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Rivalutazione delle pensioni: cosa aspettarsi nel 2026
Con l’adeguamento del trattamento minimo previsto per il 2025, anche i limiti delle fasce di rivalutazione verranno aggiornati con la logica della rivalutazione a scaglioni decrescenti. I pensionati che rientrano nella fascia inferiore avranno l’aumento pieno.

Dal prossimo gennaio, milioni di pensionati italiani vedranno rivalutato l'importo dell'assegno mensile. L'incremento, legato all'andamento dell'inflazione, è stato previsto nel Documento di programmazione finanziaria 2025 (ex Def) e sarà strutturato su più livelli, seguendo quanto stabilito dalla normativa vigente. L'obiettivo è quello di salvaguardare il potere d'acquisto delle pensioni in un contesto economico caratterizzato da una crescita moderata dei prezzi.
Tre fasce di rivalutazione della pensione: chi ci guadagna di più
L'adeguamento dell'importo pensionistico sarà differenziato in base al valore dell'assegno percepito. Come stabilito dalla legge n. 448 del 1998, sono previste tre fasce:
- rivalutazione integrale per pensioni fino a quattro volte il minimo;
- rivalutazione parziale al 90% per gli importi tra quattro e cinque volte il minimo;
- rivalutazione ridotta al 75% per la parte eccedente le cinque volte il minimo.
Con l’adeguamento del trattamento minimo previsto per il 2025, anche i limiti delle fasce di rivalutazione verranno aggiornati. I pensionati che rientrano nella fascia inferiore potranno usufruire dell’aumento pieno, mentre per chi percepisce assegni di entità maggiore l’incremento sarà applicato in misura ridotta, seguendo la logica della rivalutazione a scaglioni decrescenti.
Pensioni: esempi pratici di incremento
L'impatto della rivalutazione varierà in modo significativo in base all'importo dell'assegno mensile: per una pensione di 1.000 euro, l’incremento previsto sarà intorno agli 8 euro.
Questo sistema premia in proporzione i redditi più bassi: la percentuale applicata è decrescente man mano che l’importo della pensione cresce. In questo modo, la rivalutazione assume anche un carattere redistributivo, poiché mira a rafforzare la tutela delle fasce più deboli del sistema previdenziale, garantendo a chi ha meno un adeguamento più incisivo sul proprio potere d’acquisto.
Incrementi anche per pensioni minime e prestazioni assistenziali
Oltre alle pensioni ordinarie, anche le prestazioni assistenziali subiranno un adeguamento: si tratta in particolare delle pensioni minime, dell’assegno sociale e delle pensioni di invalidità civile, per le quali è previsto un piccolo aumento mensile.
A questo si potrebbe affiancare una rivalutazione straordinaria delle pensioni minime, attualmente allo studio, che permetterebbe di superare le soglie standard previste con il solo aggiornamento ordinario. Questa misura aggiuntiva entrerebbe in vigore solo se l’inflazione dovesse risultare più alta del previsto o se il governo decidesse di destinare maggiori risorse a chi percepisce gli assegni più bassi
Penalizzazioni per chi va in pensione nel biennio 2025-2026
Chi maturerà il diritto alla pensione tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026 dovrà fare i conti con il nuovo aggiornamento dei coefficienti di trasformazione. Si tratta dei parametri usati per calcolare l'importo mensile della pensione in base al montante contributivo: il loro aggiornamento, legato all’aumento dell’aspettativa di vita, comporterà una lieve penalizzazione. La differenza sull’assegno non sarà drastica, ma nel tempo potrà incidere in modo visibile, soprattutto per chi ha versato contributi consistenti.
L’utilità della cessione del quinto per un pensionato
Molti pensionati si trovano anche nella condizione di dover accedere a strumenti di credito per affrontare spese straordinarie. Tra le soluzioni più diffuse c’è la cessione del quinto della pensione, una forma di prestito personale che consente di rimborsare le rate direttamente con trattenute sull’importo mensile, senza superare il 20% dell’assegno.
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Rivalutazione pensioni: tra equilibri sociali e sostenibilità
L’intervento sulle pensioni del 2026 si inserisce in un quadro più ampio di equilibrio tra esigenze sociali e sostenibilità della spesa pubblica. Da un lato, si cerca di adeguare le pensioni all’andamento dei prezzi per evitare che i redditi da pensione si svalutino; dall’altro, si punta a contenere gli oneri per lo Stato attraverso meccanismi di rivalutazione selettivi e progressivi.
Il risultato è un sistema che tende a favorire le pensioni più basse, pur con interventi misurati, e che impone una pianificazione più attenta per chi è prossimo al pensionamento.
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