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Sofferenze bancarie sotto controllo, una buona notizia per i prestiti

Il brusco rallentamento della crescita economica mette sotto pressione molte famiglie italiane, ma - almeno per il momento - la situazione delle sofferenze relative ai finanziamenti resta ampiamente sotto controllo, almeno rispetto a quelle che sono le medie storiche.

Pubblicato il 16/11/2023
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Le sofferenze relative ai finanziamenti sono sotto controllo

Una buona notizia per il settore dei finanziamenti e per l’economia italiana più in generale. L’Associazione banca italiana (Abi), elaborando gli ultimi dati della Banca d’Italia, segnala che a settembre il rapporto tra sofferenze al lordo delle svalutazioni e impieghi alle imprese si è attestato al 3,10%, valore di poco superiore al 3,06% registrato nello stesso mese dello scorso anno. Quindi, nonostante la debolezza della congiuntura e il rialzo dei tassi che hanno creato oggettive difficoltà, la situazione resta sotto controllo e questo fa ben sperare sulle erogazioni future.

Costruzioni sotto pressione, ma senza allarmismi

La situazione – come spesso avviene nelle rilevazioni di questo tipo – è molto frastagliata. Il settore economico con il valore più elevato del rapporto sofferenze lorde su impieghi è quello delle costruzioni, che soffre da una parte per il dominio di realtà di piccole e piccolissime dimensioni (tradizionalmente le più fragili) e in parte per i freni posti al Superbonus, con tanti crediti che sono rimasti incagliati. Per altro, pur essendo l’incidenza degli npl non trascurabile (il 6,82% del totale), risulta in calo rispetto al dato di settembre 2022, quando era il 7,31%. Questo significa che il mercato ha acquisito la capacità di autoregolarsi, sventando le situazioni a maggiore rischio.

Segue il settore delle industrie tessili e dell’abbigliamento (4,55%), quindi è la volta delle attività immobiliari (4,30%), dell’industria del legno e dell’arredamento (4,28%), delle attività dei servizi di alloggio e ristorazione (3,74%), del commercio all’ingrosso e al dettaglio, quindi comparto della riparazione di autoveicoli e motocicli (3,55%).

Il grado di rischiosità più contenuto è relativo ai comparti della raffinazione del petrolio, dei prodotti chimici e farmaceutici (0,69%) e alle attività professionali, scientifiche e tecniche (1,18%).

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Cala la rischiosità per il comparto dell’estrazione dei minerali

Dei 25 comparti presenti nelle statistiche della Banca d’Italia, sono 17 quelli che tra settembre 2022 e lo stesso mese di quest’anno presentano un aumento dell’indice di rischiosità. L’aumento più elevato è relativo alle industrie tessili e dell’abbigliamento con un rapporto tra sofferenze e impieghi che passa dal 3,53% al 4,55%. Tra gli otto comparti che presentano una riduzione dell’indicatore, la diminuzione più significativa è relativa al comparto dell’estrazione dei minerali, che passa dal 3,65% al 2,20% di settembre di quest’anno.

Evoluzione in atto nel settore dei finanziamenti

Fin qui lo scenario delle difficoltà. Intanto, segnala l’ultimo Osservatorio mensile di PrestitiOnline.it, le scelte di politica monetaria da parte della Bce incidono sui tassi applicati sui prestiti personali. A ottobre la migliore offerta presente sul comparatore online è stata del 7,63%, contro il 7,21% del periodo luglio-settembre e ben un punto e mezzo in più rispetto al primo quarter di quest’anno.

Rispetto alle medie storiche si tratta, in ogni caso, di livelli sostenibili, tali a non creare particolari tensioni. La durata media di un prestito richiesto in Italia è di 5,4 anni, in leggera crescita rispetto al passato, il che può essere letto soprattutto alla luce della difficile congiuntura attuale. Tra iperinflazione e crescita lenta dell’economia, in tanti preferiscono evitare il rischio di un passo più lungo della gamba e propendono per un piano di rimborso sostenibile. Intanto, proprio il carovita è dietro la crescita dell’importo medio richiesto, che arriva a 12 mila euro.

Fare previsioni per il futuro appare arduo, anche se verosimilmente potrebbero esserci ancora dei piccoli ritocchi verso l’alto dei tassi, considerato che il mercato ci mette tra i sei e i nove mesi per adattarsi alle scelte della banca centrale. In ogni caso, il punto di massima è vicino e già sul mercato si inizia a ragionare sulla tempistica dei tagli, con questi ultimi che saranno ravvicinati in caso di caduta dell’economia in recessione.

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A cura di: Luigi dell'Olio

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