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Prestiti, i tassi iniziano a calare
La Banca centrale europea non ha finora offerto aperture, ma il mercato ci crede. Il credito al consumo inizia a registrare piccole riduzioni nei tassi applicati e questo fa ben sperare per i prossimi mesi, considerato per altro che non saranno facili a livello di congiuntura.
“Non ne abbiamo discusso finora”. Nelle scorse settimane Christine Lagarde è stata molto netta nel rispondere ai cronisti che le chiedevano indicazioni su possibili tagli ai tassi ufficiali. A differenza della Federal Reserve, che si è mostrata pronta ad avviare l’allentamento monetario nei prossimi mesi, la numero uno della Bce ha respinto ogni ipotesi in merito. Evidentemente vuole attendere indicazioni più aggiornate sull’inflazione, dato che il carovita ha sì rallentato il passo tra novembre e dicembre, ma per merito solo dei prezzi energetici, mentre la componente di fondo e il cosiddetto “carrello della spesa” hanno continuato a correre, aggravando ulteriormente le finanze dei consumatori.
Il mercato gioca d’anticipo sui tassi
Nonostante il muro eretto in materia di prospettive sui tagli, il mercato comincia a crederci. Indicazioni in tal senso emergono spulciando la pubblicazione “Banche e monete” appena rilascia dalla Banca d’Italia. Relativamente a novembre, gli analisti di Via Nazionale evidenziano che il Taeg “sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è collocato al 10,27% (dal 10,45% nel mese precedente)”. Piccola salita per i tassi sui nuovi prestiti alle società non finanziarie, pari al 5,59% dal 5,46% di ottobre.
Quanto ai prestiti personali, l’Osservatorio Finanziamenti di PrestitiOnline.it ha rilevato che nel 2023 il Taeg medio si è attestato all’8,73%, mentre le condizioni migliori si sono fermate al 6,30%. Quanto basta per comprendere l’importanza di non fermarsi alla prima offerta, bensì di valutarne una pluralità prima di decidere qual è la più conveniente per le proprie necessità.
Tornando alle rilevazioni della Banca d’Italia, volendo fare una sintesi di tutte queste indicazioni, è ancora prematuro per parlare di calo dei tassi di mercato, ma è evidente che il picco è stato ormai raggiunto. Per altro, il censimento della Banca d’Italia è relativo a novembre, prima che la Bce decidesse lo stop al rialzo dei tassi ufficiali. Dunque, quando verranno diffuse le rilevazioni successive, sarà lecito attendersi numeri migliori dalla prospettiva di chi chiede un finanziamento.
Quanto alla dinamica generale del mercato del credito, sempre a novembre i prestiti al settore privato sono diminuiti del 3,2% sui dodici mesi (-3,1 nel mese precedente). I prestiti alle famiglie si sono ridotti dell’1,2% e quelli alle società non finanziarie del 4,8%. Tendenze che hanno rafforzato quanto già emerso in precedenza, cioè la restrizione del credito a fronte di criteri di finanziamento più gravosi. Anche su questo fronte, l’auspicio è che una volta disponibili dati più aggiornati, emerga una tendenza al miglioramento nelle condizioni di accesso ai finanziamenti. A sentire le banche, non vi sono stati cambi di rotta particolari sul fronte dell’analisi delle richieste, per cui il calo sembra essere imputabile soprattutto alla dinamica della domanda, frenata anche da una congiuntura tutt’altro che brillante nella seconda parte del 2023, soprattutto dallo scoppio del conflitto in Medio Oriente.
Meno depositi, più investimenti
Lo stesso studio rivela che i soldi detenuti dagli italiani sui conti correnti sono calati del 4,1% nell’arco di un anno. Parte di questo calo potrebbe essere imputabile all’impatto inflattivo, che ha spinto alcuni consumatori a fare ricorso alle riserve accumulate negli anni. Ma è probabile che una quantità dei risparmi sia stata dirottata verso gli investimenti, non necessariamente quelli ad alto rischio, ma anche i più conservativi.
Del resto, basta fare un giro su un comparatore online come ConfrontaConti.it per notare che ci sono dei conti deposito che offrono fino al 5% lordo annuo per vincoli da dodici mesi. Un’opportunità da valutare con grande attenzione alla luce della frenata che sta interessando l’inflazione. Per altro, proprio la prospettiva di tagli ai tassi ufficiali porterà inevitabilmente a ridurre i rendimenti sia delle prossime emissioni obbligazionarie, sia delle offerte di conti deposito. Siamo nel pieno di una finestra di opportunità che potrebbe non durare a lungo.
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