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Decreto liquidità: Cgia, finora è stato un flop annunciato

Pubblicato il 12/05/2020
Decreto liquidità: Cgia, finora è stato un flop annunciato

I mini prestiti fino a 25 mila euro introdotti dal Decreto Liquidità a sostegno dei liberi professionisti, dei lavoratori autonomi e delle Pmi non hanno riscosso l’interesse sperato. In sostanza, secondo quanto stima la Cgia di Mestre, è stato un vero flop, almeno sino ad ora. Fino allo scorso 30 aprile le banche hanno fatto pervenire al Fondo di garanzia del Mediocredito Centrale 45.703 mila domande. Questa cifra, rapportata alla platea delle imprese e dei liberi professionisti interessati per legge da questa misura, che è costituita da oltre 5.250.000 attività, rappresenta appena lo 0,9% di quelle che ne hanno fatto richiesta. 

Un modo per fare indebitare di più 

Questo flop – dice Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi – era prevedibile. Tantissime partite Iva sono state obbligate a chiudere temporaneamente per legge e successivamente, a seguito delle richieste di credito sollevate dalle stesse, il Governo gli ha teso una mano con il decreto liquidità, costringendole a indebitarsi con le banche. Una soluzione che, ovviamente, non poteva riscuotere l’entusiasmo degli interessati. A nostro avviso, invece, in questo momento particolare le piccole imprese dovrebbero essere sorrette con contributi a fondo perduto. In altre parole, a indebitarsi è bene che lo faccia lo Stato e non le imprese che con troppi debiti, purtroppo, rischiano di implodere”.

I ritardi tecnici non cambiano la sostanza

Tornando alle domande presentate al Fondo di garanzia, non è da escludere che il numero ufficiale (45.703) pervenuto sia sottostimato. Molte richieste, infatti, sono ancora in fase di lavorazione presso gli istituti di credito. Pertanto, se venissero conteggiate anche le richieste che sono ‘bloccate’ presso gli sportelli bancari, che secondo indiscrezioni ammonterebbero a circa 250 mila, l’incidenza percentuale delle aziende interessate dal micro prestito rimarrebbe comunque molto bassa: solo il 5,6%.  

Con fatturati in caduta molte attività verso la chiusura

E dalla Cgia torna a sponsorizzare l’iniziativa tedesca. Lo spiega Renato Mason, segretario della Cgia: “in un momento di emergenza nazionale non è il caso di fare polemiche tuttavia, è necessario consentire alle Pmi di accedere alle risorse con più facilità. A nostro avviso il modello da seguire è quello tedesco. A parità di costi, o quasi, ma con fatturati in caduta libera, se nelle prossime settimane le aziende non avranno a disposizione la liquidità necessaria per far fronte alle esigenze di ogni giorno, nel giro di qualche mese molte di queste saranno costrette a chiudere definitivamente i battenti”. 

Si guardi all’efficacia del modello tedecsco

In sostanza la Cgia auspica che anche in Italia si riproduca l’esperienza maturata in Germania in queste ultime settimane. Per sostenere le piccole imprese, infatti, il Governo federale e i laender locali hanno erogato, alle realtà con meno di 15 addetti, fino a 15 mila euro a fondo perduto. Una misura di grande attenzione alle piccolissime attività che sia la Banca d’Italia (nell’audizione alla Camera dei Deputati di lunedì 27 aprile 2020) sia il Commissario Europeo al Mercato Interno e ai Servizi, Thierry Breton, hanno suggerito al nostro Governo di adottare anche in Italia. 

L’indebitamento delle Pmi è già molto elevato

Le piccole e micro imprese, comunque, sono da sempre fortemente indebitate e a corto di liquidità. Nel 2019, infatti, registravano livelli di indebitamento che non possono essere ritoccati ulteriormente all’insù, come invece “suggerito” dal “decreto liquidità”. Quelle con meno di 5 addetti, ad esempio, presentavano una esposizione bancaria media (in bonis) di 115 mila euro per affidato. Un importo che se aumentato rischia di rendere insolvibili moltissime attività. 

Preoccupano le previsioni sui consumi delle famiglie 

Tuttavia, non è solo la mancanza di credito a preoccupare la CGIA, ma anche le previsioni dei consumi delle famiglie italiane per l’anno in corso. Secondo il Def 2020, infatti, la caduta sarà pari al 7,2 per cento. In termini assoluti il crollo degli acquisti rispetto al 2019 sarà di circa 75 miliardi e a farne le spese saranno soprattutto gli artigiani, i piccoli commercianti e i lavoratori autonomi che vivono quasi esclusivamente dei consumi delle famiglie. Insomma, i fatturati di queste piccole attività sono destinati a cadere rovinosamente, trascinando verso la chiusura definitiva tantissimi negozi di vicinato.

A cura di: Fernando Mancini

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