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Boom dei prestiti in Italia: cosa significa

Nonostante il persistere di un'inflazione elevata, continuano a crescere le domande di finanziamenti in Italia. Ad aprile quelle relative ai prestiti personali hanno fatto segnare un progresso nell'ordine del 35,6% e quelle dei prestiti personali del 32,3%.

Pubblicato il 20/05/2022
sacco con monete e lavagna con freccia in su
Crescono le domande di finanziamento

In un anno le richieste dei prestiti finalizzati sono cresciute del 35,6% e quelle dei prestiti personali nell’ordine del 32,3%. Gli ultimi dati diffusi da Crif e relativi al consuntivo di aprile indicano il dinamismo del settore prestiti nel nostro Paese. Segno (in mancanza di una spirale recessiva dell’economia) di una diffusa fiducia da parte delle famiglie italiane, nonostante le tante incognite all’orizzonte.

“Malgrado l’inflazione, che ad aprile ha toccato il massimo storico da settembre 1991 (+6,2%) e i tassi di interesse siano in crescita, la propensione da parte delle famiglie italiane a richiedere un sostegno all’acquisto continua a crescere, seppur con impegni diluiti nel tempo e, conseguentemente, con minore incidenza sul reddito familiare”, analizza Simone Capecchi, executive director di Crif.

Niente passo più lungo della gamba

Non che questo significhi una sottovalutazione dei pericoli da parte delle famiglie italiane. Infatti, ad aprile l’importo medio dei finanziamenti richiesti si attesta a 8.811 euro e vede una rilevante contrazione (-7,0%) rispetto al valore dello stesso mese del 2021. Nel complesso, il 54,3% delle richieste presenta un importo inferiore ai 5mila euro e questo fa pensare alla necessità percepita di non fare il passo più lungo della gamba.

Entrando nel dettaglio, per quanto riguarda i prestiti finalizzati l’importo medio richiesto si è attestato a 6.089 euro (-13,2% rispetto ad aprile 2021) contro i 12.940 euro dei prestiti personali (-1,3% nel confronto a dodici mesi).

Un altro indicatore di prudenza è dato dalla durata dei finanziamenti, che tende a crescere, con il 20,4% del totale delle richieste che prevede un piano di rimborso fino a 36 mesi e un 23,8% che va oltre i cinque anni, privilegiando soluzioni che pesino il meno possibile sul reddito familiare.

Infine, se la fascia di età maggiormente rappresentata resta quella compresa tra i 45 e 54 anni, con il 24,4% delle richieste, gli under 35 arrivano a spiegare il 25,1% del totale.

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Pro e contro del "Buy now pay later"

Crif si sofferma sul vero e proprio boom che sta conoscendo il “Buy Now Pay Later”, meccanismo sempre più diffuso nel commercio elettronico che consente di acquistare subito un bene, con la possibilità di pagarlo a rate. Di solito le condizioni sono di vantaggio per l’acquirente, con la mancanza di commissioni. In un anno il ricorso a questa modalità è più che raddoppiato (+134%) e, soprattutto, si è diffuso tra la generazione dei baby boomers (ovvero i nati tra dal 1944 al 1964), di solito più restia verso le innovazioni tecnologiche, con un incremento annuo del 173%.

Una novità apprezzata, ma da maneggiare con cura. “Pur rimanendo un fenomeno tendenzialmente a basso rischio”, si legge nello studio, “nel periodo d’analisi i contratti Bnpl registrano una rischiosità maggiore rispetto ai finalizzati small ticket. Nel primo semestre 2021 la rischiosità dei contratti Bnpl è stata 1,7 volte quella dei tradizionali finanziamenti small ticket”.

Analizzando il tasso di insolvenza (osservando lo scaduto/impagato di almeno 1 rata in un orizzonte temporale di 3-6 mesi, pari quindi all’intera durata del finanziamento) emerge come lo stesso sia quasi raddoppiato tra il 2020 e il 2021.

“Il fatto che il Bnpl non venga percepito dall’utilizzatore come un credito, ma come un mezzo di pagamento che abilita l’acquisto anche in assenza del budget necessario e lo rende a volte compulsivo, inducendo il consumatore a spendere di più di quanto possa permettersi e a sottostimare i possibili effetti sul proprio profilo creditizio””, conclude Capecchi.

A cura di: Luigi dell'Olio

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