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L’Italia accelera nei pagamenti digitali

Pubblicato il 12/05/2019

Aggiornato il 13/05/2019

L’Italia accelera nei pagamenti digitali

L’Italia, quasi sempre in ritardo nel recepire le novità rispetto agli altri Paesi più sviluppati, si sta avvicinando a grandi passi nel mondo dei pagamenti digitali.

Le abitudini degli italiani sono infatti cambiate sensibilmente rispetto a tre anni fa, ovvero da quando è entrato in vigore il Regolamento Europeo. 

Nel giugno 2015 entrava in vigore il Regolamento Europeo che disciplinava il sistema dei pagamenti digitali, imponendo un tetto unico alle commissioni interbancarie sulle transazioni, le cosiddette Interchange Fee (IF), con l’obiettivo di incentivare l’utilizzo della moneta elettronica nei Paesi dell’Unione. 

+10% a 220 miliardi di euro in due anni

In due anni (ultimi dati disponibili diffusi dall’Osservatorio del Politecnico di Milano) le transazioni elettroniche sono aumentate del 10% a 220 miliardi di euro. Oggi, l’indagine condotta da Quorum/YouTrend per conto di C4DiP - Consumers For Digital Payments, emerge che il 69% dei cittadini ha notato un aumento nell’accettazione dei pagamenti elettronici. 

Nel complesso, i cittadini valutano positivamente l’impatto della norma europea sull’utilizzo degli strumenti di pagamento digitale: nel 2015, secondo l’indagine, il 90% degli intervistati nel 2015 possedeva già un conto corrente ma solo il 52% svolgeva abitualmente pagamenti attraverso moneta elettronica. 

“Appare chiaro – ha affermato Francesco Luongo, presidente della coalizione C4DiP e del Movimento Difesa del Cittadino -, quindi, e la recente indagine dell’Osservatorio del Politecnico di Milano lo dimostra, come la normativa Ue abbia quantomeno avvicinato l’Italia agli altri Paesi europei nell’utilizzo degli strumenti di pagamento elettronici”. 

Vola la moneta elettronica anche per i piccoli pagamenti

La vivacità del mercato trova conferma anche nel notevole incremento nell’accettazione di pagamenti elettronici per importi inferiori a 10 euro (il 56% degli intervistati): a questo riguardo, da segnalare l’aumento più considerevole è stato notato nel Sud Italia, sebbene nel mezzogiorno del Paese ci sia anche la più alta percentuale di cittadini che ancora non si affidano ai pagamenti digitali per effettuare i loro acquisti (poco più del 23%).

Tra i principali effetti del Regolamento UE c’è però la diminuzione complessiva dei ricavi da parte del sistema bancario, conseguenza dovuta alla riduzione delle IF. Secondo il 42% degli intervistati, questo calo, ha ridotto a sua volta le risorse da investire nei settori dell’innovazione dei pagamenti digitali e della sicurezza.

“Sicuramente – ha aggiunto Luongo - la norma del 2015 ha portato a un ridimensionamento sugli interventi previsti per lo sviluppo delle tecnologie dei pagamenti elettronici. Tuttavia, molti dei dubbi che noi stessi avevamo sul Regolamento, e sul suo impatto nella vita di tutti i giorni, sono stati superati. Basti pensare che ogni anno, nel mondo, le transazioni con moneta digitale sono oltre 2,7 miliardi, a fronte soltanto dello 0,03% di tentativi di truffa. Numeri, questi, che dimostrano la validità del provvedimento”. 

Come sviluppare ulteriormente la moneta digitale

Per potenziare ulteriormente la diffusione dei pagamenti digitali, il 51% degli intervistati non ha dubbi e ritiene che occorrerebbe un intervento normativo che premi, attraverso sconti, i consumatori che decidono di utilizzare i pagamenti elettronici per i propri acquisti.

Il 21%, invece, è convinto che per incentivare l’utilizzo di questi strumenti sia necessario sanzionare i commercianti che ancora non li accettano. 

Cresce dunque l’utilizzo di internet anche in Italia e, in sintonia, la necessità dei consumatori di consultare le migliori opzioni che la rete offre loro. Un modo semplice per valutare, ad esempio, le opportunità nel campo dei prestiti è quello di rivolgersi PrestitiOnline.it.

A cura di: Fernando Mancini

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