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Così cambieranno i bonus edilizi
Bonus edilizi, si cambia. il Governo lavora alla razionalizzazione degli incentivi, con la preferenza che sarà accordata ai lavori sulle prime case, agli immobili in classe energetica F o G (a fronte di lavori di efficientamento energetico), nonché ai redditi bassi.

Il 31 dicembre segnerà la fine di una serie di bonus legati ai lavori in campo edilizio. Alcune misure vedranno prorogate le scadenze, per lo più con una ridefinizione di modalità e importi degli incentivi, mentre altre spariranno. Ecco quali saranno i criteri di incentivazione futuri e in che misura è opportuno accendere un mutuo o un prestito ristrutturazione per finanziare i lavori.
Gli incentivi in scadenza a fine anno
Sismabonus, ecobonus, bonus mobili, bonus giardini e bonus ristrutturazioni al 50%. Si tratta delle misure che andranno in scadenza il 31 dicembre di quest’anno e che, per continuare a operare, dovranno essere rifinanziate. Un obiettivo tutt’altro che semplice da realizzare considerato che il Governo è a caccia di risorse per la manovra di Bilancio 2025 e vi sono pochi spazi per nuove uscite. Molto probabile che termini anche l’esperienza del bonus TV e decoder, che agevola i cittadini in condizioni di disagio nell’acquisto di dispositivi idonei alla ricezione dei canali televisivi emessi secondo i nuovi standard di trasmissione.
Di certo, al momento, il 2025 continuerà a consentire l’accesso al bonus barriere e quello al Superbonus, con la detrazione che tuttavia scenderà al 65% dopo i ripetuti ridimensionamenti degli scorsi anni rispetto all’iniziale 110%. Per altro, le maglie di accesso si sono ristrette: la cessione del credito è prevista solo per i lavori di ristrutturazione effettuati dai condomini, ma a patto che siano stati approvati e comunicati entro il 17 febbraio 2023 attraverso la Cilas. Tra gli altri requisiti, c’è il vincolo che le spese per i lavori avviati siano state sostenute entro il 29 marzo di quest’anno.
Senza ulteriori interventi, il bonus ristrutturazione classico scenderà dall’attuale 55 al 36%, con un massimale di spesa dimezzato a 48 mila euro.
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Priorità a prime case e immobili green
Intanto, guardando in prospettiva, il Governo lavora alla razionalizzazione degli incentivi, con la preferenza che sarà accordata ai lavori sulle prime case, agli immobili in classe energetica F o G (a fronte di lavori di efficientamento energetico), nonché ai redditi bassi. Mentre è certo che verranno esclusi tra gli immobili oggetto di benefici quelli nella categoria lusso, nonché le soluzioni escluse dall’evoluzione normativa comunitaria, come le caldaie a gas. Mentre si cercheranno soluzioni finanziarie in grado di supportare i consumatori, considerato che calerà definitivamente il sipario su cessione del credito e sconto in fattura.
Quanto all’Ecobonus, fonti governative riprese dai media indicano che si andrà verso una durata almeno decennale dell’incentivo per rispondere agli obiettivi previsti per il settore residenziale dalla direttiva comunitaria “Case Green”, che pone come termine per l’efficientamento del patrimonio immobiliare residenziale il 2035. Entro quella data, gli Stati dovranno garantire emissioni di CO2 del 22% inferiori rispetto alla fine dello scorso anno. “Per raggiungere gli obiettivi indicati dalla direttiva ci sono diverse possibilità, dalle pompe di calore ai doppi vetri al riscaldamento a pavimento, fino al teleriscaldamento”, ha spiegato in proposito di recente il ministro all’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. Il quale ha poi evidenziato la volontà di partire con la nuova politica per l’efficientamento energetico già con la Legge di Bilancio 2025 che verrà licenziata entro un paio di mesi.
Si va verso incentivi progressivi
Un altro principio base che intende seguire l’esecutivo è l’accentuazione rispetto a oggi della progressione delle agevolazioni. Ci saranno benefici ridotti per gli interventi singoli e poi via via crescenti in funzione della performance energetica raggiunta. Lavori più strutturati, con un impatto di risparmio maggiore, consentiranno di accedere a sconti più elevati.
Le già citate cessioni dei crediti dovrebbero, invece, essere rimpiazzate da finanziamenti a tasso agevolato, con l’applicazione di condizioni di favore per le persone in condizioni di povertà energetica, anche tramite l’individuazione di sinergie con la riforma del Fondo nazionale efficienza energetica.
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