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Prestiti e modello Isee: cosa c’è da sapere
Aggiornato il 12/09/2016

Il modello Isee 2016 ha introdotto significative modifiche nella dichiarazione sostitutiva unica, confermando ulteriormente la “linea dura” adottata nel corso dell’anno precedente.
Nel documento fiscale che sintetizza “il livello di benessere” di cittadini e nuclei familiari, al fine di richiedere agevolazioni nell’ambito di servizi socio-assistenziali, sono stati inclusi nuovi indicatori quali ad esempio la giacenza media delle carte di credito e i trasferimenti di denaro all’interno del nucleo familiare.
Più in generale, tra i parametri che vengono usati per il calcolo del patrimonio mobiliare della Dsu troviamo tutte le componenti attive mobiliari possedute: conti correnti ordinari, carte prepagate con e senza Iban, conti correnti postali e conti deposito di pagamento, conti vincolati/liberi, conti bancari transitori ed i libretti nominativi ed al portatore, sia bancari che postali. Vengono inoltre inclusi titoli, azioni ed obbligazioni.
Anche i finanziamenti rientrano tra i dati da riportare nel modello, al fine di valutare la situazione patrimoniale. E’ legittimo chiedersi se i prestiti e più in generale i debiti contratti vadano indicati al fine di abbassare la valutazione del patrimonio.
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Come forse tutti sanno, l’Isee permette di accedere, se vengono rispettati determinati parametri, a numerose prestazioni ed agevolazioni.
Per questo è importante che vengano forniti i dati completi sul patrimonio, indicando ogni parte attiva mobiliare, in particolare le somme transitanti sul conto, percepite a qualsiasi titolo. In questo contesto, i prestiti vengono considerati come incremento della ricchezza, anche se in effetti costituiscono una diminuzione del patrimonio.
In realtà, ai fini Isee, i debiti, al netto del mutuo per l’abitazione principale, non abbassano la valutazione del patrimonio mobiliare, ma la incrementano anche se costituiscono entrate transitorie. E’ prevista una franchigia pari a 6.000 euro detraibile dall’ammontare complessivo del patrimonio.
Tale franchigia viene aumentata di 2.000 euro per ogni componente del nucleo familiare successivo al primo, per un importo massimo di 10.000 euro.
Per ogni figlio, dal secondo in poi facente parte del nucleo familiare, viene considerato un ulteriore incremento di 1.000 euro.
Nella dichiarazione occorre inserire il valore più alto tra la giacenza media e il saldo al 31 dicembre dell’anno precedente. Ricordiamo che la giacenza media si calcola sommando le giacenze giornaliere per ogni giorno dell’anno e dividendo la cifra ottenuta per 365.
Qualora l’ammontare del conto corrente sia superiore rispetto alla giacenza media, nella Dsu deve essere inserito il saldo a fine anno, mentre nel caso opposto va inserita la giacenza media.
La riforma del calcolo dell’Isee, applicata dal primo gennaio 2015 (D.P.C.M. n. 159/2013), è stata promossa per garantire una maggiore equità sociale e in particolar modo rafforzare la lotta contro gli abusi che hanno portato negli anni a un’indebita fruizione di prestazioni e agevolazioni da parte di alcuni cittadini a scapito di altri maggiormente bisognosi.
La riforma ha ampliato la nozione di redditto, valorizzando la componente patrimoniale ed includendo somme fiscalmente esenti.
E’ stata inoltre ridotta la componente autodichiarata, al fine di rafforzare i controlli attraverso l’incrocio delle diverse banche dati fiscali e contributive.
Infine sono stati incentivati i controlli sulle caratteristiche dei nuclei familiari per individuare i carichi gravosi costituiti da famiglie numerose (con tre o più figli) e persone con disabilità.
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