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Per il Superbonus c’è una nuova finestra fino al 31 maggio

Ci tempo fino al 31 maggio prossimo per usufruire dell'opzione nota come ravvedimento speciale. La proroga vale per la regolarizzazione delle violazioni riguardanti i periodi d’imposta 2022 e precedenti. Ecco come funziona il nuovo quadro regolamentare.

Pubblicato il 07/05/2024
pile di monete con su scritto bonus
Ravvedimento speciale fino al 31 maggio

Non passa settimana senza novità in materia di Superbonus. L’ultima riguarda lo spostamento al 31 maggio prossimo del termine ultimo per usufruire del ravvedimento speciale. La proroga vale per la regolarizzazione delle violazioni riguardanti i periodi d’imposta 2022 e precedenti. Un’iniziativa che porta chiarezza, aiutando così i contribuenti che potrebbero avere interesse a sottoscrivere un prestito per sanare la situazione.

In cosa consiste il ravvedimento speciale

Il ravvedimento speciale è una misura introdotta con la Manovra per il 2023, che consente di regolarizzare le dichiarazioni fiscali validamente presentate relativamente al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2021 pagando le sanzioni ridotte a un diciottesimo del minimo, con la possibilità di versamento del dovuto in otto rate con cadenza trimestrale. La prima rata era prevista per il 31 marzo del 2023. Le successive il 30 giugno, il 30 settembre e il 20 dicembre dello scorso anno. A seguire, le medesime date relative all’anno in corso, dopo l’approvazione del Decreto Milleproroghe, che ha esteso la possibilità di utilizzare il ravvedimento speciale per le violazioni riguardanti le dichiarazioni validamente presentate relative al periodo d’imposta 2022.

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Dubbi interpretativi sul Milleproroghe

Intorno ai contenuti del Decreto Milleproroghe sono sorti dubbi interpretativi, in particolare in merito all’esistenza (o meno) dei termini vale per i periodi d’imposta precedenti al 2022.

Il Decreto Superbonus ha fatto chiarezza a questo proposito fissando per la fine di questo mese il termine entro cui versare il dovuto, o quanto meno la prima rata. Per chi si avvale della seconda opzione, i prossimi versamenti sono fissati per il 30 giugno, il 30 settembre e il 20 dicembre prossimi. Con importi analoghi tra le varie scadenze.

Strette continue per i criteri d’accesso

Nel corso degli ultimi mesi il Governo è intervenuto a più riprese per fermare il bagno di sangue che questa misura sta comportando per le casse pubbliche. In particolare, a fine marzo sono stati aboliti lo sconto in fattura e la cessione del credito per tutti i bonus edilizi che lo prevedevano ancora, dopo l’ultima stretta contenuta nel decreto approvato lo scorso dicembre. Dunque, anche case popolari e cooperativi di abitazioni, oltre che gli edifici ubicati nelle aree sismiche, anche se poi su quest’ultimo fronte è stato disposto un ammorbidimento della misura per lasciare in vita la misura nelle situazioni più critiche.

Il provvedimento prevede una proroga per le procedure già avviate, in particolare per chi ha presentato la Cila e, nei condomini, dove sia stata votata la delibera assembleare per i lavori. I crediti d’imposta relativi ai bonus edilizi verranno sospesi a chi ha debiti con l’erario e saranno compensati con quelli.

Inoltre, diventa necessaria la dichiarazione preventiva per accedere alle agevolazioni edilizie: bisogna comunicare di volerne usufruire prima dell’invio delle fatture a lavori già avviati. In parallelo, ha ricordato Giorgetti, è stata eliminata la disposizione della remissione in bonis che avrebbe consentito fino al 15 ottobre prossimo le correzioni - dietro il pagamento di sanzioni minime - relative tutte le comunicazioni già intervenute.

Nel caso di omessa trasmissione di informazioni a interventi già avviati, la sanzione può arrivare fino a 10 mila euro. Per in nuovi interventi invece è prevista la decadenza dell’agevolazione fiscale.

Il decreto del Governo, per altro, blocca le opzioni anche per il bonus del 75% relativo all’abbattimento delle barriere architettoniche in casa. Il beneficio fiscale era già stato ampiamente ritoccato con il decreto di fine 2023 che aveva mantenuto la possibilità di usufruire dell'agevolazione, e delle relative opzioni, solo in caso di proprietari di prima casa con redditi familiari entro i 15 mila euro e per gli interventi condominiali, limitatamente all’installazione di ascensori o agli interventi sulle scale.

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A cura di: Luigi Dell'Olio

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