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Social lending: in crescita i prestiti a privati ed imprese
Aggiornato il 05/10/2018
Il 2018 è stato un anno particolarmente brillante per il social lending, come ci confermal’Osservatorio sul Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano. In questa edizione, l’analisi è stata focalizzata su equity crowdfunding, social lending e sulla recentissima apertura del crowdfunding in ambito real estate.
Stando ai dati della pubblicazione dell’università milanese, nel primo semestre dell’anno in corso erano attive sul mercato italiano 11 piattaforme di lending crowdfunding, di cui 5 specificamente rivolte ai prestiti alle imprese, con un volume dei finanziamenti pari a 16,9 milioni di euro, di cui 132,3 (il 61%) negli ultimi 12 mesi.
Delle piattaforme di social lending e del loro funzionamento abbiamo più volte parlato nei nostri approfondimenti. Tra i più recenti, citiamo la news "Social lending: come cambia la tassazione nel 2018" in cui abbiamo illustrato gli aspetti legati alla fiscalità di questo specifico comparto del mondo dei prestiti.
Andando più in dettaglio, Bankitalia ha disposto una ritenuta alla fonte a titolo di imposta pari al 26% sugli interessi derivanti da investimenti in social lending, sostituendo la precedente tassazione progressiva, sulla base degli scaglioni Irpef.
Questa norma riguarda i gestori delle piattaforme, se società iscritte all’albo degli intermediari finanziari di cui all’articolo 106 del Tub, oltre agli istituti di pagamento autorizzati dalla Banca d’Italia, secondo quanto previsto dalll’articolo 114 del Tub.
Vi invitiamo a leggere anche l’approfondimento "Prestiti tra privati: fenomeno social lending" in cui potete trovare un’introduzione all’argomento. In sintesi, il social lending funziona principalmente attraverso due modalità. Nel primo caso, il così detto modello diretto, le piattaforme lasciano piena scelta ai prestatori su chi finanziare, pubblicando ex ante tutte le informazioni sui richiedenti.
Nel caso del modello diffuso, gli investimenti vengono ripartiti su più prestiti, a discrezione della piattaforma, con l’obiettivo di ridurre il rischio. In genere è previsto un fondo di garanzia in caso di insolvenze.
Crowdfunding investment e Pmi: tutte le novità
In ambito equity crowdfunding, la principale novità in Italia è stata l’apertura del mercato (prima confinato a startup e Pmi innovative) a tutte le Pmi, secondo quanto previsto dalla Legge di Stabilità 2017 e dalle successive implementazioni della Consob nel mese di gennaio 2018.
Alla data del 30 giugno 2018 risultavano autorizzati in Italia 27 portali, ma un buon numero di questi non era ancora operativo. L’Osservatorio ha evidenziato la presenza di 231 campagne di raccolta, organizzate da 214 imprese; di queste, 122 sono state lanciate negli ultimi 12 mesi. Il tasso di successo è migliorato molto nel 2017 ed è oggi pari al 67%.
Complessivamente, il valore medio del target di raccolta per ogni emittente è pari a 218.368 euro, mentre quello medio ammonta a 133.450 euro. A fine giugno scorso l’equity crowdfunding ha raggiunto la soglia di 33,3 milioni raccolti, mentre il lending è arrivato a 216,9 milioni. Nell’ultimo anno la raccolta è stata pari rispettivamente a 20,9 milioni e 132,3 milioni.
Le imprese che maggiormente si avvalgono dell’equity crowdfunding sono le startup innovative (84,6% del campione), operanti prevalentemente tra Lombardia, Lazio e Piemonte nel settore dell’Itc.
Il real estate, la nuova frontiera dell’equity crowdfunding
Già nel 2017, con l’arrivo nel nostro Paese piattaforma Housers, il mercato italiano del crowdinvesting si è aperto al comparto immobiliare, uno dei più appetibili pro futuro. L’obiettivo del real estate crowdfunding è di unire gruppi di investitori in operazioni di finanziamento volte a coprire progetti immobiliari, in ambito residenziale o commerciale. A fronte dei soldi prestati si riceve una remunerazione del capitale.
I progetti riguardano immobili da mettere a reddito o da ristrutturare, generando plusvalenze. Quello del real estate crowdfunding è un fenomeno in crescita e già diffuso all’estero, con 100 piattaforme attive in tutto il mondo, di cui 35 negli Stati Uniti, 47 in Europa e 18 in altri Paesi.
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