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Come comportarsi se si presta denaro a un amico o un parente?

Quando si presta una somma di denaro a un parente o a un amico, anche se infruttifero e a titolo gratuito, sarà opportuno mettere per iscritto il “contratto” per consentire di tracciare l’operazione e dimostrare il trasferimento della somma a titolo gratuito.

Pubblicato il 31/10/2020
Come comportarsi se si presta denaro a un amico o un parente?

La pandemia ci ha dato solo una tregua e nel giro di qualche settimana è tornata ad attaccare, trovandoci a dir poco impreparati. Sono tante le famiglie e le imprese in difficoltà, ed è per questo che si diffondono le iniziative di aiuto e solidarietà nei confronti di chi ne ha più bisogno.

È così anche nelle famiglie e tra amici, che in questo momento possono diventare una risorsa importante per far fronte alle necessità. Aumentano infatti i prestiti tra parenti e amici, classificabili come prestiti tra privati non regolamentati, per lo più piccole somme scambiate a cui comunque occorre fare molta attenzione nel rispetto delle regole e della legge.

I prestiti infruttiferi

Si definiscono così i finanziamenti che non prevedono interessi, differentemente dai prestiti fruttiferi che invece contemplano oltre la restituzione della somma, la corresponsione degli interessi maturati lungo l’intera durata del finanziamento.

Si deve ricordare che nel momento in cui si cede una somma di denaro in prestito, la legge regola l’azione come un vero e proprio contratto di mutuo. L’articolo 1813 del Codice Civile 2020 dice infatti che il mutuo è il contratto col quale una parte consegna all'altra una determinata quantità di denaro o di altre cose fungibili e l'altra si obbliga a restituire altrettante cose della stessa specie e qualità.

L’importanza di formalizzare l’operazione

Tuttavia, anche se il prestito è infruttifero e a titolo gratuito, sarà opportuno mettere per iscritto il “contratto” tra gli amici o i parenti, per il semplice fatto che questo consente di tracciare l’operazione e dimostrare in ogni caso che il trasferimento della somma di denaro ha avuto come causale l’elargizione di un prestito a titolo gratuito.

Questa formalizzazione consente di difendersi contro eventuali accertamenti e mantenere una posizione di trasparenza nei confronti del fisco.

La scrittura privata

È bene dunque produrre un documento che attesti la natura del prestito e l’esistenza dell’obbligazione. Una scrittura privata è una lettera che contiene gli estremi dei due soggetti, l’importo dell’operazione, la modalità e i tempi di restituzione del denaro. La cosa migliore è dare valore legale al documento, inviandolo con posta elettronica (PEC) oppure apponendo sul foglio una marca da bollo.

Riguardo alla transazione, è bene che avvenga con strumenti tracciabili: un bonifico o un assegno, anche in considerazione del fatto che la legge vieta l’uso del contante oltre la soglia dei 2.000 euro.

Attenzione anche alla causale corretta da utilizzare sul bonifico, quanto più dettagliata per evitare poi di suscitare sospetti.

La legge sul limite dei trasferimenti in denaro contante

Dopo l’altalena degli ultimi anni che ha attribuito svariate soglie al limite di utilizzo del contante, quest’anno il Governo ha definito il primo step di un obiettivo più lungimirante nella conduzione della lotta all’evasione fiscale.

Il primo passo riguarda la soglia intermedia a cui si è passati dai precedenti 3.000 euro, vale a dire il limite di 2.000 euro. Non sono ammesse transazioni in denaro contante che superino questa cifra neanche tra familiari, anche se si trattasse di una donazione o di un prestito. Se si supera la soglia consentita, è necessario ricorrere a un bonifico, un pagamento digitale o con carta.

A cura di: Paola Campanelli

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