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Prestiti ancora in crescita

Nonostante tutto, la dinamica dei prestiti in Italia continua a essere positiva, come evidenzia l'ultima rilevazione dell'Abi relativa al mese di marzo. Tassi su, ma disponibilità dell'offerta ancora ampia, a fronte di una richiesta che resta sostenuta.

Pubblicato il 26/04/2023
prelievo di denaro in banca
Continua la crescita dei prestiti

Nonostante l’indebolimento della congiuntura e le tante voci di una recessione in arrivo che hanno caratterizzato il primo scorcio dell’anno, la dinamica dei finanziamenti resta positiva, secondo quanto emerge dall’ultima rilevazione dell’Abi relativa a marzo. Mentre l’orizzonte inizia a rischiararsi a livello macro.

Il traino dei finanziamenti sono le famiglie

Il mese scorso i prestiti a imprese e famiglie sono aumentati dello 0,5%, un progresso limitato e inferiore all’1% registrato a febbraio, ma comunque importante dato che fino a poco tempo fa erano in tanti a prospettare l’ipotesi credit crunch. Finora non vi è stata una restrizione dei finanziamenti e questo fa ben sperare per il futuro prossimo, che appare non così nero. Infatti il Governo, prendendo atto degli ultimi dati arrivati sul fronte macro, ha appena alzato all’1% le aspettative sul Pil dell’intero 2023. Il primo semestre dovrebbe essere quello più difficile, seguito da una seconda metà dell’anno in accelerazione, il che avrebbe un effetto traino positivo sul 2024.

Occorrerà qualche settimana per conoscere lo spaccato dei finanziamenti; secondo l’ultimo consuntivo di questo tipo, relativo a febbraio, la spinta è appannaggio delle famiglie (+2,5%) a fronte di una leggera contrazione delle imprese (-0,5%).

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Tassi in crescita, ma su livelli sostenibili

Le scelte di politica monetaria adottate dalla Banca centrale europea si fanno sentire sui tassi applicati alla clientela, che nel caso dei prestiti a marzo si sono attestati mediamente al 3,81%, in crescita rispetto al 3,65% di febbraio, ma molto meno del 6,18% rilevato a fine 2007, prima della crisi finanziaria internazionale. Mentre per i mutui si arriva al 4%, dal 3,76% il mese precedente, ma sensibilmente al di sotto del 5,72% di fine 2007.

Quanto ai mesi a venire, molto dipenderà dalle mosse della Bce, che tornerà a riunirsi il 4 maggio. L’attesa degli analisti è per un nuovo rialzo, ma limitato allo 0,25%. Di questo avviso è – tra gli altri - il capo economista della Banca centrale europea, Philip Lane. A marzo l’inflazione nell’Eurozona si è attestata al 6,9% contro l’8,6% di febbraio e questo indica che, sebbene distante dal 2% indicato dall’Eurotower come livello ideale, il carovita sta rientrando. Occorre quindi agire con prudenza sia perché le strette adottate nei mesi scorsi hanno bisogno di tempo per frenare i prezzi al consumo, sia perché si vuole evitare che un atteggiamento troppo rigoroso contribuisca a far cadere l’economia in recessione.

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Banche in salute

La dinamica dei finanziamenti dipende anche dallo stato di salute dell’offerta. I numeri che arrivano in tal senso sono rassicuranti. Le sofferenze nette (cioè al netto di svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) a febbraio 2023 sono state 15,5 miliardi di euro, in aumento rispetto ai mesi precedenti (erano 14,2 miliardi a dicembre 2022 e 15,3 miliardi a gennaio 2023), ma inferiori di circa 2,4 miliardi rispetto a febbraio 2022.

Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi), il calo è di 73,3 miliardi di euro. Questo significa che gli istituti dell’Eurozona hanno imparato la lezione del passato, impegnandosi in una profonda pulizia dei propri bilanci e ora sono nelle condizioni per affrontare senza particolari traumi il rallentamento della congiuntura economica.

Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è stato pari allo 0,89% a febbraio 2023 rispetto allo 0,81% di dicembre scorso, all’1,03% di febbraio 2022 e al 4,89% a novembre 2015.

Infine lo studio dell’Abi segnala un calo dei depositi, nell’ordine del del 2,9% rispetto a un anno prima, imputabile prevalentemente alle imprese. Quanto alle famiglie italiane, continuano a essere in grande prevalenza più formiche che cicale.

A cura di: Luigi dell'Olio

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