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Consumi: il crollo dei primi cinque mesi

Il bilancio dei consumi dei primi cinque mesi di quest’anno è a dir poco drammatico: la pandemia, infatti, ha colpito fortemente il commercio, che per altro aveva già un trend in decrescita nei mesi precedenti il lockdown. In questo periodo sono andati particolarmente male i consumi nella ristorazione, nell’abbigliamento e nel comparto ‘non food’. È quanto emerge dall’analisi effettuata da Confimprese-EY, che (escludendo il canale online) per maggio riporta un calo complessivo della domanda pari a -57% annuo. La contrazione accumulata tra gennaio e maggio (compresi quindi i mesi di blocco totale) è del 46% sull’analogo periodo del 2019.
Si salva solo l’e-commerce
L’Osservatorio Confimprese-EY, ricordando che i consumi già nel semestre luglio-dicembre 2019 accusavano un –4,4% (influenzati da un novembre nero: -10%), rivela che in questi cinque mesi quello dell’abbigliamento è il settore in maggiore sofferenza con -49%, seguito dalla ristorazione -45% e da altro ‘non food’ -40%. Nei canali di vendita, secondo i dati ufficiali, il travel è crollato al -54%, mentre l’e-commerce ha registrato un incremento del 136% a maggio. La gelata dei consumi è stata pressoché omogenea. I trend per aree geografiche sono simili tra loro: Nord-ovest in flessione del 47%, Nord-est e Centro del 46%, il Sud del 44%.
La zavorra del lockdown
Com’era prevedibile, il lockdown ha condizionato l’intera prima parte dell’anno. Dopo una partenza già in salita (-0,6% a gennaio e -3,4% a febbraio), infatti, c’è stato il crollo: -78% a marzo, -90% in aprile e -57% in maggio. Unico settore che ha mostrato in questa fase una resistenza rispetto al trend generale, comunque lieve, è stato quello del ‘non food’, grazie alla combinazione tra l’apertura anticipata di alcune merceologie rispetto ad altre tipologie e alla spinta arrivata dal boom dell’online: che nei primi cinque mesi ha visto il proprio volume aumentare del 110% e di ben il 171% nel bimestre aprile-maggio.
Maiocchi, l’accelerazione del digitale impone riflessioni
Dall’analisi post lockdown, ha detto Mario Maiocchi, consigliere delegato Confimprese, “si evidenziano significativi mutamenti nei modelli di consumo che, in alcuni casi, permangono anche dopo la fine delle limitazioni normative. Mi riferisco, in particolare, all’accelerata propensione verso i canali digitali, che impone forti riflessioni da parte degli operatori per affrontare finalmente, con la dovuta attenzione e urgenza, la trasformazione digitale e l’omni-canalità”. Tuttavia c’è anche da sottolineare l’esistenza di una rinnovata attenzione allo shopping di prossimità e l’inversione di tendenza a favore dei giorni infrasettimanali rispetto ai fine settimana. “Tutti fenomeni – aggiunge Maiocchi - in evoluzione, da osservare attentamente e con conseguente adeguamento delle politiche commerciali”.
L’assenza degli stranieri si sente
I centri commerciali (-50%) e gli outlet (-48%) “sono quelli che hanno sofferto di più rispetto ai punti vendita delle città, in quanto hanno subito la totale chiusura delle loro attività, tuttavia osserviamo un ritorno all’acquisto nelle ultime settimane” ha affermato Paolo Lobetti Bodoni, business consulting leader Italy EY. Nel dettaglio, a livello cittadino le vie dei centri città più importanti hanno subito un calo maggiore rispetto ai negozi posizionati più in periferia o nelle città più piccole. Questo calo, secondo la sua lettura, “è dovuto alla mancanza dei cittadini stranieri e alla mancanza del flusso dei lavoratori negli uffici delle principali città, complice anche la diffusione dello smart-working”.
Il quadro delle regioni
Nello spaccato per regioni il Centro Nord riflette la medesima situazione creata dalla pandemia a livello sanitario, anche se nello scenario geografico s’inserisce a sorpresa la Sardegna. Nel ranking il primo posto va alla Toscana, che registra la flessione peggiore -48,8% con Firenze a -50,4% e Livorno a -46%. In seconda posizione la Lombardia in flessione del -48,3 per cento. Segue il Veneto con un decremento del -47,6 per cento. Non stupisce che la città più colpita sia Venezia con un crollo del -52%, seguita dalle altre mete turistiche della regione come Verona (-46%), Padova (-45,5%), Treviso (-44%), Vicenza (-43,8%).
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