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In arrivo la riforma del Fisco. Chi ci guadagna

L'esecutivo è al lavoro per varare una riforma dell'Irpef che porti a un generale abbassamento dell'imposizione fiscale. Tra le misure allo studio c'è l'introduzione della flat tax per i dipendenti, alla stregua di quanto già avviene per le partite Iva.

Pubblicato il 01/02/2023
uomo con camicia e cravatta che regge un raccoglitore con scritta tasse
Riforma del fisco

Meno tasse. È una delle promesse elettorali che si ripetono con maggiore frequenza, anche se alla prova dei fatti il nostro continua a essere tra i Paesi con la più alta imposizione fiscale sui cittadini. L’ultimo annuncio in ordine di tempo è del governo Meloni, che entro uno, massimo due mesi conta di mettere a punto una riforma radicale dell’Irpef, con meno scaglioni e la possibilità di estendere la flat tax anche ai dipendenti.

Le novità in arrivo

Secondo quanto dichiarato da Maurizio Leo, viceministro dell’Economia e delle Finanze, la prima mossa dovrebbe riguardare la riduzione delle aliquote per il calcolo delle imposte sul reddito delle persone fisiche. Dopo la riforma del governo Draghi, oggi ce ne sono quattro:

  • il 23% fino a 15mila euro (lordi annui, il che vale per tutte le voci);
  • il 25% fino a 28mila euro;
  • il 35% fino a 50mila;
  • il 43% oltre questo livello.

Questo significa che se si guadagnano 20mila euro, il prelievo sarà fino a 15mila euro del 23%, mentre salirà di due punti percentuali per gli altri 5mila euro. Questo in generale, dato che poi c’è una giungla di detrazioni e deduzioni che consente una serie di riduzioni.

L’obiettivo dell’esecutivo è passare a tre sole aliquote – 23%, 27% e 43% - con un generale abbassamento del carico fiscale sulla cittadinanza. Anche se mancano i dettagli, si tratta di un progetto ambizioso, dato che tagliare un punto di Irpef costa non meno di 4 miliardi, per cui in questo caso si tratterà di trovare risorse per non meno di 13-16 miliardi secondo le prime stime degli analisti. Da dove arriveranno non è dato saperlo, almeno al momento.

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Tassa piatta per tutti

Un primo assaggio di riforma è stato fatto a partire da quest’anno con l’estensione della flat tax al 15% per partite Iva fino a 85 mila euro di ricavi, vale a dire 20mila in più rispetto a quanto previsto finora. Questo prelievo secco impedisce tuttavia di usufruire di detrazioni e deduzioni fiscali.

I professionisti che superano questa cifra possono contare sulla novità della flat tax per il reddito incrementale. Il meccanismo è un po’ complesso, ma solo in apparenza. Affinché scatti questa tassa piatta si prendono gli ultimi tre anni (2020, 2021 e 2022) e si individua quello con gli incassi più elevati. Se nel 2023 i ricavi saranno superiori, il prelievo su questa componente sarà solo del 15%, con franchigia del 5%.

Facciamo un esempio: se nel triennio considerato come riferimento il top è stato di 100mila euro e quest’anno se ne guadagnano 140mila, il guadagno maggiorato è di 40mila euro. Va tolto il 5% di franchigia (calcolato sul reddito più elevato in passato, si tratta di 5mila euro) e quindi ne restano 35mila. Su questo ammontare le imposte da pagare non saranno del 44% circa (43% di aliquota Irpef più addizionali varie), ma solo del 15%. Quindi, anziché versare allo Stato per questo extra-guadagno 15.400, l’esborso sarà limitato a 6.600 euro. Un bel risparmio, non c’è che dire.

Ora l'ipotesi è di introdurre una tassa piatta anche per i dipendenti, probabilmente a iniziare dai redditi più bassi, per poi passare solo in un secondo momento a misure tipo la flat tax incrementale che andrebbe a premiare gli aumenti di stipendio.

Il quoziente familiare

La riforma dell’Irpef dovrebbe incrociarsi con l’introduzione del quoziente familiare al posto dell’Isee per calcolare la capacità reddituale delle famiglie e come benchmark per l’accesso ai benefici del welfare, come sconti o esenzioni relativi alle utenze domestiche.

L’Isee è un indice che esprime la capacità di reddito di un nucleo familiare, includendovi una quota del patrimonio mobiliare e immobiliare (investimenti finanziari, case, automobili e così via). Il dato finale pesa il primo componente 1, il secondo 0,57, il terzo (che corrisponde al primo figlio) 0,47, il quarto (che corrisponde al secondo figlio) 0,42 e così via per premiare le famiglie numerose. Quest’ultimo concetto viene rafforzato dal sistema familiare, che stabilisce le aliquote d'imposta in base al numero e alla condizione (disabilità, età, grado di parentela) dei componenti del nucleo familiare.

Fra le variabili considerate, il fatto di essere sposati, celibi, divorziati o vedovi (con i primi che hanno un coefficiente più alto) tenendo poi conto se ci sono o meno minori a carico, con quote maggiorate in caso di presenza di disabili. In questo modo si supererebbero alcuni limiti dell’Isee, a cominciare dalla regressività delle imposte indirette sui consumi dei redditi familiari più bassi. Pertanto dovrebbe essere sostituito dal quoziente familiare, “che tiene conto del reddito del nucleo come sommatoria di tutti i redditi applicando poi al denominatore dei coefficienti in base alla numerosità della famiglia”, stando a quanto dichiarato dallo stesso Leo.

Sullo sfondo resta il quesito di sempre: come finanziare questa eventuale misura, considerato anche che il rialzo dei tassi rende ben più gravoso di un anno fa il ricorso a nuovo debito?

A cura di: Luigi dell'Olio

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