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PMI: quante imprese hanno chiesto la moratoria?

Le attività che hanno fatto maggiore ricorso alle moratorie previste dal Governo, sono state quelle più messe in crisi dal Covid: servizi alla persona, arte e sport, ristorazione e alberghiero, secondo i codici Ateco. Meno richieste da agricoltura, pesca e finanza. 

Pubblicato il 23/09/2021
immagine orografica con la mano di un uomo che indica la parola impresa
Analisi delle imprese che hanno fatto ricorso alla moratoria sui prestiti

Il ‘cuscinetto’ predisposto dal Governo con il Decreto Cura Italia, per attutire l’impatto della crisi innescata dalla pandemia sui mutui e le linee di credito accese delle imprese italiane, sta per scadere. Ancora pochi mesi (termine ultimo, dopo l’ultima proroga, spostato al 31 dicembre prossimo) e le imprese che hanno usufruito di questo salvagente dovranno fare i conti con una nuova realtà. D’accordo che c’è la ripresa economica, anche più forte di quello che ci si aspettava, che i tassi d’interesse continuano a girare sempre attorno ai minimi ma le rate sui finanziamenti ottenuti torneranno comunque a ‘pesare’ di più.

Il 40% garantite dai Confidi Maggiori hanno aderito

Una ricerca, effettuata in collaborazione tra CRIF e Lorenzo Gai dell’Università degli Studi di Firenze, ha analizzato cos’è successo tra le piccole e medie imprese da quanto è stata varata la moratoria. La fotografia rivela in particolare due aspetti:

  • i settori che hanno chiesto le moratorie sono soprattutto quelli più toccati dal Covid-19, ovvero i servizi nell’accezione più ampia;
  • per le imprese del Sud e delle Isole si prevedono maggiori difficoltà a fine moratoria.

Dallo scorso anno ben il 39,4% delle PMI garantite dai Confidi Maggiori ha presentato domanda di moratoria per la sospensione delle rate dei finanziamenti.

Servizi alla persona, arte e alberghi-ristoranti

Nello dettaglio, i primi tre settori sono rappresentati (secondo i codici Ateco) da ‘Altre attività di servizi’ (che comprende varie attività, tra cui i servizi per la persona, parrucchieri, centri estetici, ecc.), ‘Attività artistiche, sportive, intrattenimento e divertimento’ e ‘Attività di servizi di alloggio e ristorazione', tutti e tre con una quota superiore al 50% del totale (54,2%, 53,9% e 53,8% rispettivamente). Subito dietro, secondo lo studio, si piazzano le imprese attive nei comparti della ‘Salute e assistenza sociale’ e quelle attive nel campo della ‘Estrazione mineraria, cave e torbiere’, con una quota prossima al 50%.

Meno richieste da agricoltura, pesca e finanza

Al contrario, tra i settori meno coinvolti nella richiesta di sospensione delle rate ci sono ‘Agricoltura, silvicoltura e pesca’ e ‘Attività finanziarie e assicurative’ con percentuali, del 35% e del 37% rispettivamente. Le prospettive economiche delle imprese per il 2021 sono in miglioramento, ma non ancora ai livelli segnati prima dell’emergenza soprattutto per quanto riguarda il fatturato (stimato in calo del 3,1%). In tale scenario, il ruolo dei Confidi sarà quanto mai fondamentale nell’accompagnare le imprese in un percorso di ripresa dell’attività e di sviluppo digitale e sostenibile, secondo quanto previsto dal PNRR. 

La quota di rimborso rilevante rispetto al debito

Le imprese appartenenti alle classi a maggiore affidabilità sono anche quelle che, avendo maggiori flussi di cassa prospettici ed essendo meno impattate dal Covid-19, hanno mostrato un minor interesse per la moratoria. Tuttavia, se vi hanno aderito hanno optato per congelare il rimborso con un peso particolarmente rilevante rispetto all’esposizione debitoria. La percentuale di imprese che hanno congelato una rata con una incidenza superiore al 10% dell’esposizione è fino a 5 volte superiore a quella rilevata nelle classi di rischio peggiore. In particolare, nei settori ‘Commercio all’ingrosso e ‘Commercio al dettaglio’.

Nel post-moratoria meglio le imprese del Nord

Dallo studio emerge anche che, con il passare del tempo, si stanno restringendo le condizioni per lo sfruttamento della moratoria dei finanziamenti. In termini settoriali, le attività legate al tempo libero, alla ristorazione e alloggio - che, come accennato, avevano mostrato la più elevata percentuale di richiesta di moratoria - oltre all’immobiliare, sono i settori per i quali si prevedono maggiori difficoltà a fine moratoria. A livello geografico le più penalizzate saranno le PMI del Sud e Isole, mentre le imprese del Nord Italia (sanità, informazione e comunicazione e assistenza sociale) sono le meglio posizionate.

A cura di: Fernando Mancini

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