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Cattivi pagatori: si può riabilitare il proprio status?

Pubblicato il 18/03/2015
Cattivi pagatori: si può riabilitare il proprio status?

Essere un “cattivo pagatore” è sicuramente un biglietto da visita poco piacevole. Eppure accade frequentemente di diventarlo, spesso senza nemmeno esserne a conoscenza: al di là di cause gravi quali la perdita del lavoro e l’impossibilità di assolvere i propri debiti, basta una dimenticanza e il salto del pagamento di una rata.

Gli impatti tuttavia sono piuttosto seri, quindi vale sempre la pena prestare molta attenzione alle scadenze e al proprio rapporto con banche e finanziarie. Se infatti non si rispetta puntualmente il piano di rimborso concordato, gli istituti bancari segnalano il debitore insolvente ai Sistemi Informativi che monitorano le posizioni creditizie.

La presenza del proprio nome sulle banche dati come “cattivo pagatore” rende difficile un nuovo accesso al credito, sia di breve che di lunga durata. Vediamo dunque quali sono gli istituti deputati a raccogliere i dati sui mancati pagamenti.

In Italia vi è innanzitutto la presenza istituzionale di Banca d’Italia che ha una Centrale Rischi, in cui confluiscono le informazioni fornite da banche e finanziarie relativamente alla propria clientela. I dati possono essere consultati gratuitamente da persone fisiche e giuridiche. Occorre compilare il modulo di richiesta disponibile presso le Filiali della Banca d'Italia e inviarlo, corredato della fotocopia del proprio documento di identità, all’istituto. E’ possibile utilizzare la posta elettronica certificata (Pec) o, in alternativa, consegnare il cartaceo presso gli sportelli.

Il risultato della consultazione viene restituito da Banca d’Italia per posta o per posta elettronica certificata (PEC). Qualora si riscontrassero errori, la correzione deve essere effettuata direttamente dalle banche o dalle finanziarie, cui ci si deve rivolgere per la segnalazione. 

E’ bene precisare che la presenza del proprio nominativo presso la Centrale Rischi di Banca d’Italia non significa di default essere un cattivo pagatore: il sistema contiene infatti i dati di tutti i soggetti che hanno contratto un debito o una garanzia che supera la soglia di 30.000 euro. Si diventa cattivi pagatori solo quando si verificano effettive sofferenze, ovvero si diventa insolventi. In ogni caso lo stato di cattivo pagatore permane per un certo periodo di tempo anche qualora la situazione venga sanata, perché le segnalazioni restano visibili per un periodo di tre anni.

In parallelo alla Centrale Rischi di Banca d’Italia operano i cosidetti SIC, acronimo per Sistemi di Informazioni Creditizie, tra cui citiamo Crif, Experian e Ctc. Essi raccolgono mensilmente le segnalazioni di istituti di credito e finanziarie sul merito creditizio della clientela, mettendo a disposizione un archivio completo ed aggiornato dello status dei clienti, consultabile dalle banche e dai privati per verificare l’affidabilità di un debitore. Se si salta il pagamento delle rate, in automatico si viene registrati tra gli insolventi.

La nota dolente è che in questo caso non è possibile cancellare lo stato di cattivo pagatore. Però c’è una premessa da fare: le banche e gli intermediari finanziari non possono comunicare tacitamente al SIC le rate prestito non pagate senza preventiva comunicazione al cliente, che ha due settimane per saldare il debito.

In ogni caso, dal 2005 l’attività dei SIC è disciplinata da un “Codice di deontologia e di buona condotta” a tutela dei diritti di tutti coloro che sono stati censiti e che possono rettificare eventuali informazioni scorrette. 

A cura di: Alessia De Falco

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