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Auto: l’effetto Coronavirus preoccupa la componentistica

Pubblicato il 07/05/2020
Auto: l’effetto Coronavirus preoccupa la componentistica

L’emergenza sanitaria ha mandato in grave crisi non solo le immatricolazioni di nuovi veicoli (-51,8% in Europa a marzo), ma anche tutto l’indotto che gira attorno al mondo dell’auto. Il lockdown e le restrizioni di movimento hanno, infatti, impattato seriamente anche sui consumi di carburati e sull’utilizzo del carsharing, sul ricorso al noleggio e sull’attività delle officine e, non ultimo, sui fornitori di componentistica ‘automotive’. Il futuro è anche più incerto perché gli effetti che avrà la crisi economica generata dalla pandemia da coronavirus non sono oggi ponderabili e dipenderanno dal tempo in cui ne verremo fuori. 

Un terzo delle imprese segnala ‘impatto rilevante’

Particolarmente rilevante l’allarme lanciato dalle aziende fornitrici di componentistica ‘automotive’: un terzo segnala che l’emergenza sta avendo “un impatto rilevante o addirittura grave sulla loro attività”. Il calo della domanda globale di autoveicoli e la minor disponibilità di materie prime sono “indicate come le principali fonti di preoccupazione, mentre è ancora alto il livello d’incertezza sulle prospettive in termini di ripresa del business”. Sono i principali risultati di una recente indagine di IHS Markit per rilevare gli effetti del Covid-19 sulle aziende che lavorano a livello globale nella catena del settore dell’auto. 

Le conseguenze del calo della domanda di veicoli

Lo studio (124 imprese di Asia, Europa, e Americhe) è stato reso noto in Italia da Autopomotec. Entrando nei dettagli, emerge che il 20% delle aziende afferma che l’emergenza Covid-19 non sta avendo alcun impatto sulla loro attività, mentre quelle che lo indicano “modesto” sono il 46%. C’è poi un 25% che lo segnala come “rilevante”, mentre per il 9% è “grave”. Interpellate su quali fossero i timori principali legati agli effetti del Covid-19, le aziende hanno indicato in primis il “calo della domanda globale di autoveicoli” e la “minor disponibilità di materie prime” (per le interruzioni della catena di approvvigionamento). Tra i motivi sono state anche citati anche le “restrizioni la movimento di persone, beni e merci” e il “rischio di sospensioni prolungate dell’attività di produzione delle case automobilistiche”. 

Il 46% stima ritmi produttivi normali entro due mesi

Sulla durata della pandemia e sugli effetti post Covid-19, dall’indagine di IHS Markit emerge inoltre che è ancora elevata (24%) la percentuale di aziende che segnalano incertezza sui tempi e sulle modalità della ripresa. Tuttavia vi è anche una buona quota di aziende (il 46%) che si mostra cautamente ottimista, auspicando che il ritorno ai ritmi produttivi su vasta scala avvenga entro 2 mesi. Vi è inoltre una quota del 16% di imprese che prevede che la produzione su vasta scala riprenderà entro 3 mesi e una percentuale quasi simile, pari al 15%, che sostiene che per la piena ripresa ci vorranno più di 3 mesi. 

L’importanza del comparto per l’economia italiana

Perché è importante l’industria dei ricambi e delle componenti per l’economia dell’Italia? In primo luogo perché è uno dei suoi principali motori (alimentato dall’attività di circa 2200 aziende): che nel 2019 ha raggiunto un giro d’affari di circa 59 miliardi di euro ed è uno dei principali fornitori al mondo per le case costruttrici. Un motore che rischia di incepparsi a causa del coronavirus. Sulla base dei dati Istat dello scorso febbraio, la produzione dell’industria automotive italiana complessiva ha tegistrato un calo dell’1% annuo, in flessione per il ventesimo mese consecutivo, ma in recupero su gennaio (+2,2% congiunturale). Nei primi due mesi del 2020 la variazione tendenziale è di -1,5%.

A cura di: Fernando Mancini

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