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Carburanti: i gestori dovranno esporre il prezzo medio

Il provvedimento più discusso del decreto sui carburanti resta operativo. I distributori di carburanti dovranno esporre il prezzo medio nazionale, con una mossa che dovrebbe spingerli a contenere i prezzi ed evitare le speculazioni. Anche se non manca qualche novità rispetto all'impianto iniziale.

Pubblicato il 08/02/2023
mano che fa benzina
Misure del governo contro il caro carburante

Nessun passo indietro. Sul punto più contestato del Decreto Carburanti, quello relativo all’obbligo per i gestori di esporre il prezzo medio nazionale, il governo ha tenuto il punto. Una misura che punta ad accrescere la trasparenza sui prezzi, con l’auspicio che contribuisca a ridurre il costo medio per i consumatori. Anche se non tutti la vedono così.

Cosa cambia

A partire dall’inizio di quest’anno vi è stato un rialzo generalizzato dei prezzi dei carburanti per il venir meno dello sconto sulle accise introdotto dal governo Draghi e confermato dall’esecutivo Meloni fino a fine 2022. Il ritorno a prezzi di mercato, che risente dei rialzi della materia prima negli ultimi mesi, sta creando non poche difficoltà a molti consumatori.

Così il governo ha deciso di emanare un Decreto in quattro punti:

  1. Vengono rafforzati i poteri del Garante per la sorveglianza dei prezzi, anche con la creazione di una Commissione di allerta rapida per individuare eventuali violazioni.
  2. Viene stabilito che per tutto il 2023 i buoni carburante per i lavoratori dipendenti, fino a 200 euro, saranno esentasse.
  3. In caso di aumento del costo del greggio, è prevista sterilizzazione delle imposte e calmieramento automatico dei prezzi dei carburanti.
  4. gestori degli impianti dovranno esporre, oltre ai prezzi di vendita dei carburanti, anche il prezzo medio in Italia, così da consentire ai driver di avere una percezione chiara dell’eventuale differenza. Una misura che promette di orientare i consumi verso chi riesce a garantire prezzi più bassi.
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La contestazione

Proprio l’ultimo punto è stato fortemente contestato dai gestori degli impianti, che nei giorni scorsi hanno scioperato lamentando un appesantimento burocratico e contestando la validità della misura, che “non risulta utile e proporzionata rispetto all’obiettivo della diffusione di un consumo consapevole e informato”.

Fatto sta che, a differenza dei rumors emersi nei giorni scorsi, non sembrano esservi spazi per una marcia indietro. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, l’esecutivo sarebbe orientato a mantenere l’obbligo di esposizione del prezzo medio calcolato su base regionale per le stazioni collocate sulla rete ordinaria, mentre per gli impianti autostradali la media sarebbe calcolata su base nazionale. L’esecutivo avrebbe messo a punto un emendamento in tal proposito, ancora al vaglio dei tecnici del ministero dell’Economia, che tuttavia sposterebbe in avanti i termini di applicazione del decreto chiamato a definire frequenza e tempistica delle comunicazioni. In particolare, i quindici giorni non andrebbero più calcolati dall’adozione del Dl trasparenza (quindi con efficacia immediata a questo punto), ma a partire dall’entrata in vigore della legge di conversione. Una mano tesa per dare più tempo ai gestori di adeguarsi.

In arrivo la app pubblica

Per garantire il tempestivo adeguamento delle informazioni di prezzo a vantaggio dei consumatori verrebbe introdotto un obbligo di comunicazione settimanale e infrasettimanale al variare del prezzo comunicato.

Inoltre, accanto al nuovo obbligo verrebbe un’app pubblica gratuita a disposizione degli utenti per visualizzare prezzi medi e tariffe praticate.

Infine, quanto alle sanzioni si va verso una nuova classificazione, con l’obiettivo di limitarle ai soli casi di strutturale omessa comunicazione settimanale o di reiterata mancata comunicazione di ogni variazione dei prezzi, escludendo penali per errori episodici.

A cura di: Luigi dell'Olio

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