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Credito: a ottobre piani di ammortamento più lunghi
Gli italiani, per non incidere troppo sul bilancio familiare, chiedono finanziamenti con piani di ammortamento più lunghi. Secondo il Barometro Crif oltre il 76% dei mutui accesi hanno registrato una durata media superiore ai 15 anni. Intanto, con la ripresa dei contagi, è tornata la cautela.

Il mercato del credito è sempre influenzato dall’andamento della pandemia, ma mostra comunque una buona resistenza di fondo ed è pronto a reagire ad ogni input positivo. D’altronde i tempestivi provvedimenti adottati in questi mesi dagli organismi di vigilanza e dai legislatori per contrastare gli effetti del Covid-19 sulla dinamica dei finanziamenti sono risultati efficaci: hanno reso più fluidi i processi dei prestiti e permesso maggiore flessibilità – in questo senso – alle banche. Questo scenario di fondo non è stato intaccato nemmeno dall’aumento della prudenza degli italiani registrato in sintonia con la ripresa dei contagi.
Il 76% dei mutui prevede una durata superiore ai 15 anni
Nelle ultime settimane gli italiani sembrano infatti avere tirato il freno a mano, cercando di posticipare gli impegni che incidono in modo più significativo sul budget familiare. In ottobre, come rileva il Barometro di Crif, è stato riscontrato il progressivo allungamento dei piani di rimborso dei finanziamenti accesi, con oltre il 76% delle richieste di mutuo che prevede una durata superiore ai 15 anni.
Nello stesso tempo, per quanto riguarda i prestiti, le richieste con piani di rimborso superiori ai 2 anni arrivano a spiegare il 66,4% del totale, con la classe superiore ai 5 anni che da sola ha un’incidenza superiore al 25%.
Correzione temporanea, gli italiani puntano agli ecobonus
Sulla correzione delle richieste di finanziamenti pesano anche effetti tecnici. Alla luce di un quadrimestre caratterizzato dal deciso recupero verso i volumi pre-crisi (risalita partita con la fine del lockdown, iniziata a maggio) risulta infatti praticamente fisiologica la battuta di arresto dello scorso mese.
Una pausa che dovrebbe per altro rivelarsi temporanea. Gli italiani, infatti, possono solo avere rinviato gli investimenti, per esempio sulla casa o su una nuova auto, ma – come hanno mostrato in questi mesi – hanno tutta l’intenzione di sfruttare le opportunità offerte dalla detrazione fiscale del 110% (casa) o dagli ecobonus (auto).
Le richieste di finanziamenti in ottobre
Dal Barometro Crif emerge per ottobre una diffusa flessione delle richieste di credito delle famiglie italiane: in particolare quelle relative a nuovi mutui e surroghe sono calate del 7,5% su base tendenziale, quelle di prestiti personali del 16,3% e quelle dei prestiti finalizzati del 3,1%.
Contestualmente l’importo medio dei finanziamenti richiesti è risultato relativamente stabile per i mutui, attestatosi a 133.251 euro (-0,3%) e in calo solo dell’1,5% a 9.279 per i prestiti. Questi ultimi, nel dettaglio, per quanto riguarda quelli finalizzati l’importo medio è risultato pari a 6.966 euro e quello dei prestiti personali a 12.620 euro.
Sospensione delle rate dei contratti più onerosi
Intanto gli italiani trovano supporto negli interventi governativi e di categoria in materia di sostegno del credito e dei redditi. Nello specifico, secondo la ricerca di Crif, le moratorie e la finanza agevolata hanno avuto un perimetro di applicazione ampio, tanto che circa il 25% del totale degli impieghi bancari sono stati interessati da tali interventi. Per la sospensione delle rate, quasi la metà è rappresentata da mutui immobiliari (48,7% del totale). A seguire, il 14,2% delle moratorie ottenute dalle famiglie riguarda mutui di liquidità contro l’8,7% dei prestiti finalizzati e il 5,7% dei contratti di leasing e altri prodotti.
Lombardia leader nelle moratorie
Per quanto riguarda l’applicazione della moratoria alle famiglie nelle diverse regioni del Paese, fatto 100 il totale dei contratti sospesi, il 19,6% si concentra in Lombardia, che precede nell’ordine il Piemonte (11,6% del totale), l’Emilia Romagna (con il 10,7%) e il Lazio (8,5%). Seguono il Veneto (8,3%), la Toscana (7,1%), la Sicilia e la Campania (entrambe con il 5,5%).
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