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Case green: si allontana l’accordo sulla direttiva

L'approvazione della Direttiva europea sulle case green è di là da venire. A differenza di quanto stimato fino a qualche settimana fa, il testo non verrà approvato per la fine del primo semestre, ma richiederà tempi lunghi per superare le divergenze tra i vari Paesi.

Pubblicato il 26/06/2023
casa fatta di siepe verde su un foglio con disegnato il progetto di una casa
Direttiva case green: a che punto siamo

Non siamo proprio al pericolo scampato, ma le indiscrezioni circolate negli ultimi giorni allontanano la prospettiva di un accordo a livello comunitario per l’emanazione della direttiva Case Green, che tanta preoccupazione suscita nel nostro Paese per la necessità di adeguare in tempi brevi buona parte delle abitazioni, senza grandi spazi di manovra sul fronte degli incentivi pubblici.

Obbligo di ristrutturazione per buona parte del patrimonio residenziale

Secondo la bozza messa a punto dal Parlamento Ue, gli immobili residenziali in casse energetica F o G (costruiti per lo più entro gli anni Settanta) dovranno essere portati entro il 2030 almeno in classe E (quella tipica degli edifici costruiti tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio del Duemila), mentre nel 2033 occorrerà non andare oltre la D (come quelli realizzati fino a due-tre lustri fa). Non è ancora chiaro quali saranno le sanzioni, ma sta di fatto che un cambiamento così radicale sarà tutt’altro che indolore per gli italiani.

Anche perché, in caso di approvazione della direttiva secondo lo schema fin qui conosciuto, le case più vetuste subirebbero un immediato calo di valore e si sa che l’immobiliare è la principale forma di investimento delle famiglie italiane.

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I costi necessari per la ristrutturazione

A questo proposito va ricordato che la classe energetica di un immobile dipende da numerosi fattori: tipologia di infissi, impianto di riscaldamento, sistema di produzione di acqua calda e sistema di illuminazione, zona climatica in cui si trova una casa e così via.

Il prezzo da pagare per l’adeguamento rischia di risultare proibitivo soprattutto per le case singole, dal momento che non sono possibili economie di scala come invece nel caso del condominio. Coibentazione e sostituzione degli infissi sono operazioni da decine di migliaia di euro e, nonostante le detrazioni, l’esborso resta salato. Così come l’eventuale installazione dei pannelli fotovoltaici sul tetto.

Niente ipotesi lampo, si torna a trattare

Per fortuna, oggi l’accordo con la Commissione e il Consiglio Ue appare più lontano rispetto a qualche settimana fa. I tre organismi legislativi comunitari torneranno a riunirsi il 31 agosto e non più a inizio luglio perché si è preso atto che mancano le condizioni per un accordo lampo. A marzo il relatore al Parlamento Ue, l’irlandese Ciaran Cuffe dei Verdi, aveva ipotizzato la chiusura entro la fine della presidenza di turno svedese, che si concluderà a fine giugno. Il dossier è, invece, impantanato per le resistenze di numerosi Paesi, Italia in testa.

Intanto gli sherpa sono al lavoro: i tavoli tecnici si svolgeranno il 4 e il 5 luglio e, poi, il 17 e il 19 luglio, ma al momento c’è un diffuso pessimismo sulla possibilità di trovare la quadra. Non è in discussione la necessità di agire sul patrimonio edilizio, responsabile in Europa del 40% dei consumi energetici, ma piuttosto la tempistica così ristretta a fronte di un impegno di spesa tutt’altro che trascurabile. Considerato che dall’obbligo saranno esentate solo le dimore di interesse storico, gli edifici di culto, le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore ai 50 metri quasi e le case abitate per meno di quattro mesi l’anno. Inoltre, secondo Confedilizia, se passasse la linea europea si configurerebbe una tensione senza precedenti sul mercato delle ristrutturazioni, nonché “una perdita di valore della stragrande maggioranza degli immobili italiani e, di conseguenza, un impoverimento generale delle nostre famiglie”.

Basti pensare che il Superbonus fin qui è costato circa 100 miliardi di euro e ha permesso di riqualificare circa il 5% degli immobili. Una misura poi fortemente ridimensionata a livello di incentivi proprio perché troppo gravosa per le casse pubbliche. Con la direttiva Case Green, le grandezze in gioco sarebbero quattro volte superiori.

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A cura di: Luigi dell'Olio

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