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La sentenza sul credito al consumo che cambia lo scenario
Applicazione sì, ma con una serie di distinguo. Il cammino della sentenza Lexitor nel quadro giurisprudenziale italiano continua ad essere particolarmente incidentato. Non sempre chi ha estinto un mutuo anticipatamente si è visto riconoscere il diritto a ottenere i costi iniziali del finanziamento.

Continua a essere incidentata l’applicazione in Italia della Lexitor, nome della sentenza pronunciata dalla Corte di Giustizia europea, che nei mesi scorsi ha sancito un principio destinato a rivoluzionare il settore del credito al consumo: in caso di restituzione anticipata del finanziamento ricevuto, il consumatore ha diritto a ottenere uno sconto.
Cosa cambia per i consumatori che ottengono un prestito
Lexitor è il nome di una società polacca attiva nell’offerta di servizi ai consumatori. Quest’ultima si era rivolta all’organismo europeo nel 2018 affinché facesse chiarezza sulla direttiva comunitaria risalente al 2010, in virtù della quale, in caso di rimborso anticipato del credito da parte del consumatore, quest’ultimo ha diritto a una riduzione del costo totale del credito, pari all’importo degli interessi e dei costi dovuti per la vita residua del contratto.
Tutto chiaro? Non proprio, dato che – col tempo – la lettura della sentenza da parte di differenti tribunali si è complicata. La Corte Costituzionale italiana ha riconosciuto la legittimità della sentenza e dichiarato l’incostituzionalità della normativa italiana nella parte in cui limitava ad alcune tipologie di costi il diritto alla riduzione spettante al consumatore, ravvisando “una violazione dei vincoli derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea”.
Orientamenti contraddittori della giurisprudenza
A giudicare dalle prime pronunce giurisprudenziali, tuttavia, le interpretazioni sono difformi. In alcuni casi, chi ha estinto un mutuo anticipatamente, non si è visto riconoscere il diritto a ottenere anche i costi iniziali del finanziamento, ma a una riduzione pro quota dei costi che dipendono dalla durata del credito (tipicamente gli interessi).
Tuttavia di recente la Corte di Cassazione si è espressa in direzione opposta, con un’ordinanza che accoglie il diritto dei consumatori anche in chiave retroattiva. A questo punto occorrerà tuttavia verificare se questo orientamento sarà confermato o meno anche nelle prossime decisioni della stessa Corte.
Intanto anche il legislatore prova a fare chiarezza. Nel Dl Asset è stata inserita una norma in virtù della quale, in caso di estinzione anticipata di un prestito, il consumatore ha diritto al rimborso della quota di spese (commissioni e interessi) versate in anticipo e non godute vista la fine prematura del finanziamento. L’auspicio è che nelle pieghe interpretative non si nascondano altre occasioni di confusione.
Erogazioni alle prese con la congiuntura
L’applicazione dei principi sanciti dalla Corte di Giustizia Ue risulterebbe di grande importanza soprattutto alla luce della difficile congiuntura che stiamo attraversando e che inevitabilmente impatta sul settore del credito al consumo. Le più recenti rilevazioni dell’Abi segnalano che i finanziamenti alle famiglie all’inizio dell’estate risultavano superiori di un punto percentuale rispetto al medesimo periodo dello scorso anno, nonostante lo scenario macro non certamente brillante. Allungando lo sguardo di osservazione, un’analisi della First Cisl segnala che negli ultimi sette anni il totale dei prestiti è salito da 107 a 154 miliardi di euro, mettendo a segno un balzo in avanti nell’ordine del 44%.
Elaborando le statistiche di Bankitalia, il sindacato dei bancari segnala che poco più di due-terzi delle erogazioni sono riconducibili agli istituti di credito, il resto alle società finanziarie, con queste ultime che negli ultimi tempi stanno in parte riducendo il gap. La crescita del credito al consumo, inoltre, è decisamente più sostenuta rispetto a quella registrata dal totale dei prestiti alle famiglie: 44% contro 14% nell’arco che va dal 2016 al 2023. Sempre la Banca d’Italia evidenzia come i prestiti per finalità di consumo rappresentino ormai “un quarto del totale dei finanziamenti alle famiglie e in rapporto al reddito disponibile hanno raggiunto il 12,8%, un valore superiore alla media dell’area euro (9,6%)”.
Infine, quanto ai tassi del credito al consumo sono rimasti sostanzialmente stabili da giugno 2016 a giugno 2022, iniziando a salire dopo il primo rialzo operato dalla Bce a metà dello scorso anno, per proseguire nel trend fino agli ultimi giorni. Uno scenario, sottolinea la First Cisl, che va a penalizzare soprattutto gli importi più piccoli e quindi per le fasce più deboli della popolazione.
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