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Flat tax: l’impatto delle misure esistenti e quelle in cantiere

Il prossimo passo potrebbe essere l'estensione del regime forfettario in materia Irpef alle associazioni tra professionisti, composte in maggioranza da under 36. Si tratta di uno dei punti qualificanti della delega fiscale appena approvata in sede parlamentare.

Pubblicato il 31/05/2023
sacco con scritta tassa e monete
Flat tax

La flat tax è una delle promesse fatte con maggiore insistenza dal centrodestra nel corso dell’ultima campagna elettorale e non sorprende che la misura sia tra gli assi portanti della riforma fiscale in cantiere. Intanto diverse tasse piatte sono già presenti nel nostro ordinamento, con impatti considerevoli sui conti pubblici.

La delega fiscale e la tassa piatta in vista per i giovani

Tra gli ultimi emendamenti alla delega fiscale approvati dal Parlamento vi è la flat tax per gli under 35. L’obiettivo è applicare il regime forfettario, oggi previsto per i singoli titolari di partita Iva (sono circa 2 milioni gli utilizzatori tra professionisti, autonomi e imprenditori) con ricavi fino a 85mila euro (il limite era 65mila euro fino all’ultima manovra di Bilancio), anche alle associazioni professionali, alle società tra professionisti o alle imprese familiari composte al massimo da tre under 35. Una novità non da poco, considerato che l’aliquota da applicare è il 15%, anche se questo significa rinunciare alla possibilità di altre deduzioni e detrazioni.

Tra gli altri emendamenti che hanno ricevuto il via libera c’è anche l’ampliamento dell’utilizzo del modello F24 come mezzo di pagamento unico di qualsiasi imposta, tassa o contributo a enti pubblici.

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Le tasse piatte già previste dal nostro ordinamento

La flat tax è una misura che da sempre divide i partiti e l’opinione, in quanto violerebbe il principio di progressività previsto dalla Costituzione (secondo l’art.53, l’imposta che i cittadini sono tenuti a versare è proporzionale all'aumentare della loro possibilità economica), ma in realtà ne esistono di diverse nel nostro ordinamento ordinario. Se quella sull’Irpef consente allo Stato di incassare meno della metà dei 6,5 miliardi altrimenti a carico dei contribuenti oggi beneficiati, il conto totale arriva a 10 miliardi, considerando solo quelle a regime e quelle per le quali la commissione di esperti del ministero dell’Economia ha svolto le proprie analisi.

Un peso importante lo riveste la cedolare sugli affitti, che nel 2022 è stata scelta da 2,7 milioni di locatori e ha effetti finanziari negativi di 2,9 miliardi per l’Erario (tra Irpef, addizionali e imposta di registro). Una misura che prevede un prelievo del 20% anziché l’aliquota marginale Irpef, che è stata introdotta con l’obiettivo di frenare il diffuso nero del settore.

Altre hanno impatti ben minori, come la sostitutiva di 100 euro per la raccolta di tartufi e funghi (effetti finanziari negativi di 1,2 milioni) e quella del 15% sulle lezioni private degli insegnanti (appena 300mila euro di effetti stimati dagli esperti del ministero dell’Economia e delle finanze).

In assoluto 10 miliardi sono poca cosa rispetto ai 205,8 miliardi di gettito Irpef raccolto dall’Erario nel 2022, ma per le disastrate casse dello Stato si tratta di un ammanco non da poco. In una stagione come quella che stiamo attraversando, caratterizzata da tassi di interesse crescenti, continuare a indebitarsi non è certo un bene per il futuro del nostro Paese.

Verso un rafforzamento delle tasse piatte

Questo in teoria, dato che nella pratica non sembrano esservi margini per tornare indietro, a meno che non avvengano cataclismi, come potrebbe essere una crisi del debito pubblico con conseguente intervento delle autorità internazionali per gestire le emergenze. I regimi fiscali sostitutivi sono costantemente aumentati negli ultimi anni e la volontà politica dell’attuale maggioranza parlamentare è di continuare su questa strada, come accennato all’inizio.

Del resto, già da quest’anno è stata introdotta un’altra flat tax, incrementale, per i titolari di partita Iva che non applicano il forfettario. E poi c’è la sostitutiva del 5% sulle mance raccolte tramite il datore di lavoro e riversate a camerieri e altri addetti del turismo. L’esperienza dimostra che le imposte sostitutive sono facili da introdurre e quasi impossibili da cancellare, ma spesso anche solo da tagliare.

A cura di: Luigi dell'Olio

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