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Inflazione: come cambiano i consumi delle famiglie?

Gli italiani a causa dell’inflazione comprano meno pesce e carne, si recano meno in caffè e ristoranti, hanno un atteggiamento più parsimonioso nella gestione della casa e, uno su tre, ritiene l’assistenza sanitaria un lusso. È il quadro che emerge da una ricerca.

Pubblicato il 14/06/2022
L'intero di un supermercato, con scaffali pieni
Consumi degli italiani post inflazione

La persistenza dell’elevata inflazione ha colto di sorpresa i consumatori italiani: da un fenomeno (legato al Covid) che sembrava temporaneo, si è trasformato - a causa della guerra in Ucraina e delle strozzature nelle catene di rifornimento – in una situazione strutturale che non si vedeva nel Paese da oltre trent’anni. Le tensioni sono determinate principalmente dai rincari nel comparto dell’energia e delle commodity, i cui effetti, a pioggia, si sono fatti sentire a livello generale: da tutti i settori produttivi alle bollette, dal carburante (e quindi nei trasporti) ai prodotti alimentari, dall’entertainment ai consumi superflui.

Consumi domestici sempre più all’insegna del risparmio

Altroconsumo ha condotto un’indagine per capire come, a seguito di questo surriscaldamento generalizzato dei prezzi, sia cambiato il comportamento delle famiglie italiane. La ricerca ha confermato che le loro abitudini sono molto cambiate in molti contesti: dalla spesa domestica alla mobilità, dall’alimentazione allo shopping, dal tempo libero all’assistenza sanitaria. L’impatto maggiore lo si è avuto nei consumi domestici (casa, energia, acqua), segmento dove è più alta la percentuale di coloro che hanno modificato atteggiamento all’insegna del risparmio: lo ha fatto l’80% dei rispondenti. Lo scorso inverno, infatti, il 52% degli italiani ha usato con più parsimonia l’impianto di riscaldamento e, con probabilità, sta facendo lo stesso con l’aria condizionata.

Il 43% ammette un peggioramento della condizione economica

Quattro italiani su 10 limitano le temperature in casa e il 40% risparmia sull’uso degli elettrodomestici (40%). Il 27% dichiara di essere stato più parco anche nei consumi di acqua, con meno bagni, docce veloci e rubinetto chiuso mentre ci si lava i denti. Infine, il 43% ha sperimentato, nell’ultimo anno un peggioramento del proprio quadro economico e il 25% ammette di avere difficoltà a pagare le bollette. Dallo studio emerge quindi che l’inflazione sta rapidamente deteriorando il potere di acquisto delle famiglie. Per questo motivo si chiede al Governo di rendere definitive le misure tampone finora adottate per frenare il caro-energia, come l’abbassamento dell’Iva e l’eliminazione dalle bollette degli oneri di Sistema e le accise sul carburante.

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Preoccupa soprattutto il caro-carburanti

Secondo lo studio, le risorse derivanti dall’extragettito Iva (conseguenza dell’aumento dei prezzi) e dalle tasse sugli extraprofitti dovrebbero essere impiegate per ristorare le famiglie in difficoltà, in quanto il bonus da 200 euro può essere un aiuto ma non la soluzione. Le famiglie sono preoccupate in particolare per il caro-carburante: motivo che ha spinto il 65% di loro a cambiare abitudini alla guida. Nel dettaglio, il 31% usa l’auto solo quando è strettamente necessario, il 26% adotta accorgimenti salva-benzina, (guidare a velocità moderata, non spingere troppo il motore, evitare sorpassi). Molti si sono convertiti alla mobilità verde: il 18% va di più a piedi o in bicicletta, il 10% usa i mezzi pubblici con più frequenza.

Si risparmia su pesce e carne, meno caffè e ristoranti

Anche il carrello della spesa degli italiani è cambiato in modo significativo in questi mesi di alta inflazione. Gli alimentari, che hanno subito gli aumenti più consistenti, hanno spinto il 63% delle famiglie a cambiare abitudini di spesa. Per salvaguardare il proprio potere d’acquisto il 33% dichiara di acquistare di più prodotti ‘primo prezzo’ (cioè con il prezzo a scaffale in assoluto più basso della categoria), alimenti a marchio del supermercato e, in generale, quelli super-scontati. Inoltre, il 29% ha tagliato la spesa in cibo e bevande non essenziali (alcol, dolci, snack) e, cosa più preoccupante, un italiano su cinque (21%) rinuncia ad alimenti importanti come pesce e carne. Ci sono meno pause caffè al bar e meno ristoranti, diventate più sporadiche per il 26%. Per contro, dall’indagine emerge che l’attuale clima di incertezza continua a spingere le famiglie verso gli acquisti di prodotti a lunga conservazione (cibi in scatola, zucchero, pasta e farina): il 20% ammette di averne acquistato di più negli ultimi mesi.

Quadro preoccupante per l’assistenza sanitaria

Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, questa oggi è considerate un lusso da un italiano su tre. In pratica, il 33% dei rispondenti dichiara di non riuscire a far fronte alle proprie spese mediche. Il 16% ammette che non può permettersi le cure dentistiche di cui ha bisogno, il 13% non riesce a sostenere i costi di una visita specialistica e l’8% ha dovuto cancellare o rimandare le sedute di psicoterapia. Infine, per il 10% dei rispondenti è diventato proibitivo l’acquisto di dispositivi medici come gli occhiali da vista o l’apparecchio acustico.

A cura di: Fernando Mancini

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