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Auto elettrica: Europa ancora indietro con i punti di ricarica

In Europa ci sono dieci Paesi con solo una colonnina di servizio per le auto elettriche ogni 100 km. La carenza di infrastrutture, denuncia l’Acea, rende difficile centrare l’obiettivo di Bruxelle Fit for 55 e per questo urge implementare le infrastrutture di ricarica in tutto il continente.

Pubblicato il 14/09/2021
ricarica di una vettura elettrica
Ritardi nelle infrastrutture per le ricariche delle auto elettriche

Più di un terzo dei Paesi membri dell’Unione europea è molto in ritardo rispetto ai tempi ‘dettati’ da Bruxelles per la svolta ambientalista del continente. La transizione, in particolare, in questi Paesi va a rilento in uno dei settori oggi più inquinanti: quello dell’auto.

La denuncia arriva dall’Acea, l’Associazione dei produttori di veicoli europei, che - più in generale – ritiene che ci sia comunque una grave mancanza di punti di ricarica elettrica lungo le reti stradali nella maggior parte degli Stati membri dell'Ue. Stando ai dati dell’Associazione, ben dieci Paesi Ue non hanno un solo punto di ricarica per ogni cento km di strada.

Questi Paesi (Grecia, Lituania, Polonia, Cipro, Lettonia, Romania, Ungheria, Estonia, Bulgaria e Repubblica Ceca), oltre a non avere una stazione dedicata per ogni 100 km di strade principali, hanno anche una quota di mercato di auto ‘verdi’ inferiore al 3% (con l’eccezione dell’Ungheria). Secondo l’analisi, 18 Stati hanno meno di 5 punti di ricarica per 100 km e solo 4 ne possono vantare più di 10. Quest’ultima ‘categoria’ è guidata dall’Olanda (47,5% punti per una quota di ECVs, auto elettriche pure e ibride plug-in, del 25% del mercato), seguita da Lussemburgo (rispettivamente 34,5% e 11,4%), Germania (19,4% e 13,5%) e Portogallo (14,9% e 13,5%).

 

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L’Italia è settima nella rete di ricarica

E l’Italia com’è messa in questa fase? Il nostro Paese è nella fascia di mezzo, tra quelli più virtuosi e quelli che stentano ad accelerare sul fronte della mobility sostenibile: con una rete di colonnine di ricarica pari al 5,1% per ogni cento km e una quota di ECVs del 4,3%. Insomma, l’Italia è settima, dietro l’Austria e il Belgio (quinto e sesto) e prima di Svezia e Danimarca. Certo nel nostro Paese le vendite di veicoli elettrici negli ultimi mesi sono state più vivaci, stimolate dagli incentivi e dalla ‘svolta’ ambientalista indotta dalla pandemia. Non di meno, dietro questo spunto c’è anche un mercato del credito sempre molto favorevole che, come ha segnalato l’Osservatorio di Crif, nella prima parte dell’anno ha sperimentato un deciso recupero (+71,2%) delle erogazioni di prestiti finalizzati all’acquisto di auto.

L’Acea, nella sua analisi, ricorda che, come parte del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’ pubblicato a luglio, la Commissione europea ha proposto entro il 2030 emissioni di CO2 delle nuove auto inferiori del 55% rispetto ai livelli del 2021, rispetto all'obiettivo del 37,5% per il 2030 fissato solo tre anni fa. Ma il nuovo target è, allo stato attuale, difficilmente raggiungibile non tanto perché i produttori sono chiamati a portare sul mercato milioni di auto elettricamente ricaricabili in pochi anni, quanto per l’assenza di infrastrutture. I consumatori, secondo Eric-Mark Huitema, dg Acea, non saranno in grado di passare ai veicoli a emissioni zero se non ci saranno abbastanza stazioni di ricarica.

Implementazione delle infrastrutture

Le situazioni più difficili si trovano in Grecia, Lituania, Polonia e Romania, dove gli automobilisti devono ancora percorrere 200 km o più per trovare un caricabatterie e, con una realtà del genere, si chiede Huitema, come possiamo aspettarci che siano disposti ad acquistare un’auto elettrica?

Per questo ritiene che dovranno essere compiuti enormi progressi nell'implementazione delle infrastrutture in tutta l'Ue e in tempi brevi. Non devono infatti illudere i progressi in Paesi dell’Europa occidentale, perché la rete di ricarica in altri Stati è disastrosa. In particolare, colpisce il contrasto tra l’Olanda – il Paese con più caricatori (47,5 per ogni 100 km di strada) – e un Paese come la Polonia (otto volte più grande, ma un solo punto di ricarica ogni 250 km).

A cura di: Fernando Mancini

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