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Lo stock di crediti deteriorati si riduce a 110 miliardi

Il 77 per cento dei crediti deteriorati presenti sul mercato a fine giugno è riconducibile alle società finanziarie. L'8 per cento è imputabile, invece, ai consumatori. Lo stock di sofferenze per le società non finanziarie risultava pari a 45,7 miliardi di euro in estate.

Pubblicato il 22/12/2020
Lo stock di crediti deteriorati si riduce a 110 miliardi

Il 77% dei crediti deteriorati presenti sul mercato a fine giugno è riconducibile alle società non finanziarie. Solo l’8% è imputabile ai consumatori. È la fotografia scattata dall’Osservatorio Cribis Credit Management sugli Npe (Non Performing Exposure). Questa tematica, soprattutto dopo la crisi del 2008, è sotto i riflettori del settore bancario. Sotto la lente dell’Osservatorio c’è in particolare la fase di origination degli Npe, caratterizzata dal rischio di credito.

Dall’analisi risulta che nel periodo compreso tra giugno 2016 e giugno 2020 vi è stato un andamento decrescente dei tassi di default. Tale tendenza è stata più contenuta per le persone fisiche e più marcata, invece, per le persone giuridiche e per le società di capitali. Dalla prima edizione dell’Osservatorio Npe viene fuori, infatti, che le persone giuridiche presentano un tasso di default compreso tra il 2,5% e il 3,5%. Per le persone fisiche il tasso di default è più basso del 2%.

In base all’andamento degli stock di mercato degli Npe tra dicembre 2015 e giugno 2020, inoltre, si segnala un trend decrescente delle posizioni deteriorate. Si passa da circa 300 miliardi di euro a poco più di 110 miliardi di euro. La riduzione più pesante è stata evidente tra il 2017 e il 2018.

Lo studio rivela poi che la contrazione più importante è rilevabile nello stock di sofferenze, più che dimezzato rispetto alla rilevazione iniziale del 2015ù, a fronte di un calo più contenuto negli stock di scaduti deteriorati e inadempienze probabili. A determinare tale situazione sono state anche le operazioni di cessioni di consistenti lotti di crediti inesigibili.

Negli ultimi 5 anni lo stock di posizioni deteriorate è calato di un terzo. A giugno di quest’anno il valore era pari a 110 miliardi di euro, ma gli effetti dell’emergenza coronavirus sono destinati a farsi sentire già a partire dai prossimi mesi.

Crediti deteriorati, famiglie e società non finanziarie

Dall’analisi viene fuori che 3/4 dei crediti deteriorati presenti sul mercato a giugno è riconducibile a società non finanziarie, ossia a società di capitali, società di persone e società semplici o di fatto con più di 5 addetti. Lo stock in questo caso risulta in netta flessione rispetto a dicembre 2015 per un calo delle sofferenze.

Alle famiglie produttrici, ossia imprese individuali o società semplici, è imputabile l’8% dello stock di crediti deteriorati rilevato a giugno 2020, mentre alle famiglie consumatrici è riferibile il restante 15% dello stock. Dall’Osservatorio viene fuori che lo stock di sofferenze per le società non finanziarie a giugno risultava pari a 45,7 miliardi di euro, contro gli 8 miliardi di euro delle famiglie consumatrici e i 5,8 miliardi di euro delle Famiglie Produttrici.

Complessivamente l’Osservatorio NPE evidenzia una quota di recuperato da parte del sistema bancario pari al 24% dello stock iniziale, a fronte di nuovi crediti deteriorati pari al 25%. Il recuperato da parte degli Investor è, invece, pari a circa il 30% dei crediti acquisiti.

“Con l’Osservatorio NPE intendiamo fornire una panoramica strutturata sulle dinamiche evolutive della gestione dei crediti deteriorati. Trattandosi di un nuovo osservatorio CRIF, sarà caratterizzato da un approccio quantitativo e andrà a sfruttare tutto il patrimonio informativo del Gruppo, utile per analizzare in profondità lo specifico ambito. La cadenza di pubblicazione sarà semestrale, in modo da fornire aggiornamenti sui trend dei principali indicatori e corredare l’analisi quantitativa con focus sui principali elementi di novità, normativa e gestionale. Rispetto ad altre analisi già disponibili sul mercato, CRIF intende dare una visione complessiva partendo dall’origination dei crediti deteriorati con un focus sull’evoluzione del rischio di credito, sia in termini di flusso che di stock degli NPE, per poi approfondire tematiche più tipicamente legate alla gestione stragiudiziale e giudiziale”, commenta Alberto Sondri, Executive Director CRIBIS Credit Management.

Anche grazie agli interventi straordinari messi in campo per far fronte all’impatto della pandemia, a giugno 2020, si registra dunque un miglioramento del tasso di default delle imprese, soprattutto per le persone giuridiche e per le società di capitali.

A cura di: Tiziana Casciaro

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