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Auto: mercato europeo ancora con la marcia indietro inserita
Nuova contrazione per le vendite di nuove auto in Europa: in giugno, secondo i dati ACEA, sono calate del 15,4 per cento, riportando il mercato ai livelli del 1996. La flessione accumulata nel semestre è pari al 14 per cento, con l’Italia che denuncia la peggiore performance: del 22,7 per cento.

Nuovo passo indietro per il mercato automobilistico europeo: tutti i trenta mercati nazionali dell’area, ad eccezione dei piccoli Paesi della Lettonia e dell’Islanda, hanno accusato in giugno una flessione delle immatricolazioni. Complessivamente le vendite di nuove vetture nell'Unione Europea sono diminuite del 15,4% su base tendenziale, principalmente a causa – come spiega la nota di Acea, l’Associazione dei produttori di auto europei - dei problemi della catena di approvvigionamento che continuano a limitare la produzione di veicoli. In dettaglio, con appena 886.510 unità immesse sul mercato, questo è il mese di giugno più basso mai registrato (in termini di volume) degli ultimi 26 anni (1996).
-14% semestrale, la performance peggiore è dell’Italia
Tre dei quattro principali mercati hanno accusato una contrazione a doppia cifra: Germania (-18,1%), Italia (-15%) e Francia (-14,2%). Segno negativo anche per la Spagna, che ha comunque contenuto il calo (-7,8%). Il primo semestre, si è chiuso con una contrazione delle immatricolazioni di auto nuove pari a -14% annuale per un totale di circa 4,6 milioni di unità. Pesanti i segni dei quattro principali Paesi: Italia (-22,7%), Francia (-16,3%), Germania (-11%) e Spagna (-10,7%). La crisi del mercato europeo dell’auto continua quindi ad aggravarsi: se si fa il confronto col primo semestre del 2019, ultimo anno al netto della pandemia, il calo che si registra è pari al 33,6 per cento.
I fattori della crisi
Gli altri fattori che zavorrano il mercato dell’auto UE sono noti. Oltre alle strozzature patite dalla supply chain (dalle forniture di microchip ad altri componenti fondamentali) che frenano la regolare produzione di automobili nuove, che è attualmente l’elemento più penalizzante, a frenare il mercato contribuiscono i pesanti effetti avuti dalla pandemia da Covid-19 sulla situazione economica sia delle aziende sia delle famiglie, la brusca impennata dell’inflazione e l’impatto concreto e psicologico della guerra in Ucraina. Non di meno, tra i consumatori sta crescendo la prudenza nell’affrontare spese importanti alla luce del rallentamento denunciato dalla crescita economica globale. Non di meno a frenare gli automobilisti dall’acquistare una nuova auto è l’attesa (se non proprio incertezza) di conoscere meglio come sarà la mobility del futuro: una condizione che spinge molti italiani a rivolgersi al mercato dell’usato.
Promotor, necessari interventi più decisi da parte del Governo
In questo quadro desolante emerge, rilevano comunque gli esperti del Centro Studi Promotor, un dato positivo ed è la crescita in molti Paesi della quota di auto elettriche nelle immatricolazioni. Alla luce del fatto che il nostro Paese in giugno ha accusato la peggiore performance semestrale, è evidente che - rileva Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor –, anche se il settore dell’auto è in crisi in tutta l’Europa Occidentale, la particolare gravità della situazione italiana richiede da parte di tutti e anche, soprattutto, da parte delle autorità di Governo, un'attenzione molto maggiore di quella che finora si è prestata e interventi decisamente più significativi.
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