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ABI: in crescita dell'1,5% le erogazioni di prestiti a famiglie e imprese
La debolezza della congiuntura non ferma la dinamica positiva dei prestiti in Italia. Il Bollettino mensile dell’Associazione Bancaria Italiana segnala che nel mese di ottobre 2025 l’ammontare dei finanziamenti a imprese e famiglie è cresciuto dell’1,5% rispetto a dodici mesi prima.
Continuano a crescere i prestiti in Italia, complice il calo dei tassi negli ultimi trimestri. Il Bollettino mensile dell’ABI segnala che nel mese di ottobre 2025 l’ammontare dei finanziamenti a imprese e famiglie è cresciuto dell’1,5% rispetto a dodici mesi prima. Ancor più rilevante il fatto che il ciclo positivo dura da ben sette mesi, segno che non si è trattato di un fatto episodico, bensì di un periodo di espansione del credito nel nostro Paese.
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Richieste in crescita da dieci mesi per i prestiti alle famiglie
Per quel che riguarda i soli finanziamenti alle famiglie, l’ultimo aggiornamento è relativo a settembre e indica un progresso sui dodici mesi di ben il 2,2%. Si tratta del decimo progresso mensile consecutivo.
Intanto, si consolida la situazione dei tassi relativi ai mutui casa. A ottobre 2025, il tasso medio sulle nuove operazioni per l’acquisto di abitazioni è stato del 3,30%, sostanzialmente in linea con il 3,28% del mese precedente. Si tratta di livelli ben più contenuti rispetto al 4,42% registrato a dicembre del 2023.
Su questi andamenti ha inciso in maniera importante la Banca Centrale Europea, con il cambio di rotta in materia di tassi ufficiali. L’allentamento monetario ha infatti spinto le banche a ridurre a loro volta i tassi applicati alla clientela finale.
La pulizia nei bilanci bancari agevola i prestiti
Se si guarda allo stock dei finanziamenti, a ottobre 2025 il tasso medio sul totale dei prestiti sottoscritti negli anni è stato del 3,95%, un basis point più di settembre, che conferma un consolidamento dopo i ribassi dei trimestri precedenti.
Il miglioramento della dinamica creditizia dipende anche dalla pulizia di bilancio operata dalle banche ai picchi della crisi finanziaria. Basti pensare che a settembre i crediti deteriorati netti (cioè l’insieme delle sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute e/o sconfinanti calcolato al netto delle svalutazioni e degli accantonamenti già effettuati dalle banche) ammontavano a 29,4 miliardi di euro, da 30,2 miliardi di marzo 2025 (31,3 miliardi a dicembre 2024).
Rispetto al loro livello massimo, 196,3 miliardi raggiunti nel 2015, sono scesi di circa 167 miliardi. Merito degli aumenti di capitale e della cessione di consistenti pacchetti di crediti divenuti ormai di difficile esigibilità. A settembre 2025 i crediti deteriorati netti rappresentavano l’1,41% dei crediti totali, dopo un calo quasi ininterrotto rispetto al picco del 9,8% registrato a dicembre del 2015.
I rendimenti di conti correnti e deposito
A ottobre 2025 i rendimenti dei conti correnti si sono fermati allo 0,28%. Non è il tasso zero dell’estate 2022, ma non si tratta nemmeno del balzo atteso dopo la stretta monetaria durata un biennio. Questo significa che i soldi lasciati in maniera improduttiva in deposito comportano una perdita di denaro a causa dell’erosione operata dall’inflazione.
Per questa ragione, sarebbe opportuno considerare alternative come i conti deposito, che attualmente offrono fino al 4% lordo e garantiscono il depositante fino a 100 mila euro. Su ConfrontaConti.it è possibile farsi un’idea delle offerte a disposizione, in modo da poter scegliere quella più conveniente in base alle proprie esigenze.
I conti deposito in genere arrivano fino a 36-48 mesi e si distinguono principalmente in due grandi famiglie:
- conti deposito liberi, che consentono di ritirare il denaro in qualsiasi momento, con rendimenti che saranno però contenuti;
- conti deposito vincolati, che invece penalizzano il prelievo anticipato, ma oggi rendono fino al 4%.
Dalla cifra va sottratto il 26% di imposta sul capital gain, che è quella ordinaria (quindi vale anche per azioni, certificates, fondi), mentre per i titoli di Stato europei la fiscalità è agevolata al 12,5%.
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