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Le pensioni in Italia a gennaio 2025: numeri, geografie e nuove prestazioni
Le pensioni di vecchiaia rappresentano il pilastro del sistema previdenziale italiano: al 1° gennaio 2025, costituiscono ben il 69,5% delle pensioni di natura previdenziale. Di queste, il 57,3% sono erogate a uomini. Questi numeri riflettono non solo l’assetto normativo, ma anche l’evoluzione demografica del Paese.

Il quadro delineato dall’INPS a gennaio 2025 descrive un sistema pensionistico solido nella sua struttura, ma non privo di criticità. La prevalenza di pensioni basse, le differenze territoriali marcate, il peso crescente dell’assistenza e la necessità di sostenere una popolazione pensionata in costante crescita pongono interrogativi sulla sostenibilità futura del modello.
Nel frattempo, la fotografia scattata dall’Osservatorio INPS conferma un’Italia che invecchia, ma che cerca – tra previdenza e assistenza – di garantire una protezione economica il più possibile estesa e dignitosa.
A inizio 2025 il sistema pensionistico italiano conferma la sua imponente dimensione: sono ben 17.986.149 le pensioni vigenti secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio, un numero che, da solo, fotografa il peso economico e sociale della previdenza pubblica nel nostro Paese. Di queste, il 76,1% – ovvero 13,7 milioni circa – sono pensioni previdenziali, legate a contributi versati nel corso dell’attività lavorativa; mentre il restante 23,9% (4,3 milioni) rientra nella sfera assistenziale, cioè prestazioni erogate indipendentemente dalla contribuzione, per sostenere le fasce più deboli.
Il cuore delle pensioni: lavoratori dipendenti e autonomi
Il mondo delle pensioni previdenziali è fortemente influenzato dalla componente dei lavoratori dipendenti privati. Infatti, il 46,4% delle pensioni e il 61,7% degli importi complessivi derivano da questa gestione. In particolare, spicca il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD), che da solo copre il 43,8% delle pensioni totali e oltre il 57% della spesa pensionistica. Una concentrazione che evidenzia l’impatto strutturale del lavoro dipendente sul sistema previdenziale.
Più frammentato, ma comunque consistente, è il panorama dei lavoratori autonomi: il 28,1% delle pensioni proviene dalle loro gestioni (artigiani, commercianti, coltivatori diretti), a fronte del 24,6% della spesa pensionistica. Il dato rivela una minore incidenza sul totale erogato, frutto di carriere lavorative spesso discontinue e contributi inferiori rispetto a quelli dei dipendenti.
Vecchiaia e superstiti: le principali categorie di prestazioni
Le pensioni di vecchiaia rappresentano il pilastro del sistema previdenziale italiano: al 1° gennaio 2025, costituiscono ben il 69,5% delle pensioni di natura previdenziale. Di queste, il 57,3% sono erogate a uomini. Seguono le pensioni ai superstiti, che coprono il 25,7% (a prevalenza femminile), e le pensioni di invalidità previdenziale, con una quota residuale del 4,8%, per lo più percepite da uomini (58%).
Questi numeri riflettono non solo l’assetto normativo, ma anche l’evoluzione demografica e occupazionale del Paese: il progressivo invecchiamento della popolazione, l’alta aspettativa di vita femminile e la persistente disparità di genere nel lavoro continuano a lasciare un’impronta evidente sulla struttura del sistema pensionistico.
Tra le prestazioni assistenziali, che rappresentano quasi un quarto del totale, prevalgono quelle legate all’invalidità civile: 79,4% dei trattamenti assistenziali complessivi, sotto forma di pensione e/o indennità. Seguono gli assegni e le pensioni sociali, pari al restante 20,6%. In queste categorie si osserva una maggioranza femminile, ma con una presenza maschile significativa: il 42% dei beneficiari di invalidità civile sono uomini, così come lo è il 38,1% di chi percepisce assegni o pensioni sociali.
Queste cifre evidenziano il ruolo fondamentale dell’assistenza sociale, che interviene a coprire situazioni di disagio economico e sanitario, spesso scollegate dai tradizionali percorsi lavorativi.
Geografia delle pensioni: il Nord guida, il Sud segue
La distribuzione territoriale delle pensioni offre uno spaccato delle dinamiche economiche del Paese. Il Nord Italia si conferma area a maggiore densità pensionistica, con il 47,8% delle prestazioni e il 55,9% degli importi erogati. Il Centro segue con il 19,3% delle pensioni e il 19,7% della spesa, mentre il Sud e le Isole sommano il 30,9% delle pensioni, ma ricevono solo il 24,4% degli importi. Una piccola quota, il 2%, è erogata a residenti all’estero.
Questa disparità geografica è lo specchio della diversa struttura produttiva del Paese: al Nord si concentra la maggior parte dell’occupazione stabile e meglio remunerata, fattore che incide direttamente sull’entità delle pensioni. Il Sud, invece, sconta ancora oggi gli effetti di un mercato del lavoro più fragile.
Pensioni basse: oltre la metà sotto i 750 euro
Uno dei dati più significativi riguarda il valore economico delle pensioni: ben il 53,5% degli assegni ha un importo inferiore ai 750 euro mensili. All’interno di questa fascia, 4,1 milioni di pensioni (il 43,1%) beneficiano di integrazioni legate a condizioni di basso reddito, a conferma della fragilità economica di una larga fetta di pensionati italiani.
Il dato, spesso oggetto di dibattito politico, evidenzia il problema della “bassa pensione”, legato non solo agli importi liquidati, ma anche all’adeguatezza degli stessi rispetto al costo della vita.
Le nuove pensioni liquidate nel 2024: chi sono i nuovi pensionati
Nel corso del 2024 sono state liquidate 1.434.086 nuove pensioni, di cui poco più della metà (50,7%) di natura previdenziale. Gli importi annualizzati relativi a queste nuove prestazioni ammontano a 15,1 miliardi di euro, pari a circa il 6% del totale annuo in pagamento al 1° gennaio 2025.
All’interno delle pensioni previdenziali di nuova concessione, il 61,4% sono pensioni di vecchiaia, seguite dal 29,2% di pensioni ai superstiti e dal 9,4% di invalidità previdenziale. Le prestazioni assistenziali, invece, sono composte per oltre il 91% da misure per invalidità civile, con una residuale quota (8,1%) di assegni sociali.
Gli uomini ancora protagonisti nelle prestazioni contributive
La distribuzione per genere continua a riflettere diseguaglianze strutturali: nelle pensioni di vecchiaia e invalidità previdenziale erogate nel 2024, la maggioranza dei beneficiari è maschile (60% e 64,2% rispettivamente). Più equilibrata la situazione per le pensioni assistenziali, dove la percentuale di donne beneficiarie è leggermente superiore, grazie all’elevata aspettativa di vita e alla maggiore incidenza di condizioni di fragilità nelle fasce anziane.
Queste dinamiche pongono l’attenzione sulla necessità di politiche previdenziali che tengano conto delle disuguaglianze di genere e delle carriere lavorative discontinue, ancora oggi penalizzanti per molte donne.
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