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Cosa attendersi dalla prossima riunione della Bce
La data cerchiata in rosso è quella del 27 ottobre, quando la Banca Centrale Europea deciderà se alzare ancora i tassi d'interesse. Le stime degli analisti propendono per il sì, ma si dividono sull'importo: 0,50 o 0,75%, con un nuovo rialzo in vista a dicembre.

“I tassi continueranno a salire”. È il messaggio inequivocabile che si legge nei verbali dell’ultima riunione della Bce, che si è svolta l’8 settembre scorso. Un’indicazione chiara per la sessione del 27 ottobre e, molto probabilmente, anche per quella del 15 dicembre. Anche se, guardando più a medio termine, non è detto che la stretta prosegua con questa intensità, a maggior ragione se l’economia dell’Eurozona finirà in recessione.
Cerchiamo di capire cosa potrà accadere nei mesi a venire e quale il possibile impatto sui finanziamenti per le famiglie.
Conto alla rovescia iniziato
Un breve excursus può aiutare a capire a che punto siamo. Lo scorso luglio, dopo undici anni di tassi zero, la Banca Centrale Europea ha portato il tasso principale allo 0,50%, il tasso sui depositi a zero e quello sui prestiti marginali a 0,75%. Una decisione conseguente a un profondo cambio di scenario: dopo anni di sforzi vani per cercare di far salire i prezzi al consumo in prossimità del 2% (secondo la missione della Bce), di colpo dal 2021 si è assistito a un’impenna dell’inflazione, prima considerata di breve durata e poi rivelatasi persistente.
Tanto che nella riunione di settembre la Bce ha deciso per un nuovo ritocco all’insù, anzi per il rialzo più consistente della sua storia, ben lo 0,75%. Se questo sarà sufficiente a frenare la corsa dell’inflazione, ormai proiettata verso il 10% in tutta Europa è tutto da dimostrare (il balzo è dovuto quasi esclusivamente alla componente energia, che viene importata e sulla quale pertanto la stretta monetaria non incide in maniera decisiva), ma intanto è chiaro che raffreddare i prezzi è la priorità dell’Eurotower, così come delle altre Banche Centrali dei Paesi occidentali.
Cosa accade ora
Detto del passato, la riunione del 27 ottobre vedrà un nuovo ritocco all’insù dei tassi: resta solo da capire se di mezzo punto o dello 0,75%, dato che proprio i verbali dell’ultima riunione hanno evidenziato una diversità di vedute tra i membri dell’Eurotower. Le posizioni sono due: da una parte chi propende per una stretta limitata, considerata la condizione difficile in cui già versano famiglie e imprese, con l’auspicio che questo basti a scongiurare una recessione; dall’altra chi invece ritiene che occorra affrontare di petto la situazione per evitare che l’elevata inflazione si riveli ancora più persistente.
L’impatto sui finanziamenti
Secondo l’Osservatorio Finanziamenti di PrestitiOnline.it, una stretta ulteriore avrà un impatto limitato sui prestiti con una durata più lunga. Prendiamo l’ipotesi di un rialzo dello 0,75% tra qualche giorno: oggi il miglior tasso per un prestito liquidità di 10.000 euro a 3 anni è pari al 5,53%, mentre uno nuovo avrebbe un tasso del 6,69% con una rata mensile da 307 euro (+1,1%).
Nel caso di un secondo aumento di 75 punti base, la rata si alzerebbe a 311 euro al mese, pari al 2,2% in più. L'impatto sarebbe ancora più significativo per un prestito più lungo o di importo maggiore.
Le ricadute sui mutui
Quanto ai mutui, nulla cambierebbe per chi ha in essere un contratto a tasso fisso. Mentre ci sono da attendersi rialzi per il variabile, anche se con tempistiche e intensità non così immediate, considerato da una parte che il mercato tende ad anticipare le mosse della Bce e dall’altra che le banche impiegano qualche settimana ad adeguarsi ai mutamenti di politica monetaria.
Detto del 2022, sul prossimo anno regna l’incertezza. Infatti, se davvero l’Eurozona cadrà in recessione, c’è da attendersi un atteggiamento più accomodante da parte della Bce e non è escluso che per fine 2023 ricomincino i tagli.
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