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Def Meloni, tutte le misure a sostegno di famiglie e imprese

Un taglio del cuneo fiscale, la riforma delle aliquote Irpef e il rafforzamento dell’Assegno Unico. Sono alcune delle misure a sostengo delle famiglie previste dal primo Def del governo Meloni, accompagnate anche da qualche rinuncia, come quella sulle pensioni e più in particolare sulla Quota 41.

Pubblicato il 20/04/2023
pila di monete
Def governo Meloni, tutte le misure

Un taglio del cuneo fiscale, la riforma delle aliquote Irpef e il rafforzamento dell'Assegno Unico. Sono alcune delle misure a sostengo delle famiglie previste dal primo Def (il Documento di Economia e Finanza) del governo Meloni, accompagnate anche da qualche rinuncia, come quella sulle pensioni e più in particolare sulla Quota 41.

Il Def Meloni

Il Documento di Economia e Finanza approvato dal governo Meloni delinea i tre principali obiettivi programmatici della politica economica e di bilancio per il medio termine, come spiega una nota diffusa dal governo a seguito dell’approvazione del Def: "La rinuncia graduale ad alcune delle misure straordinarie di politica fiscale attuate negli scorsi tre anni e l'individuazione di nuovi interventi a sostegno dei soggetti più vulnerabili e per il rilancio dell'economia; la riduzione graduale, ma in misura sostenuta nel tempo, del deficit e del debito della pubblica amministrazione in rapporto al prodotto interno lordo; il sostegno alla ripresa dell'economia italiana, volto a conseguire tassi di crescita del Pil e del benessere economico dei cittadini più elevati di quelli registrati nei due decenni scorsi".

Il governo fa sapere che nel breve termine si opererà per contenere l'inflazione e per sostenere la ripartenza della crescita: "Il mantenimento dell'obiettivo di deficit esistente, al 4,5%, permetterà di introdurre, con un provvedimento di prossima adozione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi per quest'anno. Ciò sosterrà il potere d’acquisto delle famiglie e contribuirà alla moderazione della crescita salariale".

Le stime sul Pil

Se per il 2023 il governo ha alzato le stime di crescita del Pil allo 0,9% in termini reali rispetto allo 0,6% indicato nel Dbp (Documento programmatico di bilancio) dello scorso novembre, sul futuro ha prevalso invece la prudenza. La crescita per il 2024 è stato rivista al ribasso all'1,5% (dall'1,9% della Nota di aggiornamento al Def), mentre per gli anni successivi non si attende alcuna spinta sul Pil, con le stime tendenziali e programmatiche allineate all'1,3 e all'1,1 per cento. Con l'obiettivo di garantire la sostenibilità dei conti pubblici, il Def prevede poi una graduale riduzione del deficit e del debito, che dal 144,4% di quest'anno scenderà progressivamente fino al 140,4% nel 2026. Previsto anche un andamento discendente della pressione fiscale, che dovrebbe passare dal 43,3% nel 2023 al 42,7% entro il 2026.

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La riforma Irpef

Per il 2024, le proiezioni di finanza pubblica mostrano che, dato un deficit tendenziale del 3,5%, il mantenimento dell'obiettivo del 3,7% del Pil creerà uno spazio di bilancio di circa 0,2 punti di Pil che sarà destinato al Fondo per la riduzione della pressione fiscale, al finanziamento delle cosiddette politiche invariate a partire dal 2024 e alla continuazione del taglio della pressione fiscale nel 2025-2026, e concorrerà a una significativa revisione della spesa pubblica e a una maggiore intesa tra Fisco e contribuente. L'obiettivo del governo è ridurre le aliquote fiscali dalle attuali quattro a tre (due le ipotesi al vaglio, con la più onerosa che prevede di estendere l'aliquota più bassa del 23% fino ai 28.000 euro di reddito), ma bisognerà trovare le risorse necessarie.

Giù il cuneo fiscale

Se per la riforma fiscale bisogna ancora trovare le risorse, per la riduzione delle tasse sul lavoro, invece, il governo ha immediatamente messo sul piatto oltre 3 miliardi di euro. Previsto un ulteriore taglio dei contributi sociali, che per i lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi dovrebbe passare dal 3% previsto dalla manovra 2023 (2% per i redditi fino a 35mila euro) al 4%, probabilmente già dal mese di maggio. L'obiettivo è raggiungere entro la fine della legislatura uno sgravio complessivo del 5 per cento. Il taglio aggiuntivo del cuneo fiscale si tradurrà in un aumento della busta paga stimato tra i 25 e i 30 euro mensili.

Rafforzamento dell'Assegno Unico

Tra gli obiettivi previsti dal Piano nazionale di riforme che accompagna il Def ci sono anche il rafforzamento dell'Assegno Unico e ulteriori misure a sostegno delle famiglie con figli. Entrando più nel dettaglio, il governo sta studiando misure per aumentare gli importi base dell'Assegno Unico, aiutare le famiglie con figli neonati e le famiglie numerose, nonché per superare alcune criticità emerse dopo la prima annualità di applicazione dell'istituto. Inoltre, il governo intende potenziare i servizi educativi per l'infanzia, promuovere iniziative di conciliazione dei tempi lavoro/famiglia e incrementare i congedi parentali, oltre a favorire la diffusione di centri e servizi di supporto nelle diverse fasi della vita familiare e di sostegno alle scelte genitoriali.

Quota 41

È scomparsa dal Def, invece, Quota 41, la riforma delle pensioni che prevede l'uscita dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi versati, a prescindere dall’età anagrafica.

A cura di: Gabriele Petrucciani

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