o sottovalutando il rischio di incrementi futuri.

Lo studio della BCE segnala anche che alcune banche, colpite da shock sulla raccolta, hanno aumentato l’offerta di prodotti variabili proprio verso le famiglie meno sofisticate, contribuendo alla diffusione di questa tipologia di mutuo.

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Effetti della politica monetaria: prospettive future

La conclusione degli autori è chiara: la politica monetaria può avere effetti molto diversi a seconda della fascia di reddito e delle necessità delle famiglie. Durante l’inasprimento, chi ha redditi bassi ha continuato a chiedere e sottoscrivere prestiti, spesso ricorrendo a tassi variabili in condizioni non favorevoli.

Chi era in condizioni migliori ha invece rinviato scelte importanti, come l’acquisto della casa. Per i consumatori, il messaggio è evidente: i movimenti dei tassi incidono sulla vita di tutti, ma non allo stesso modo. Capire come reagiscono banche e famiglie ai cambiamenti del costo del denaro è fondamentale per scegliere con maggiore consapevolezza tra le diverse forme di finanziamento.

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A cura di: Nicoletta Papucci

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