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Ancora in crescita il ricorso ai prestiti

Continuano a crescere i prestiti concessi alle famiglie italiane, con il rialzo dei tassi deciso dalla Bce che per ora non pare incidere più di tanto. Anche perché, rispetto alle medie storiche, le condizioni d'accesso restano ancora ampiamente abbordabili.

Pubblicato il 21/02/2023
persona che concede prestito
Continua a crescere il mercato dei prestiti

Probabilmente lo spauracchio recessione non si concretizzerà, o quanto meno sarà di breve durata, e questo incide positivamente sugli indicatori di fiducia più recenti. Tra questi rientrano i dati relativi ai prestiti concessi a imprese e famiglie, che nel mese di gennaio sono aumentati dell’1,3% rispetto a un anno fa. Il dato, rilevato dall’Abi (Associazione bancaria italiana), che ha elaborato i dati pubblicati dalla Banca d’Italia, sta a indicare una certa “sicurezza” diffusa nel nostro Paese, evidente dalla volontà di indebitarsi.

Tassi all’insù

Né finora hanno agito in maniera consistente da freno le mosse della Banca Centrale, che dalla scorsa estate ha iniziato ad alzare i tassi ufficiali. Di conseguenza, segnala l’Abi, a gennaio il tasso medio dei prestiti concessi è stato del 3,51%, a segnare un balzo in avanti rispetto al 3,20% del mese precedente.

Un livello comunque sostenibile se si considera che ad esempio nel 2007, prima cioè che esplodesse la grande crisi finanziaria che ha portato le Banche Centrali a intervenire massicciamente sui tassi, si viaggiava ben oltre il 6%.

Quanto allo spaccato dei percettori, il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese a gennaio è risultato del 3,70% (3,55% a dicembre 2022; 5,48% a fine 2007); mentre il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è stato del 3,53% (3,01% il mese precedente, 5,72% a fine 2007).

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La qualità del credito

Le sofferenze nette (vale a dire con il dato depurato delle svalutazioni e degli accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) a dicembre si sono attestati a quota 14,2 miliardi di euro, in calo di circa 2 miliardi rispetto al mese precedente (-12,4%) e inferiori di circa 1 miliardo rispetto a dicembre 2021. Del resto, lo scorso anno è stato caratterizzato da massicce cessioni di crediti non performanti, dato l’intento delle banche di fare pulizia nei propri bilanci. Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi) il calo è di ben 74,7 miliardi.

Così il rapporto tra sofferenze nette e impieghi totali a dicembre si è fermato allo 0,81% rispetto allo 0,87% di un anno prima. Anche in questo caso, un confronto a più lungo termine – a novembre 2015 si era arrivati al 4,89% - dà il segno dei passi in avanti compiuti.

Cala la raccolta delle banche

Quanto alla raccolta diretta complessiva (depositi da clientela residente e obbligazioni) a gennaio è scesa dello 0,9% su base annua. In particolare, i depositi sono scesi di 18,7 miliardi di euro rispetto a dodici mesi prima (variazione pari a -1,0% su base annuale), mentre la raccolta a medio e lungo termine, cioè tramite obbligazioni, è leggermente cresciuta rispetto a un anno prima (+0,6%).

La riduzione dei depositi, spiegano gli analisti, è dovuta soprattutto alle imprese, che tra dicembre 2019 e luglio 2022 avevano aumentato i depositi di oltre 130 miliardi di euro.

A cura di: Luigi dell'Olio

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