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La direttiva Ue sull’efficienza energetica sarà un salasso per le famiglie
Cresce l'allarme per la direttiva che si appresta a varare la Commissione europea relativa all'efficienza energetica degli edifici. Una misura che, se passasse secondo le bozze fin qui circolate, imporrebbe lavori costosi a buona parte delle famiglie italiane.
Adeguarsi alle nuove regole europee sull’efficienza energetica degli edifici costerà caro alle famiglie italiane. Così, pur restando alta l’attenzione verso la ristrutturazione della casa, come emerge dall’ultimo Osservatorio di PrestitiOnline.it, molti nuclei potrebbero faticare a mettersi in regola e questo spiega la levata di scudi contro il provvedimento in arrivo.
Di cosa si tratta
L’Europarlamento si appresta ad approvare una direttiva sulle emissioni legate ai consumi domestici che imporrà di ristrutturare gli edifici più datati. A fronte di un parco immobiliare per la stragrande maggioranza formato in Italia da immobili in classe F o G (costruiti per lo più entro gli anni Settanta), occorrerà salire entro la fine di questo decennio alla classe energetica E (vi rientrano gli edifici costruiti tra gli anni ‘90 e i Duemila), mentre nel 2033 occorrerà non andare oltre la D (come quelli realizzati fino a due-tre lustri fa). Non è ancora chiaro quali saranno le sanzioni, ma sta di fatto che un cambiamento così radicale sarà tutt’altro che indolore per gli italiani.
Così, anche se tutti concordano sulla necessità di contribuire alla transizione energetica (gli edifici sono responsabili di circa il 40% delle emissioni inquinanti nell’Ue), sia le associazioni di settori, sia i partiti politici italiani hanno annunciato che cercheranno di evitare l’emanazione della nuova direttiva, chiedendo un processo di adeguamento più lento.
Anche perché, in caso di approvazione della direttiva secondo lo schema fin qui conosciuto, le case più vetuste subirebbero un immediato calo di valore e si sa che l’immobiliare è la principale forma di investimento delle famiglie italiane.
I costi
Il prezzo da pagare per l’adeguamento rischia di risultare proibitivo soprattutto per le case singole, dal momento che non sono possibili economie di scala come invece nel caso del condominio. Coibentazione e sostituzione degli infissi sono operazioni da decine di migliaia di euro e, nonostante le detrazioni, l’esborso resta salato. Così come l’eventuale installazione dei pannelli fotovoltaici sul tetto.
La Repubblica ha stimato che, attraverso un intervento di riqualificazione su un condominio di 24 appartamenti, è possibile salire di tre classi energetiche con una spesa di base di poco superiore ai 30mila euro per appartamento.
Secondo i calcoli Enea, coibentare pareti e tetto comporta un risparmio complessivo del 60% a livello di edifico, il 47% recuperato solo dall’intervento in facciata.
Tutti numeri che rappresentano delle medie, perché la realtà sul territorio nazionale è molto diversificata e il boom di ristrutturazioni degli ultimi tempi ha fatto salire i prezzi dei materiali.
Interesse sostenuto
Di certo c’è che la ristrutturazione della casa resta tra le principali finalità per le quali gli italiani chiedono prestiti. Secondo l’ultimo Osservatorio di PrestitiOnline.it, la ristrutturazione casa ha riguardato il 15,7% di tutte le richieste di finanziamento avanzate nel quarto trimestre del 2022 e un altro 8,8% ha riguardato la spesa per arredamento. Entrambe le voci risultano in crescita rispetto al periodo luglio-settembre e insieme fanno quasi un quarto dei prestiti richiesti dagli italiani. L’incidenza è anche maggiore se si considera che una parte delle somme ottenute come “liquidità” (il 27,1%, la voce più gettonata) viene poi impiegata per migliorare la propria residenza.
Insomma, la casa resta il bene più amato dagli italiani, sempre a patto che non diventi un salasso.
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