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Deloitte: primi segnali di ripresa dei consumi

Pubblicato il 19/05/2020
Deloitte: primi segnali di ripresa dei consumi

La fase 2 della pandemia da coronavirus inizia su posizioni guardinghe per la maggioranza degli italiani: c’è una lieve ripresa della domanda ma, ancora, il 50% è sempre preoccupato per la propria salute, anche se meno rispetto al 56% di metà aprile, e il 66% per quella dei propri familiari (69%). È la fotografia scattata dallo studio ‘Deloitte State of the Consumer Tracker’ che, in 13 Paesi al mondo, ha posto domande per rilevate il sentiment dei consumatori su quando torneremo alle abitudini sociali? Quando ci sentiremo sufficientemente sicuri per rientrare in ufficio, andare al ristorante, andare a un evento o viaggiare?

Cala il timore di non rispettare i pagamenti

Oltre alla salute (aspetto che preoccupa di più in Cina, India, Spagna, Canada e Giappone), cosa oggi impensierisce di più gli italiani? Se guardiamo l’aspetto economico/finanziario, spaventa l’ipotesi di non poter fare importanti acquisti per lungo tempo (54% vs 52% nell’indagine di aprile), seguita dall’idea di perdere il lavoro (42% vs 48%) e non rispettare i pagamenti e indebitarsi (35% vs 43%). Nel complesso, secondo l’analisi, nel nostro Paese ci sono timidi segnali rassicuranti per la situazione finanziaria. I più tranquilli sul fronte occupazione sono invece Francia e Olanda e i più angustiati per le scadenze dei pagamenti Olanda e Giappone.

Velocità di acquisto dipenderà dall’impatto della crisi

L’affievolimento dei timori è commentato da Patrizia Arienti, consumer industry leader di Deloitte, secondo cui “questi primi dati a confronto vanno interpretati come un, seppur debole, segno di ripartenza che ci fa ben sperare per le settimane a venire”. I consumatori, ha aggiunto, “torneranno inevitabilmente a comprare, anche se in modi diversi e con velocità diverse, la domanda dipenderà molto dallo stato d'animo. Sicuramente, anche in base all’intensità dell’impatto della crisi economica, ci sarà una revisione delle priorità che si rifletterà nella vita quotidiana e nella scelta di come e quanto spendere”.

Diminuisce la spinta all’accumulo

Le abitudini di acquisto degli italiani sembrano normalizzarsi. Manifestano infatti un po’ più di sicurezza ad acquistare negli store (32% vs 28%), così come inizia a ridimensionarsi l'abitudine di fare scorte e rifornimenti per più settimane (44% vs 50%). Rimane costante l'intenzione di acquistare local (42%), da brand che hanno reagito bene alla crisi (35%), così come è stabile il timore rispetto alla condivisione dei dati nello lo shopping online (27%). Al riguardo è da rilevare l’aumento dell’e-commerce di cibo e bevande da asporto (39% vs 32%), grazie all’aggressiva politica delle consegne a domicilio adottata dai ristoranti.

L’obbligo ‘digitale’ della quarantena sta venendo meno

Con l'inizio delle riaperture, gli italiani iniziano a ridurre l'uso dei servizi digitali. In particolare, secondo lo studio di Deloitte, inizia a calare la scelta dello streaming entertainment (55% vs 60%), che comunque resta utilizzato da più della metà del campione, e l'uso di corsi online dalla ginnastica alla formazione (34% vs 38%). Un lieve segnale di ripresa anche nelle intenzioni di spesa di beni non necessari, che rimane comunque negativo: si inizia a vedere infatti un aumento negli acquisti di carburante per auto (-48% vs -38%) e cali di ordinazioni online dai ristoranti (-31% vs -40%), di abbigliamento (-29% vs -38%) e arredamento (-51% vs -59%). 

Prudenza sugli acquisti importanti, ancora distanti i viaggi

In linea con il trend dell'intenzione di rimandare acquisti di rilievo, aumenta anche la volontà di tenere l'attuale veicolo più a lungo di quanto preventivato (59% vs 56%), così come sono rimandate le opere di manutenzione (44% vs 51%), mentre resta valida l’ipotesi di vagliare l’acquisto online per l’auto (16%). Per quanto riguarda i trasporti, gli italiani hanno dichiarato di voler limitare per i prossimi 3 mesi l’uso dei mezzi pubblici (71% vs 68%), mentre rimane alta l'idea di possedere un veicolo (82% vs 84%). C’è anche molta cautela nel settore del turismo: resta bassa la quota di chi si sente sicuro a volare (20% vs 19%), soggiornare in hotel (24% vs 21%) e ancora pochissimi pianificano viaggi (13% vs 14%).

A cura di: Fernando Mancini

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