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Bonus edilizi: ecco chi si salva dopo lo stop alla cessione dei crediti

In alcuni casi residuali la cessione del credito e lo sconto in fattura per finanziare i lavori in campo edilizio sono ancora possibili. Anche se occorre prestare attestazioni incontrovertibili relative alla data nella quale sono state ottenute le autorizzazioni necessarie.

Pubblicato il 06/03/2023
pile di monete con su scritto bonus
I casi in cui vale ancora la cessione del credito

Chi ha ottenuto la Cila prima del 17 febbraio può ancora contare sullo sconto in fattura o sulla cessione del credito. Lo stesso vale per il condominio con delibera risalente allo scorso anno. Mentre chi è incapiente può battere la strada del comodato per il proprio figlio.

Il divieto alla cessione dei crediti decisa dal governo lascia salvi alcuni casi ed è fondamentale attivarsi tempestivamente prima di eventuali, nuovi interventi normativi restrittivi. Negli altri casi, non resta che effettuare il pagamento – se del caso ricorrendo a un prestito per la ristrutturazione – e poi detrarre in dichiarazione dei redditi la spesa.

Penalizzate le categorie più deboli

Secondo le stime de Il Sole 24 Ore, sono ben sette milioni i contribuenti italiani tagliati fuori dai bonus, a cominciare dai titolari di partita Iva che accedono al regime forfettario (sono circa 2,1 milioni di persone) e che pertanto non possono usufruire di deduzioni e detrazioni. Fino a questo provvedimento utilizzavano la cessione del credito, strada ormai non più praticabile.

Poi ci sono gli incapienti (4,9 milioni), vale a dire coloro che non devono pagare imposte dopo la detrazione da lavoro/pensione. Il sistema della cessione dei crediti era stato pensato in prima battuta per loro, per evitare soprattutto che ponessero il veto all’avvio dei lavori di ristrutturazione.

Già così si arriva a 7 milioni, ma in realtà la cifra è anche più alta se si considerano i residenti all’estero (5,9 milioni), alcuni dei quali hanno immobili nella Penisola. Senza dimenticare chi ha margine per detrarre, ma non abbastanza da sfruttare in pieno le agevolazioni più corpose come il Superbonus.

Infatti, dai dati dell’Enea, emerge che la spesa media per chi ha avuto accesso a questa misura è stata di 113.845 euro per le unifamiliari e 96.877 euro per le unità indipendenti, mentre per i condomini si scende a 44.616 euro di detrazione a testa, cioè quattro rate annuali da 11.154 euro ciascuna. Si tratta di livelli molto alti per la stragrande maggioranza dei contribuenti italiani.

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Le categorie risparmiate

Ci sono alcuni casi in cui l’accesso ai bonus immobiliari è ancora possibile. Se ad esempio i lavori sono iniziati prima del 17 febbraio 2023 (data in cui è stato approvato il decreto legge), c’è ancora la possibilità di effettuare la cessione del credito. A patto che la data sia provata con apposta dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà.

Il proprietario di un’abitazione, con Irpef incapiente, potrebbe poi far pagare al proprio figlio capiente i bonifici agevolati con il sisma bonus ordinario, a patto di fargli sottoscrivere un contratto di comodato, da registrare con tutte le indicazioni del caso.

Inoltre, non si rientra nella stretta in caso di Cilas approvata prima del 12 novembre scorso. Pertanto tutti i pagamenti effettuati entro il 31 dicembre 2023 potranno essere ceduti a terzi. 

Crediti in sospeso

Stesso discorso se è stata presentata la Cila prima del 17 febbraio per lavori come la sostituzione degli infissi. A questo proposito occorre però considerare un altro aspetto: ci sono molti casi di contribuenti che potrebbero ancora effettuare cessioni dei crediti e sconti in fattura, ma non trovano banche e imprese disposte a rilevarli. Un nodo di difficile soluzione, dato che si tratterebbe di incidere sulle capienze fiscali di soggetti privati.

A cura di: Luigi dell'Olio

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