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Prestiti, i dati della Banca d’Italia

La Banca d’Italia diffonde in una nota i dati sui prestiti, riportando le rilevazioni relative al mese di febbraio 2015. Quelli al settore privato, corretti per tener conto delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bilanci bancari, hanno registrato una contrazione su base annua del 2%, dato peggiore, quest’ultimo, di quello rilevato a gennaio, quando si erano ridotti dell’1,8%.
I prestiti alle famiglie sono calati dello 0,4% sui dodici mesi, erano a -0,5% nel mese precedente, mentre quelli alle società non finanziarie sono diminuiti, sempre su base annua, del 3% (erano fermi a -2,7% nel mese gennaio).
La stretta del credito dura oramai da tre anni, portando lo stock dei prestiti a una riduzione di oltre 100 miliardi: è evidente, quindi, che tale discesa è il principale problema da risolvere per poter agganciare la ripresa economica.
Per quanto riguarda la raccolta, a febbraio il tasso di crescita dei depositi del settore privato sui dodici mesi è stato pari al 4,3% (il 5% a gennaio), mentre la raccolta obbligazionaria è diminuita del 19,2% (era a -17,8% nel mese precedente).
I tassi di interesse sulle nuove erogazioni di credito al consumo si attestano all'8,64% (8,71% a gennaio), mentre quelli sui nuovi prestiti alle società non finanziarie di importo fino a 1 milione di euro sono risultati pari al 3,26% (3,39% nel mese precedente): per finanziamenti di soglie superiori, si parla dell'1,83% (1,97% a gennaio). I tassi passivi sul totale dei depositi in essere sono stati pari allo 0,66% (0,67% nel mese precedente).
Crescono le sofferenze bancarie, con un tasso sui dodici mesi è pari al 15,3%, in linea con il 15,4% rilevato a gennaio 2015 e il 15,2% di dicembre 2014. Secondo il Centro Studi Unimpresa, in totale sono passate dai 162,04 miliardi di febbraio 2014 ai 187,2 miliardi di febbraio 2015, un più 15,56% e tradotto in denaro, 25,2 miliardi.
La quota relativa alle famiglie è cresciuta da 31,6 miliardi a 34,9 miliardi (+10,25%), in aumento di 3,2 miliardi, mentre quella relativa alle imprese è salita da 114,2 miliardi a 133,1 (+16,51%), arrivando a 18,8 miliardi. Per le imprese familiari c'è stato un aumento di 1,5 miliardi: da 13,7 miliardi a 15,3 miliardi (+11,33%).
Il tema dei crediti in sofferenza resta così centrale per gli intermediari italiani. Il Governo ha annunciato di voler intervenire entro il mese di giugno attraverso l’introduzione di due misure: lo snellimento delle procedure giudiziarie e la riduzione a un anno, contro i cinque attualmente in vigore, della deducibilità delle perdite sui crediti.
Una soluzione quest’ultima non favorevole alle banche italiane, visto che solo sgravandosi di una buona parte dei 187 miliardi di sofferenze potranno sfruttare interamente le misure straordinarie varate dalla Bce, il Tltro (Targeted Long Term Refinancing Operation, Operazione di rifinanziamento mirata a lungo termine) e il Quantitative easing.
Secondo Confcommercio, nel 2014 il credito si è ridotto di 11 miliardi di euro rispetto al 2013 e di oltre 107 miliardi rispetto al 2011, facendo segnare nel triennio un meno 7,1%. In particolare, la riduzione dei prestiti alle famiglie dal 2011 al 2014 si è attestata al 3,5%, mentre quella alle imprese è stata del 9,5%. Le stesse aziende, che assorbivano oltre il 67% del credito bancario nel 1998, nel 2011 hanno visto ridursi la quota al 59,1% (-7,9%) e nel 2014 a meno del 58%.
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