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Case green più care di un quarto
Nel corso del 2022, segnala uno studio di Bankitalia, gli immobili in classe A tra quelli in vendita sono stati appena il 10% del totale. La scarsità dell'offerta contribuisce a spingere verso l'alto le quotazioni degli immobili a maggiore efficienza energetica.

Non solo la possibilità di un costo di gestione più contenuto, soprattutto in una fase di turbolenza per i prezzi dell’energia come quello che stiamo vivendo, ma anche per la carenza di offerta rispetto alla domanda. Sta di fatto che, secondo uno studio della Banca d’Italia, le abitazioni con una pagella elevata di efficienza energetica costano sensibilmente di più di quelle meno efficienti.
Questo spiega – tra le altre cose – il successo dei bonus legati sull’immobiliare, sebbene su questo fronte sia da tempo in corso una stretta a livello legislativo.
Lo studio di Bankitalia e l’impatto sul mercato
Gli analisti di Bankitalia hanno passato al setaccio gli annunci pubblicati nel corso del 2022. In particolare, durante lo scorso anno solo il 10% degli immobili in offerta sul portale online era classificato con classe da A1 ad A4, contro il 65% appartenenti alle classi F o G (quelli realizzati fino a buona parte degli anni Ottanta e non oggetto di ristrutturazioni radicali).
Lo studio segnala che mediamente gli immobili di classe A proponevano un prezzo superiore del 25% rispetto a quelli di classe energetica G. Una media a fronte di profonde differenze tra i vari territori, con quelli più freddi maggiormente impattati per il differente impiego degli impianti di climatizzazione. In alcuni casi, infatti, il differenziale arriva anche al 45%.
Da sottolineare che, in Italia, gli edifici residenziali rappresentano il 12,5% del totale delle emissioni di gas a effetto serra, contro una media del 9% nell’Unione europea, a causa di un parco immobiliare particolarmente vecchio rispetto a quello di altri Paesi.
Lo squilibrio tra domanda e offerta
“The capitalization of energy labels into house prices”, questo il titolo dello studio, che evidenzia come in Italia l’offerta di abitazioni ad alta resa energetica sia particolarmente limitata e questo incida sensibilmente sulla dinamica dei prezzi.
Nell’Unione Europea, sottolinea il report, gli edifici residenziali rappresentano circa il 9% del totale emissioni di gas serra, ma il dato sale al 12,5% in Italia. Mentre altri studi attribuiscono all’intero settore immobiliare il 40% di tutte le emissioni inquinanti nell’ambiente. Questo spiega il favore del legislatore verso gli interventi di ristrutturazione finalizzati a migliorare la resa energetica. Dopo due anni, il Superbonus 110% si appresta a finire in soffitta, ma restano attivi gli altri benefici fiscali. Anche per il prossimo anno verrà confermato l’Ecobonus, legato agli interventi di riqualificazione energetica su unità immobiliari ed edifici residenziali esistenti, come la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale, pompe di calore e caldaie a biomasse. Le detrazioni variano – in base alla tipologia di interventi - tra il 50% e il 65% per i privati e tra il 70% e il 75% per i condomini. Resta in vigore anche il Sismabonus, con detrazioni tra il 50 e l’85%, a seconda della tipologia di immobile e delle classi di rischio sismico ridotte. Confermato anche il Bonus Casa, che consente di recuperare in sede di dichiarazione dei redditi il 36%, con un massimale di spesa di 48 mila euro.
Interviene in caso di ristrutturazione in atto il bonus mobili, riservato a chi acquista arredi ed elettrodomestici: la detrazione è nell’ordine del 50%, con un massimale di spesa fissato a quota 5 mila euro (contro gli 8 mila previsti fino alla fine del 2023).
La dinamica dei prestiti
Invece, appena un anno dopo l’introduzione dell’Iva dimezzata per le case sostenibili dal punto di vista ambientale, il governo ha disposto il dietrofront. Alla fine di quest’anno finirà in soffitta la detrazione Irpef del 50% per l’acquisto di immobili di nuova costruzione e in classe energetica A o B.
In presenza dei cambiamenti normativi, cresce la quota di italiani che accedono ai finanziamenti per realizzare interventi di efficientamento energetico. Secondo l’ultimo Osservatorio di PrestitiOnline.it, relativo a ottobre, i finanziamenti per la ristrutturazione della casa sono stati il 14,6% del totale, ai quali andrebbe aggiunta una quota del 28,5%, che corrisponde alla voce liquidità, utilizzata nei casi in cui non viene indicata la finalità del finanziamento.
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