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Il Coronavirus penalizza il credito

Secondo i dati raccolti da Crif, a settembre i presiti personali e finalizzati hanno accusato una contrazione complessiva del 3,6% rispetto allo stesso periodo del 2019, a conferma di una dinamica negativa che perdura dal mese di marzo, con la sola eccezione di agosto.

Pubblicato il 30/10/2020
Il Coronavirus penalizza il credito

Il Covid-19 torna a far paura, con i contagi che in Italia sfiorano i 30mila. Di pari passo, crescono i timori per un nuovo lockdown, con tanto di effetti sulle abitudini di consumo delle famiglie. Si spende sempre meno e quando lo si fa i piani di acquisto vengono ponderati con molta attenzione. Un contesto che sta impattando negativamente anche sulla propensione a rivolgersi agli istituti di credito.

Non è un caso, quindi, che anche a settembre si rileva una contrazione del numero delle richieste di prestiti. In particolare, i dati raccolti da Crif evidenziano una flessione per i prestiti personali e finalizzati del 3,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e confermano una dinamica negativa che perdura ininterrottamente da marzo, con la sola eccezione di agosto. “La situazione contingente, determinata dall’emergenza sanitaria, ha influito sui comportamenti delle famiglie e sulla pianificazione delle spese e degli impegni finanziari. Relativamente alla propensione a rivolgersi agli istituti di credito, con la fine del lockdown si è velocemente tornati sui livelli pre crisi per le richieste di prestiti finalizzati, mentre quelli personali battono ancora il passo - commenta Simone Capecchi, executive director di Crif –.

Tra i trend che si sono consolidati in questi mesi va sottolineata anche la forte accelerazione subita dalla digitalizzazione dei processi del credito, sempre più agili e veloci per garantire l’easy-onboarding della clientela. Nello specifico, l’offerta di soluzioni sempre più mirate sulle esigenze del singolo consumatore ma anche a portata di click e in grado di garantire la migliore customer experience è destinata a rappresentare una chiave fondamentale per il rilancio del comparto”.

Prestiti personali in difficoltà

Da un’analisi più approfondita dei dati raccolti da Crif risulta però che la performance negativa del comparto è totalmente ascrivibile alla flessione delle richieste di prestiti personali, che nell’ultimo mese di osservazione sono crollate del 13,8%, mentre quelle di prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi hanno fatto segnare un incremento del 4,4%, confermando il consolidamento del trend in atto ormai da 4 mesi.

Per quanto riguarda l’importo richiesto, il valore medio complessivo (considerando quindi sia i prestiti personali sia quelli finalizzati) si è attestato a settembre a 9.320 euro, rimanendo pressoché stabile rispetto allo stesso mese del 2019 (+0,9%). Entrando più nel dettaglio, per quanto riguarda i prestiti finalizzati l’importo medio è stato di 7.347 euro, mentre per i prestiti personali di 12.385 euro.

Importi più bassi ma più a lungo

Relativamente alla distribuzione delle richieste per fascia di importo, la rilevazione di settembre mette in evidenza una crescita del 3,1% per la classe al di sotto dei 5mila euro, che per altro resta maggioritaria con una quota pari al 47,6% del totale, in virtù della preponderanza dei piccoli finanziamenti nel credito al consumo. Per quanto riguarda i prestiti finalizzati, l’incidenza delle richieste con importo inferiore ai 5mila euro è pari addirittura al 60,2% del totale.

L’analisi della distribuzione delle richieste di prestiti sulla base della durata del finanziamento, invece, conferma che, anche nel mese di settembre, la classe in cui si sono maggiormente concentrate le preferenze degli italiani è quella superiore ai 5 anni, con il 25,9% del totale. Nel complesso, 2/3 delle richieste prevede piani di rimborso con una durata superiore ai 24 mesi. Per quanto riguarda i prestiti finalizzati, le richieste si sono concentrate principalmente nella fascia di durata inferiore ai 12 mesi (22,7% del totale), mentre per i prestiti personali le preferenze degli italiani si stanno indirizzando sempre di più sui piani di rimborso superiori ai 5 anni, che arrivano a spiegare il 45,6% del totale.

A cura di: Gabriele Petrucciani

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