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Dl Ristori, un sostegno da 18 miliardi di euro
Contributi a fondo perduto, prolungamento della cassa integrazione, ma non solo. Il Dl Ristori da 18 miliardi di euro comprende numerose misure di sostegno a favore di imprese e lavoratori autonomi. Introdotte anche importanti modifiche alla disciplina sul sovraindebitamento.

In tempi di Covid-19, la parola d’ordine è “Ristori”. Quattro gli ultimi decreti emanati dal governo tra ottobre e novembre del 2020, che sono stati poi accorpati in un unico Dl (il 137/2020) convertito in legge lo scorso 18 dicembre. Un provvedimento “cumulativo”, da oltre 18 miliardi di euro, che contiene numerose misure a sostegno di imprese e lavoratori autonomi, tra cui contributi a fondo perduto, sospensione di imposte, contributi e versamenti, nuove settimane di cassa integrazione e prolungamento del reddito di emergenza. E ancora, oltre a mantenere ferme le misure in materia di lavoro finalizzate a fronteggiare il periodo emergenziale connesso alla pandemia, introduce anche importanti modifiche alla disciplina sul sovraindebitamento.
Contributi a fondo perduto
Sono 5,5 i miliardi che sono stati stanziati come contributo a fondo perduto per i soggetti con partita Iva aperta alla data del 25 ottobre 2020. “Soldi” saranno elargiti a chi ha dovuto chiudere o limitare la propria attività. Le platee che potranno beneficiare di questo contributo includono anche le imprese con fatturato maggiore di 5 milioni (con un ristoro pari al 10% del calo del fatturato, oltre a bus turistici, fotoreporter, attività di musei, biblioteche, archivi, agenti e rappresentanti di commercio, e il commercio al dettaglio di calzature. Previsto un sostegno anche alle attività con sede nei centri commerciali, nonché bar, ristoranti, pasticcerie, gelaterie e alberghi. Ma la novità più importante è la detassazione dei contributi e indennità di qualsiasi entità, che dunque non concorreranno alla formazione dell’imponibile ai fine Irpef e Ires e alla formazione del valore della produzione ai fini Irap.
Sospeso il canone unico
Nei primi tre mesi del 2021, ristoranti e tutti gli esercizi di somministrazione di pasti e bevande sono esonerate dal pagamento del canone unico, che dal 2021 sostituisce la Tosap, la Cosap, l’imposta comunale sulla pubblicità e il diritto di affissione e il canone per l’occupazione delle strade. Un provvedimento simile è stato adottato anche per i venditori ambulanti che, sempre nel primo trimestre di questo nuovo anno, non dovranno pagare il canone di concessione per l’occupazione delle aree e degli spazi appartenenti al demanio.
Canoni di locazione
Previsto un contributo a fondo perduto a chi ridurrà i canoni di affitto per i contratti in essere al 29 ottobre 2020. Il contributo sarà pari al 50% della riduzione, entro un limite massimo annuo di 1.200 euro per locatore. Per poter “approfittare” di questo “supporto”, però, l’immobile dovrà essere l’abitazione principale del locatario ed essere ubicata in un comune ad alta tensione abitativa.
Secondo acconto a rate
Il Dl Ristori ha inoltre inserito un’agevolazione di pagamento del secondo acconto di Irpef e Irap, che potrà essere rateizzato fino a un massimo di quattro rate mensili dello stesso importo. La prima rata dovrà essere versata entro il 30 aprile 2021. Un’agevolazione che riguarderà tutti gli esercenti attività, arte o professione con un fatturato 2019 inferiore a 50 milioni di euro e che nei primi sei mesi del 2020 hanno perso almeno il 33% in termini di giro d’affari. Condizioni che verranno meno per tutte le imprese che hanno il domicilio fiscale o la sede operativa nelle zone rosse.
Sostegno ai lavoratori
Fronte occupazionale, i quattro decreti ristori riuniti nel Dl convertito in legge il 18 dicembre hanno prolungato di 6 settimane, quindi fino al 31 gennaio 2021, una serie di misure a tutela dei redditi e a sostegno dell’occupazione. Tra queste, la cassa integrazione con causale Covid-19 e il blocco dei licenziamenti per ragioni economiche. Infine, il reddito di emergenza è stato esteso per altre due mensilità sia ai lavoratori autonomi sia alle categorie marginali del lavoro dipendente.
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