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Auto: rimbalzo delle vendite in agosto e settembre
Spunto di orgoglio per il mercato automobilistico: dopo 13 cali mensili di seguito, le vendite di auto sono cresciute del 9,9 per cento in agosto e del 5,4 in settembre. Il mercato, tuttavia, resta sui minimi livelli degli ultimi 60 anni. Incentivi insufficienti. Concessionari pessimisti.

In un momento inatteso, in concomitanza con le ferie estive e la ripresa delle attività e nonostante la corsa dell’inflazione e la crisi del caro-bollette, ecco che il mercato dell’auto italiano mostra uno spunto di orgoglio: dopo ben tredici cali mensili di seguito, le immatricolazioni di autovetture nel nostro Paese sono infatti cresciute, su base tendenziale, del 9,9% in agosto e del 5,4% (di 110.976 unità) in settembre.
Il saldo dei primi nove mesi dell’anno, secondo i dati del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, resta comunque di segno negativo: le vendite di vetture sono ammontate infatti a 976.055 unità, in ribasso del 16,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Le immatricolazioni restano comunque ai minimi da 60 anni
Il rimbalzo delle registrazioni di nuove vetture in questi due mesi non cambia tuttavia lo stato della crisi in cui versa - dallo scoppio della pandemia (a inizio 2020) - il mercato dell’auto in generale e quello italiano in particolare.
I segnali positivi sono troppo deboli per farlo e, se poi facciamo riferimento al periodo precedente la pandemia, cioè allo stesso periodo del 2019, la criticità del quadro è ancora più evidente: le immatricolazioni sono crollate del 33,5%. Rispetto a tre anni fa ne mancano quindi all’appello 492.182. Con una buona dose di ottimismo, in Promotor stimano che il 2022 si chiuderà intorno a quota 1,2 milioni di vendite di nuove auto, livello da fine anni ’60 del secolo scorso.
Gli incentivi non sufficienti per risvegliare il mercato
Nessuno azzarda soluzioni su come rivitalizzare il mercato e gli aiuti del Governo non sembrano andare nella direzione voluta, come i recenti ulteriori interventi adottati per favorire l’acquisto di auto ecologiche. Questo tipo di interventi, infatti, da un lato non sono immediatamente operativi (lo saranno solo dopo un iter burocratico che è lungo e farraginoso) e, dall’altro, presentano un’oggettiva difficoltà nell’essere utilizzati dai potenziali beneficiari.
Infatti, fanno notare gli esperti, questi interventi, come è giusto che sia, in primis privilegiano i percettori di redditi bassi e le soluzioni ecologiche. Ma i percettori di redditi bassi possono permettersi soluzioni ecologiche avanzate?
Difficoltà oggettiva a usufruire degli stimoli green
La risposta a questa domanda è, al momento, negativa. C’è infatti da considerare che le vetture più rispettose dell’ambiente (da quelle con motori endotermici a basse emissioni a quelle ibride o totalmente elettriche) sono infatti molto più care di quelle oggi sul mercato e, di fatto, meno accessibili all’automobilista medio.
I numeri confermano questa situazione perché, secondo gli esperti, gli stanziamenti per incentivi alle soluzioni ecologiche si dimostrano sistematicamente del tutto esuberanti e non certo in grado di dare al mercato dell’auto e all’ecologia la spinta di cui avrebbero bisogno. Sempre i numeri dimostrano invece che gli incentivi che hanno dato risultati positivi immediati sono quelli per le auto con alimentazione tradizionale ed emissioni contenute.
Concessionari pessimisti
Dall’inchiesta di settembre emerge che ben il 43% dei concessionari è pessimista anche sul prossimo futuro. Solo la ‘paura’ della pandemia sembra essersi (per ora) attenuata come fattore d’influenza nelle scelte dei potenziali acquirenti di un’auto, mentre tutti gli altri fattori che alimentano la crisi del settore sono pienamente attivi e, forse, anche in una forma più virulenta: dalla guerra in Ucraina al rallentamento dell’economia, dalla corsa dell’inflazione ai persistenti problemi alla supply chain (che incide direttamente sull’offerta).
Il 96% dei concessionari dichiara di non avere giacenze di auto nuove sufficienti per soddisfare la domanda. A ciò si aggiunge che la carenza di auto nuove ha molto stimolato la domanda di auto usate per cui l’82% dei concessionari dichiara di avere giacenze insufficienti anche di auto usate.
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